Il bullismo non è sconfitto; è normalmente insinuato nella normalità della vita di tanti adolescenti che siano vittime o responsabili di azioni contro qualcuno. Il fenomeno a cui oggi è dedicata una Giornata, risulta in crescita nonostante il moltiplicarsi di azioni socioeducative che mirano a farlo conoscere e a prevenirlo; sono soprattutto le scuole ad occuparsene e non occasionalmente, garantendo tra i programmi didattici ed educativi azioni mirate, percorsi formativi, l’ausilio di esperti e molte volte di sportelli psicologici. Ma non basta.
Sabato scorso (3 febbraio), un incontro sulla violenza di genere organizzato a Prata Sannita dal locale Gruppo Archeologico (GAPS) in cui è stato presentato il libro “Fiabe con il paracadute” ad un attento pubblico di adulti e bambini, è stata l’occasione per condividere ad alta voce tra pareri, esperienze, riflessioni sul tema della violenza, aprendo a molteplici sfumature tra cui il bullismo. L’umanità, anche le più piccole comunità, non è esclusa dal dramma di tali fenomeni, ma ancor prima dal dramma personale che li genera quando mancano o sono mancati pezzi necessari a definire la personalità (del violento) o in essa si sono insinuate esperienza altrettanto difficili. Chi è il bullo? Un debole, è stata la prima e netta definizione da parte delle relatrici presenti, la dott.ssa Antonella Petrella, psicologa e psicoterapeuta e la dott.ssa Arianna Valeria Raffaldi, presidente di “SOS Infanzia nel Mondo” a cui si è unita la testimonianza di Fabio Iannucci, presidente di “Stop al bullismo”. È Un debole che manifesta ripetuti segnali di prevaricazione, aggressione verbale o fisica, azioni di mobbing e stalking a cui troppo spesso ci abitua lasciando che un coetaneo o una categoria debole ne subisca normalmente il peso. Un incontro in cui i più interessati sono stati i bambini curiosi di scoprire le ragioni di certi mali e le strade per combatterli: parlarne, fidarsi degli adulti, condividere paure e domande il suggerimento offerto loro; mentre tra i grandi, una voce dietro l’altra ha messo sotto i riflettori il contesto “famiglia” e la responsabilità educativa all’affettività e alle azioni, perchè troppe volte, alla base di forme di bullismo vi è l’esperienza di violenza subita, di affetti privati, o più banalmente l’emulazione scaturita dall’unico esempio ricevuto… Fermezza e gentilezza, passione per la vita, cura delle relazioni, sono state le strade individuate attraverso la lettura e il commento di Fiabe con il paracadute (un libro che è un vero e proprio sussidio didattico) per contagiare di bene gli aggressori, prime vittime di un dilagante male. Come pure dialogo spinto fino alla possibilità di mostrare la strada di un aiuto psicologico e medico in genere. Ai bambini si racconta così, spiegando che l’umanità tra le sue prime responsabilità ha quello di seminare il bene, amare…
Nell’occasione non si è parlato in maniera dettagliata di cyberbullismo, ma la Giornata di oggi dedica ampio spazio a quest’altra forma di violenza che a differenza del bullismo meglio conosciuto e che miete soprattutto vittime tra i ragazzi, diversamente coinvolge le ragazze. In un discorso ad ampio raggio che racchiude entrambe le forme di violenza, i numeri e le situazioni aggiornati ad oggi 7 febbraio 2024 sono i seguenti: gli episodi avvengono soprattutto nell’ambito scolastico (66%), o attraverso i social media (39%). In rete sono frequenti episodi anche di revenge porn (45%), furto d’identità, perdita della privacy (35%), l’adescamento da parte di estranei (35%), molestie (30%), alienazione dalla vita reale (25%), stalking (23%).
Le conseguenze sui soggetti di queste violenze sono diverse e pesanti. Si va dalla perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri (75%) alle manifestazioni di ansia sociale e agli attacchi di panico (47%). Altri effetti negativi sono: difficoltà di concentrazione e basso rendimento scolastico (28%), depressione (28%), paura e rifiuto della scuola (24%), disturbi alimentari (24%), autolesionismo (20%).