Cinzia Brandi – Quando nel 2017 la mia storia personale si è incontrata con la Storia della Azione Cattolica Diocesana è iniziato per me un periodo molto complesso. Mi avevano precedute persone di grande passione, di ideali altissimi, con il dono di essere molto attente alle comunità e non solo a quelle di provenienza: plasmati dallo stile dell’Azione Cattolica, hanno messo a disposizione del mondo della politica il loro impegno e la loro esperienza. Avevo grandi timori: il confronto, la loro eredità, la difficolta a relazionarmi con le persone.
A distanza di sette anni mi ritrovo una persona completamente diversa: più coraggiosa, più disponibile, con una maggiore capacità di ascolto, con tante esperienze nelle più disparate situazioni. Si capisce perfettamente che ho ricevuto tanto dalla AC: tanti incontri, tanti volti, tanti sguardi; la condivisione con tre Vescovi, tanti sacerdoti, tanti Assistenti, tante religiose e tanti seminaristi. Nel tour delle Assemblee elettive parrocchiali, con i rappresentanti del Consiglio diocesano, ho rivisto volti e ascoltate parole di affetto e premura nei confronti della nostra Associazione; certo, ci sono delle difficoltà ed è sempre più pressante la mancanza di tempo (e di energie) da donare alla Associazione. Quella che lascio, però, è una realtà stupenda: ci sono ragazze e ragazzi, donne e uomini, che ancora credono nella forza dell’AC; ci sono realtà parrocchiali dove anche se il gruppo è formato da pochi, continua incessante l’opera del servizio alla Parrocchia e di vicinanza ai sacerdoti. Perché come ci ricorda il presidente nazionale Giuseppe Notarstefano: “Scegliere l’AC è dire con la propria vita che l’esistenza cristiana, che nasce nella parrocchia e vive nelle realtà di tutti, è un’esperienza forte e radicale. Cioè è una scelta che intende testimoniare che la santità è possibile nella fedeltà semplice e seria al Vangelo, custodita e alimentata nella Chiesa di tutti”.
Il mio pensiero particolare va prima di tutto alle persone che avuto la fortuna di incontrare e che hanno intrapreso tutte il cammino verso il Padre: la signorina Clelia Di Lello (che solo un paio di giorni prima di morire, mi disse “mi raccomando l’AC, non lasciarla sola, non l’abbandonare!); il professore Sergio Durestante, presidente diocesano, la signora Pierina che mi aspettava per ricevere la sua tessera e che inviava il suo adorato marito ai nostri pellegrinaggi quando lei non è stata più in grado di venire. E poi il vescovo Pietro Farina che vide in mio marito Antonio il volto bello e gentile in cui la AC si sarebbe riunita per sei anni.
Il futuro insieme delle Diocesi di Teano-Calvi,
di Alife-Caiazzo, di Sessa Aurunca
Il futuro della nostra Associazione diocesana avrà un respiro diverso. Si palesa all’orizzonte il cammino comune delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca e così per l’Azione Cattolica di queste tre Chiese. Parto da una considerazione che non è mia, l’ho fatta mia perché mi ci ritrovo in pieno: l’azione cattolica è una palestra di sinodalità. Palestra: il luogo dove esercitiamo il nostro corpo a misurarsi con i propri limiti, capiamo quale siano le nostre resistenze, ci alleniamo a raggiungere obiettivi sempre più complessi e che richiedono un sempre maggiore sforzo (a meno che la palestra non sia solo l’alibi per convincerci che l’iscrizione è fatta…poi ci organizzeremo per andarci ad allenare!). E’ importante per il nostro ben-essere. Sinodalità: prendo in prestito le parole di Papa Francesco consegnate all’Ac nel 2021: “la vostra associazione costituisce una ‘palestra’ di sinodalità, e questa vostra attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo”. Perché “il vostro contributo più prezioso potrà giungere, ancora una volta, dalla vostra laicità, che è un antidoto all’autoreferenzialità”. Ecco quello che il Papa ci chiede: essere e restare laici, vivendo una laicità vera che ci porta sì a fare continuamente i conti con i nostri limiti, con il nostro pensiero che spesso ci condiziona; ma che ci porta a raggiungere mete importanti, perché siamo intimamente cresciuti nel rispetto dell’altro, nell’aiuto, nella corresponsabilità, nella comprensione.
Ed in questo tempo dopo aver sperimentato sulla nostra pelle che da soli non si può resistere e che “siamo tutti sulla stessa barca” (il Covid ci ha frenati, impauriti, anche raffreddati rispetto alle relazioni), forse è proprio nel nostro stile di essere compagni di viaggio, che si può trovare la necessaria volontà di prepararsi a vivere il passaggio che ci è stato chiesto, ossia contribuire al progetto di unificazione delle Diocesi oggi guidate dal vescovo S.E. Mons. Giacomo Cirulli: cambiare la rotta del nostro viaggio in quanto ci sono altri passeggeri che devono salire su questa barca; passeggeri con i quali pur nelle diversità, abbiamo ed avremo in comune il compito di donare Speranza, di condividere il Vangelo, di sostenere la Fede, di promuovere la Carità. Certo non sarà facile: ma abbiamo un buon Allenatore (!) e se anche occorressero dei tempi che oggi non siamo in grado di prevedere, per giungere alla piena consapevolezza, potremo dire che nel nostro piccolo abbiamo allenato i nostri compagni di viaggio. I primi tentativi sono partiti: gli incontri tra i tre Presidenti su un campo neutrale (lo scorso agosto a Castelgandolfo in occasione di un incontro nazionale) gli incontri delle tre Presidenze diocesane con il Vescovo mons. Cirulli, l’organizzazione della prima Festa Interdiocesana dell’Adesione, la partecipazione agli eventi curati dal Servizio per la Pastorale giovanile. Sono consapevole che non sarà un percorso facile: il territorio ricompreso tra le tre Diocesi si estende dalla comunità situata alla maggiore altitudine della provincia di Caserta, Letino (con i suoi oltre 1000 msl) alle comunità di Cellole e Mondragone (sul litorale domitio); dal confine con la provincia di Latina al confine con la provin cia di Benevento. Complesso immaginare gli spostamenti per raggiungerci gli uni gli altri, ma noi siamo donne e uomini pragmatici ai quali non mancano iniziative. Uomini e donne che hanno trovato in Maria la fonte del loro rispondere sì. Uomini e donne che credono di essere figli di un unico Padre. Uomini e donne pronti al dialogo e capaci di ascoltare. Intanto ci proviamo, poi sarà lo Spirito che guiderà le nostre azioni.