L’uomo è fatto per la relazione, per i legami che sanano nei momenti del dolore, della prova, della malattia che spesso isola. È questo il tema portante del Messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale del Malato, la XXXII che la Chiesa celebra ogni 11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes.
Anche le Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca si preparano all’appuntamento con due momenti riservati al mondo dell’ammalato, coordinati dagli Uffici per la Pastorale della Salute delle tre Chiese guidate dal Vescovo Giacomo Cirulli e che secondo un criterio che alterna l’ospitalità degli eventi interdiocesani, quest’anno tocca alla Diocesi di Alife-Caiazzo (lo scorso anno a Cellole nella Diocesi di Sessa Aurunca).
A Piedimonte Matese ed Alife
Il primo momento è fissato per giovedì 8 febbraio quando il Pastore farà visita all’Ospedale Civile “Ave Gratia Plena” di Piedimonte Matese dove incontrerà gli ammalati e il personale sanitario e alle 11.00 celebrerà la Messa. Domenica 11 febbraio, momento di più largo respiro, il programma si sposta ad Alife dove alle 15.30 presso la chiesa di Santa Caterina: qui saranno accolti sacerdoti, diaconi, seminaristi e fedeli, ma in particolare malati, disabili e accompagnatori, i gruppi di volontariato impegnati nell’assistenza agli ammalati e alcune associazioni: Unitalsi, Medici Cattolici, Cisom (Volontari Ordine di Malta), Ass. Giacomo Gaglione, Azione Cattolica, Umanità nuova, AVO, Gruppi di preghiera Padre Pio, Scout… In processione si raggiungerà la Cattedrale dove alle 16.30 Mons. Cirulli presiederà la Celebrazione eucaristica.
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La riflessione di Papa Francesco
«Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18). Ispirato ai versi della creazione, il Messaggio del Papa richiama il desiderio di amore insito nel cuore dell’uomo “Siamo creati per stare insieme, non da soli” come specchio del vicendevole scambio relazionale della Trinità, e come esso diventi necessario lì dove si presenta una condizione di fragilità, incertezza, insicurezza. Il pensiero di Francesco va agli ammalati che al tempo del Covid hanno sperimentato la solitudine e a quelli che sono morti senza l’ultimo saluto dei familiari; ai sofferenti nei luoghi di guerra privi di affetto e cure mediche, ma anche ai cittadini dei “Paesi che godono della pace e di maggiori risorse” dove “il tempo dell’anzianità e della malattia è spesso vissuto nella solitudine e, talvolta, addirittura nell’abbandono”. Poi aggiunge “Questa triste realtà è soprattutto conseguenza della cultura dell’individualismo, che esalta il rendimento a tutti i costi e coltiva il mito dell’efficienza, diventando indifferente e perfino spietata quando le persone non hanno più le forze necessarie per stare al passo”. Il Messaggio di Papa Francesco si chiude con un invito: “In questo cambiamento d’epoca che viviamo, specialmente noi cristiani siamo chiamati ad adottare lo sguardo compassionevole di Gesù. Prendiamoci cura di chi soffre ed è solo, magari emarginato e scartato”. Torna in conclusione la preoccupazione per la crescente “cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, dello scarto” a cui chiede di rispondere con tenerezza e compassione.