Doveva esserci la Marcia della Pace, il giorno dell’Epifania a Piedimonte Matese ma le avverse condizioni meteo hanno costretto gli organizzatori a rivedere il programma, non rinunciando al momento più importante, quello della preghiera.
“Riaccendiamo la Speranza”, il titolo dell’evento a cura del Servizio per la Pastorale giovanile delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca che ha raccolto nel capoluogo matesino, bambini, giovani, adulti, famiglie provenienti dalle parrocchie delle tre diocesi dell’alto casertano; numeroso il gruppo di giovani venuti in pullman dalla lontana città di Mondragone, come pure quello di migranti ospiti delle Case della Carità di Pignataro e Mignano Monte Lungo accompagnati dall’équipe Caritas della Diocesi di Teano-Calvi; religiosi e religiose, associazioni, gruppi e movimenti; seminaristi e sacerdoti: diverse provenienze ed esperienze ma il comune desiderio di essere una sola preghiera, uniti nell’invocazione della pace. La chiesa di Ave Gratia Plena, vicina all’Episcopio inizialmente individuato come luogo di ritrovo e di partenza della marcia, ha accolto il gran numero di partecipanti dove si è tenuta la cerimonia religiosa. Il Vescovo Mons. Giacomo Cirulli a causa di un’influenza stagionale non ha potuto prendere parte all’evento chiedendo che l’appuntamento non venisse meno ma si confermasse proficua occasione di incontro e di cammino insieme per le tre Diocesi.
“Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse,/un virgulto germoglierà dalle sue radici”: con le parole del Profeta Isaia, disegno di un tempo di nuova concordia e serenità ritrovata per il monto si è voluto da subito offrire il messaggio di speranza di cui il mondo ha bisogno, come aprire una breccia nel dedalo di intricati percorsi di dialogo e trattative che difficilmente si incrociano lasciando che ogni guerra assuma perfino i toni della normalità. Di fronte a questo messaggio (“Il lupo dimorerà insieme con l’agnello”) le immagini di morte e distruzione esposte sulla balaustra della chiesa sono apparse sì la nitida pagina di storia contemporanea ma anche un capitolo da archiviare quanto prima. Nessuno escluso da questo impegno, perché la pace è quella che si costruisce nelle relazioni di ogni giorno, nello stile che uomini e donne assumono nell’ordinarietà delle situazioni; l’atteggiamento di chi riconosce sulla scena del mondo la mano di Dio e credendo in lui opera come sua creatura: questo l’invito che don Paolo Vitale, responsabile della Pastorale giovanile di Alife-Caiazzo ha esplicitato richiamando l’attenzione di tutti sulla parola shalom e la sua radice più profonda: “Invocare la pace/shalom è prima di tutto credere in Dio, sul cui nome si fonda la vita di ogni uomo. Solo se la nostra vita è fondata su di Lui saremo capaci di fare quello che lui ha fatto”.
Spazio a due forti testimonianze: una dal kibbutz di Nir YYitzhak preso d’assalto da Hamas il 7 ottobre 2023, esattamente voce di un padre vivo per miracolo con la moglie e i tre figli di 15, 12 e 9 anni; l’altra dall’Ucraina duramente provata dalla morte di giovani soldati, un’intera generazione di figli…; poi l’intenso momento dell’adorazione eucaristica accompagnata dalla preghiera litanica, dal canto, dal silenzio. Un raccoglimento desiderato, vissuto con profonda partecipazione dai presenti poi esploso nella lunga preghiera corale rivolta alla Madonna, scritta da Papa Francesco: “È un’ora buia, Questa è un’ora buia, Madre. E in questa ora buia ci immergiamo nei tuoi occhi luminosi e ci affidiamo al tuo cuore sensibile ai nostri problemi. (…) Madre, prendi ancora una volta l’iniziativa (…), volgi il tuo sguardo di misericordia sulla famiglia umana, che ha smarrito la via della pace (…) e perdendo il senso della fraternità non ritrova l’atmosfera di casa”.
Al termine, anche se fuori programma rispetto alla nuova impostazione della celebrazione, un corteo in numero ridotto ha raggiunto Piazza Roma percorrendo con le bandiere della pace e dei Paesi in conflitto le strade cittadine. Sul posto, a cura della Pro Loco Vallata, è stato messo in scena, con figuranti in costume, l’arrivo dei Magi a Betlemme davanti a Maria e Giuseppe con il Bambino: non in casa o nella tradizionale capanna, ma tra le macerie di una abitazione bombardata, richiamo all’oggi, all’esperienza di popoli e nazioni in cui Dio torna a nascere e a proporre un’altra vita, un’altra strada di perdono, di dialogo, di pace.