“Ho sempre considerato un pellegrinaggio o una gita nella pastorale parrocchiale mai come una semplice uscita per trascorrere qualche ora fuori casa, ma l’esperienza ci ricorda che siamo popolo in cammino verso l’incontro definitivo con il Signore che per noi è morto ed è Risorto: la scelta della meta e dello stile in cui si percorre il cammino racchiude pertanto un significato spirituale e sociale perché si cresce nella fede, nelle relazioni e quindi nella comunione”, sono le parole di don Armando Visone, parroco di Ave Gratia Plena in Piedimonte Matese al rientro dal pellegrinaggio a Lourdes in occasione della festa della Madonna di Lourdes che si celebra ogni 11 febbraio in ricordo della prima apparizione della Vergine a Bernadette alla grotta di Massabielle, luogo divenuto meta di migliaia di pellegrini ogni anno, e tra essi numerosi ammalati.
Sono partiti in pullman e trascorso insieme le lunghe ore del viaggio: anche questa è stata una scelta voluta e subordinata all’esigenza di fare comunità, trascorrendo insieme più tempo e in esso riconoscere il valore importante dell’incontro, dello scambio, del soccorso reciproco anche nella stanchezza che in questi casi non manca. Qualche sosta lungo la via prima di arrivare nella città dei Pirenei per l’incontro con Maria alla grotta e lì vivere l’intesa esperienza di un incontro, per la prima o la seconda volta, ma pur sempre unico.
“Per noi è stata la prima volta a Lourdes”, le parole di Giuseppina Zazzarino in pellegrinaggio con la famiglia, “e quando ci è stato proposto di partire non ci abbiamo pensato a lungo. Per noi è stata un’esperienza diversa da tutte le altre e la mano di Maria ci ha guidati. Ci dicevano che un pellegrinaggio a Lourdes ti cambia profondamente nello spirito, e ora possiamo dire che è proprio così”.
Lourdes tocca il cuore, diventa immersione totale in una dimensione di preghiera, di silenzio, di ascolto, ma anche di carità suscitata dall’incontro con tanta sofferenza, come pure di globalità per la massiccia presenza di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, uniti dall’unico linguaggio: la preghiera del Rosario.
Il gruppo di Ave Gratia Plena ha vissuto tutto quello che Lourdes propone: la via Crucis lungo il sentiero che si inerpica accanto al Santuario; l’adorazione eucaristica nella piccola chiesa sulla sommità del Santuario; la Messa internazionale; la suggestiva processione aux flmbeaux; l’accensione del cero votivo alla Vergine accanto alle candele accese da ogni fedele; la visita alla casa di Bernadette… È questo mix di luoghi e di silenzio, di preghiera e di ascolto a suscitare in ogni pellegrino reazioni diverse ma tutte unite dall’unica sensazione di pace e di speranza, così come raccontano altri del gruppo partito dal Matese: “Ho accarezzato l’idea del pellegrinaggio a Lourdes con molto timore e mille pensieri ed emozioni contrastanti”, le parole di Carmen Amato non dissimili da altri che vivono un’esperienza simile, “poi una volta partiti ho recepito la serenità e la forza che sono sicura, mi ha donato la Vergine”.
Lourdes non è solo stare alla grotta, bensì desiderare di tornare per condividere con la famiglia o gli amici quanto vissuto: “Ho avuto il privilegio di vivere una esperienza indimenticabile”, così Annamaria Camputaro. “Davanti a quella Grotta tutto svanisce ed è pace e serenità, ma soprattutto tanta voglia di andare avanti per chi ti ama e per chi ti sta vicino, e una grande voglia di stare con chi ha bisogno di te; è voglia di vivere perché la Madonna vuole che siamo vivi. L’importante è riportare il Italia un pezzo di quella Grotta affinché la distanza fisica non diventi anche distanza spirituale e il pellegrinaggio continui a casa…”.
“Aumenta in me la mia fede, rendimi docile e disponibile all’accoglienza dei fratelli”, la preghiera che ha risuonato più forte nel cuore di Netta Antonucci; testimonianza che conferma quanto Lourdes non sia mai solo per se stessi, ma apertura al mondo, ai bisogni degli altri, alla docilità, alla gentilezza così come fu l’esperienza tra Bernadette e Maria.
Poi parole grate per il parroco don Armando: “Per me è stata la seconda esperienza con la Madonna di Lourdes, ma la più bella perché l’ho condivisa con amici, nuovi e vecchi e soprattutto con il nostro parroco”, spiega Fulvio Riccio.
“Spero che il ritorno coincida con una conversione, non tanto fatta di sentimenti o emozioni come quelle immediate che si vivono in contesti eccezionali”, conclude il sacerdote don Armando Visone, “ma reale e concreta, che si riversi in una vita quotidiana, familiare, lavorativa e soprattutto parrocchiale con lo stesso spirito di sacrificio, di gioia e collaborazione che abbiamo vissuto insieme, per annunziare e testimoniare a tutti la buona notizia del Vangelo e cioè che Cristo ci ama, ci nutre e ci santifica… con il suo Corpo e la sua Parola”.