Il prossimo 31 gennaio, festa di San Giovanni Bosco, l’Associazione dei Cooperatori Salesiani da’ inizio alle celebrazioni per i settant’anni di presenza salesiana a Piedimonte Matese; il triduo e la festa saranno vissuti nella preghiera (la locandina), seguiranno poi eventi e manifestazioni spirituali, ricreative e culturali.
Una storia che inizia ancor prima delle sue date ufficiali. Siamo nel primissimo dopoguerra, quando dalla volontà del senatore Giovanni Caso di Piedimonte e dell’allora parroco di Ave Gratia Plena don Espedito Grillo emerge con determinazione il desiderio di un impegno sociale per i più colpiti dalle macerie della Seconda guerra mondiale: i bambini vittime di fame, poveri di affetti e di cultura. In quel momento il modello su scala nazionale è rappresentato dall’audace esperienza di don Zeno Saltini (prete sociale) fondatore dell’Opera dei Piccoli Apostoli (a Mirandola) e poi di Nomadelfia (a Grosseto), comunità che arriverà a raccogliere fino ad un migliaio tra bambini e famiglie secondo uno spirito di condivisione totale di lavoro, di tempo, di preghiera, di beni.
La corrispondenza tra il senatore Giovanni Caso e don Zeno Saltini
Nel maggio del 1944 Saltini è a Napoli. Il Vescovo di Alife Mons. Luigi Noviello lo invita a Piedimonte d’Alife a predicare il novenario dell’Immacolata in occasione della imminente festa. In quei giorni è la parola “giustizia”, pronunciata ripetutamente ai fedeli in chiesa a presentarlo come personaggio fuori dagli schemi, di sicuro scomodo, ma nella mente dei più audaci tra cui Caso e Grillo, l’uomo giusto a cui affidarsi per far rinascere la città e il suo popolo. Da quel momento sarà un crescendo di contatti con don Zeno perché nasca localmente l’Opera dei Piccoli Apostoli, e così avviene.
In una lettera inviata il 9 giugno 1945 dall’On. Caso a don Zeno Saltini si legge della piena attività dell’Opera a cui il primo sta dedicando ogni forza e risorsa: “Per ora funzionano quasi al completo l’officina meccanica, la falegnameria, la scuola musicale, quella di disegno, di cultura generale e di religione. La banda musicale, alquanto grande, già ha fatto alcune feste nei paesi viciniori e non pochi sono stati i successi ottenuti. Abbiamo circa venti operai da assistere e 50 ragazzi della scuola musicale, della falegnameria e dell’officina meccanica. I suddetti comportano una spesa di oltre trentamila lire al mese, ragion per cui non mi è possibile accontentare le tante altre richieste dei genitori che vogliono affidare all’Opera i propri figlioli. Son convinto, però, che tu non mancherai di darmi il tuo appoggio”. (fonte storiadellacampania.it). Le attività sono in crescendo tanto che Caso e il Vescovo Noviello accarezzano l’idea di un progetto sempre più grande e presto Nomadelfia ne sarà il modello. Si lavora perché nasca Nomadelfia-Matese.
Piedimonte ammette tra i suoi patrimoni questa indiscutibile opera di assistenza di cui le famiglie riconoscono il valore sociale, culturale e spirituale ma sarà proprio quest’ultimo aspetto a minarne la continuità: lo stesso Giovanni Caso informa don Zeno Saltini della mancata disponibilità del Clero e dei religiosi locali a seguire con costanza e impegno totale lo sviluppo del progetto Nomadelfia-Matese; ma perché quel seme non vada disperso altrettanta audacia come all’inizio del progetto è messa in campo perché questa storia abbia il suo sviluppo: il Vescovo di Alife Mons. Giuseppe Della Cioppa autorizza il senatore Caso a prendere contatti con i Salesiani di Caserta e il loro Rettore Maggiore Don Pietro Ricaldone a Torino. La lettera con cui viene comunicata a don Zeno Saltini questa svolta porta la data del 14 settembre 1950; i rapporti con i Salesiani e il nuovo progetto partiranno però da un solido punto fermo: innestarsi sull’Opera già fondata e darle continuità, tanto che il primo segno sarà proprio la nuova denominazione individuata sotto il titolo di “Opera Salesiana dei Piccoli Apostoli, Scuola di Arti e Mestieri”.
Lo spirito di San Giovanni Bosco a Piedimonte
Il resto è storia che andrà avanti per decenni: intere generazioni si formeranno spiritualmente, scolasticamente e professionalmente alla scuola dei Salesiani di Piedimonte Matese; tra i migliori artigiani del territorio vi sono ancora i figli di quei religiosi e di quei laboratori dove si imparava il lavoro e soprattutto ad essere “buoni cristiani e onesti cittadini” secondo il motto di San Giovanni Bosco.
Le mutate condizioni sociali ed economiche del territorio, le scelte dell’Ordine religioso e nuove Leggi dello Stato mutano definitivamente l’assetto dell’Opera salesiana di Piedimonte che a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso si configura stabilmente solo come contesto di formazione religiosa e civica: l’Oratorio salesiano accoglie quotidianamente centinaia di giovani impegnati con il gioco, lo sport, la preghiera, i campi estivi, la condivisione di ogni attimo e al contempo l’enorme edificio alle porte di Piedimonte diventa accogliente luogo di riferimento anche per altre attività pastorali della Diocesi di Alife e quella di Alife-Caiazzo dal 1986. Poi ancora un cambio di rotta nel cammino della numerosa e gioiosa famiglia salesiana: nel 2009 i Salesiani lasciano la Città, ma Piedimonte non abbandona lo spirito di San Giovanni Bosco che continua a vivere attraverso l’impegno e l’opera dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori che ancora oggi – pur con mutati numeri e presenze di cui soffre l’intero associazionismo in Italia – animano una serie di attività presso la storica sede con annessa Cappella in via Don Bosco, incarnando nella Chiesa l’esperienza di un laicato impegnato e interessato alla comunità civile in cui è chiamato ad evangelizzare e portare segni di speranza, di fraternità.
Di questa storia che parla al presente, presto su Clarus nuovi racconti.
Suggerimenti
Le lettere inviate dal Senatore Giovanni Caso a don Zeno Saltini sul sito Storia della Campania curato dallo storico prof. Armando Pepe. Clicca