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Sant’Antonio Abate alla Cirio. Dall’antica Fagianeria ad oggi, passando per un “inedito” della Seconda guerra mondiale

Il giorno di Sant'Antonio Abate presso l'azienda Cirio Agricola della famiglia Benetton a Piana di Monte Verna, la benedizione di animali, degli operai e dirigenti e la Messa presieduta da don Salvatore Di Chello

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La celebrazione della Messa nel giorno di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali
Nunzia Cecere – Il giorno di Sant’Antonio Abate è molto sentito nelle comunità rurali ed è particolarmente venerato dagli allevatori di bestiame. “Sant’Antuon” non solo “inizio di mascher’ e suon” ma è anche salda devozione che resiste nel tempo.

Nel solco di questa devozione si innesta la visita della Parrocchia Spirito Santo di Piana di Monte Verna, nella persona del sacerdote Don Salvatore Di Chello che, su invito dell’amministratore delegato della Cirio Agricola, dott. Pietro Fusco, si è recato presso gli stabilimenti siti in località Fagianeria a Piana di Monte Verna, un luogo che ha fatto la Storia del Sud ed oggi si attesta tra le più grandi aziende zootecniche italiane per produzioni e sistemi produttivi all’avanguardia. Nella mattinata del 17 gennaio, sul posto sono stati benedetti i capi di bestiame e i luoghi di lavoro ove, ogni giorno (e notte), si alternano i tanti operai. A seguire la Messa alla quale hanno partecipato sia gli impiegati sia gli operai, unitamente all’amministratore delegato. Si rinsalda in questo modo anche il rapporto che lo stabilimento Cirio ha nei confronti della comunità di Piana, non solo essendone esso stesso motore economico, ma proprio come “entità viva”.

 Storia: la Cirio a Piana di Monte Verna 
 La Fagianeria: dai Borboni alla Seconda Guerra mondiale
Lo stabilimento Cirio nasce su di una estesa località nota con il nome di Fagianeria. L’area era una riserva di caccia (nella quale erano allevati fagiani) appartenuta a Carlo di Borbone. Per volontà del sovrano e su progetto del Vanvitelli, venne costruita alla metà del XIII sec., anche la palazzina arricchita da decorazioni tipicamente settecentesche ispirate a motivi fitomorfi (da poco restaurata e salvato dall’incuria e interventi scellerati del passato). A ridosso del casino borbonico vi era anche il punto di traghettamento e stata veramente del fiume Volturno. Con l’Unità d’Italia e dunque la fine dei Borbone, la Fagianeria fu rilevata dalla famiglia Centori e successivamente dall’avvocato Carunchio (quest’ultimo anche podestà di Piana di Caiazzo). Nel 1929 la Fagianeria fu acquistata dalla Cirio, società generale delle conserve alimentari. Ed è in questi anni che molti uomini e donne di Piana e del circondario, trovano lavoro e si trasferiscono proprio nella Fagianeria grazie alla costruzione delle caratteristiche abitazioni (non più esistenti). In questo posto, fino agli anni 70 del 1900, vi erano sia le scuole per i figli degli operai, sia una piccola cappella (ricavata in una stanza del casino borbonico). Nel corso del XX secolo la Cirio ha cambiato numerose gestioni, non sempre felici, e gli operai ne hanno seguito, nel bene e nel male, le sorti. Nel 2005 la Fagianeria è stata  acquistata all’asta dalla famiglia Benetton la quale ha  posto in essere profondi cambiamenti ed interventi di ristrutturazione e riassestamento. Il resto è storia “di oggi”.

Non tutti sanno che…
Forse non tutti sanno che durante la seconda guerra mondiale, gli stabilimenti della Cirio furono pesantemente danneggiati dai tedeschi al momento dell’arrivo degli angloamericani. Proprio sui terreni della Cirio confinanti con il fiume Volturno, si svolsero infatti le concitate fasi di avanzamento degli alleati. Dopo il ripiego dei tedeschi, nell’ottobre 1943, la Fagianeria divenne il più grande centro smistamento truppe alleate dopo Napoli: il Secondo Replacement Depot. Qui arrivavano i soldati americani che aspettavano di esser indirizzati nei vari reparti. Una parte dei campi della grande azienda fu invece occupata da un altro grande punto di riferimento per gli alleati: il 93°evacuation hospital. Presso questi accampamenti, trovarono stagionalmente lavoro donne ed uomini pianesi, fino al 1945.

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