Noemi Riccitelli – In concorso nell’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Finalmente l’alba, l’ultima pellicola del regista Saverio Costanzo, è al cinema dal 14 febbraio.
Un cast internazionale per un racconto, il cui soggetto e sceneggiatura sono dello stesso Costanzo, che proprio del cinema e dei suoi molteplici, complessi, a volte anomali aspetti, fa il suo perno.
La trama, infatti, prende le mosse da un reale fatto di cronaca, il delitto di Wilma Montesi, giovanissima attrice emergente che nel 1953 fu trovata morta sulla spiaggia del litorale romano e il cui “caso” coinvolse diverse personalità del mondo dell’alta società e del costume del tempo.
Tuttavia, sebbene presente, “il caso Montesi” non è il centro del film di Costanzo, per il quale si è trattato di uno spunto per raccontare una storia sui retroscena di una realtà affascinante, ma insidiosa.
In una fervida Roma degli anni ’50, Mimosa (Rebecca Antonaci) è una modesta giovane che ama il cinema e sembra possedere una sensibilità particolare verso l’arte cinematografica.
Un giorno, mentre lei e la madre accompagnano la sorella proprio ad un provino per fare la comparsa in un nuovo kolossal girato a Cinecittà, Mimosa si ritrova ad essere tra le figuranti principali, accanto ai celebri divi Josephine Esperanto (Lily James) e Sean Lockwood (Joe Keery).
Sarà per lei una giornata dai risvolti inaspettati.
La narrativa di Saverio Costanzo ha già dimostrato di saper coinvolgere lo spettatore, comunicando in modo delicato, ma anche diretto, l’uomo e le sue disposizioni, facendosi mezzo o, come in questo caso, autore stesso, di storie mai banali.
Si pensi alla recente trasposizione dell’Amica geniale (di cui molti interpreti compaiono anche in questo film), che ha conquistato e appassionato il pubblico della TV generalista, un prodotto di punta della produzione televisiva italiana.
Con Finalmente l’alba, Costanzo ritorna proprio agli anni della Ricostruzione, decidendo però di raccontare la dualità tra la semplicissima, morigerata realtà del quotidiano e quella ricca, stravagante dello spettacolo, del cinema che proprio in quel periodo vedeva in Cinecittà, insieme ad Hollywood, il suo centro più vivo.
Il film, infatti, omaggia a più riprese la storia del cinema: il Neorealismo in primis, ma anche l’ispirazione Felliniana.
Inoltre, a ben vedere, a proposito del legame tra Cinecittà e Hollywood, Finalmente l’alba possiede delle suggestioni che lo rendono vicino anche a Babylon di Damien Chazelle (qui la recensione di Clarus), per quanto poi le due pellicole siano diverse per intenti, toni e definizione: comune, tuttavia, ai personaggi è il desiderio di appartenere al mondo del cinema, che appare così brillante e seducente.
La protagonista del film di Costanzo, l’umile e riservata Mimosa, si trova a vivere il sogno della pellicola e della mondanità: tutto ciò che aveva sempre visto solo dallo schermo, le si materializza davanti agli occhi, ne diventa parte, vivendo per una giornata quello che non avrebbe mai immaginato, nel bene e nel male.
Rebecca Antonaci riesce ad incarnare con grazia il personaggio, che proprio come avviene nel film, emoziona, catturando lo sguardo di tutti.
Accanto a lei i più noti volti di Lily James e Joe Keery, che ben interpretano i profili glamour di due divi da copertina, divisi tra vizi e virtù.
Impossibile non menzionare Willem Dafoe che, sebbene in un ruolo più modesto, nelle vesti del collezionista Rufo Priori, riesce ad essere come sempre incisivo, recitando, tra l’altro, interamente in italiano.
Nel cast anche Alba Rohrwacher, che interpreta l’attrice Alida Valli e il cantante Michele Bravi, in una performance canora davvero notevole insieme a Lily James.
Finalmente l’alba è una storia dagli afflati intimi, in cui al di là dell’intreccio di fantasia, si evince un messaggio tutto umano e personale, una presa di coscienza dura ma, forse, anche a suo modo bellissima.