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Archivio storico diocesano, restaurate le pergamene di Santo Stefano di Caiazzo e Rainulfo conte di Alife

Tredici pezzi in totale restaurati dalla ditta Papier Restauro SRL di San Martino in Colle (Pg) grazie ai fondi dell'8XMille della Chiesa Cattolica Italiana. Pagine di fede e storia a cavallo tra XI e XII secolo appartenute al fondo tornato nella Diocesi di Alife-Caiazzo nel 2016 dopo un deposito di cinquant'anni all'Archivio Storico di Napoli

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Particolare della pergamene con la firma autentica del Conte di Alife Rainulfo III Drengot

Nuove pergamene da leggere, ammirare, studiare. Pezzi già custoditi nell’Archivio storico della Diocesi di Alife-Caiazzo che tornano in buona salute e sono resi fruibili grazie ad un recente restauro che ha visto più forze e competenze insieme per giungere al risultato finale: la Diocesi di Alife-Caiazzo attenta alla tutela e conservazione del patrimonio storico-artistico; il direttore dell’Archivio diocesano Luigi Arrigo, l’archivista Claudia Curcio responsabili del progetto; la Chiesa Cattolica Italiana che grazie ai fondi dell’8xMille garantisce nelle Chiese locali attività di promozione pastorale, sociale e culturale; la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania e in particolare l’attenzione del Soprintendente Gabriele Capone; la ditta Papier Restauro SRL di San Martino in Colle (Pg) che ha curato il lavoro in ogni sua fase prima di riconsegnare questo prezioso patrimonio storico.

Tredici pergamene già inventariate e la maggior parte già digitalizzate e consultabili online (clicca) risalenti all’XI e XII secolo: si tratta di pezzi inclusi nel blocco di circa 1400 pergamene appartenute all’archivio vescovile di Caiazzo rientrate in Diocesi nel 2016 dopo 50 anni di deposito presso l’Archivio di Stato di Napoli (l’articolo). In quell’occasione fu tanto lo stupore per la quantità di materiale che quegli antichi documenti restituivano all’attenzione dell’intera società locale, per lo più giuridico, relativo alla proprietà di beni.  Archivio e Biblioteca diocesani dopo aver effettuato un primo sopralluogo e una revisione di quel patrimonio e averlo catalogato, organizzavano una serie eventi e una mostra permanente per raccontarne il valore; il tutto presso l’Episcopio di Caiazzo, in ambienti dotati di sistemi di controllo e fruizione di tali beni; già nella circostanza il lavoro era reso possibile dai fondi dell’8xMille della Chiesa Cattolica. Tra le tante pergamene, recentemente si è scelto di mandare in restauro alcune particolarmente importanti dal punto di vista della fede e della storia. Ci sono di mezzo due nomi cari alla Diocesi di Alife-Caiazzo: Santo Stefano Menicillo, che fu Vescovo di Caiazzo e di cui si è appena celebrato il Millenario; e il conte normanno Rainulfo III Drengot che ebbe il merito di ottenere per Alife, colpita dalla peste (1132), le reliquie di San Sisto I, papa e martire.

Di cosa si parla nelle pergamene?
Datata 1007 è la pergamena A0001, l’atto con il quale viene dichiarata la legittimità delle terre rivendicate da Santo Stefano Menecillo alla presenza dell’arcivescovo di Capua Pandolfo e dei vescovi suffraganei (uno degli episodi che attesta il Vescovo come difensore dei territori caiatini e in particolare del popolo); o ancora la pergamena A0002, documento del 1012 che vede la contesa di un territorio: essa ci informa che Cennamo presbitero della chiesa di S. Maria in rappresentanza del vescovo Stefano, definisce una lite, su un appezzamento di terra in Cubulteria, un luogo nei pressi di Caiazzo (siamo nel territorio di Alvignano). La pergamena recante l’iscrizione del conte Rainulfo offre uno spunto per trovare elementi di unione tra le due antiche diocesi di Alife – Caiazzo. Si tratta di un atto autografo con inchiostro rosso e monogramma del Conte con il quale concede a Giovanni figlio del fu Paldo e a Giovanni de Colonis, zio e nipote, sei moggia di terre, site nei confini della città di Caiazzo ai piedi del monte Ceperano, in luogo detto Cavitinule.

Macchie provocate da mancata areazione, corrugamenti, strappi, ondulazioni: queste le condizioni in cui le pergamene sono giunte presso il laboratorio di restauro e dopo opportuna pulizia, appianamento e integrazione delle parti mancanti (ove necessario), sono tornate pronte all’uso. Ma quale uso? Lo studio per chi vorrà cimentarsi in lavori che ne prevedano la consultazione; l’ammirazione per una serie di reperti che parlano secondo le esigenze e i bisogni del popolo e di chi lo governava; l’indagine sulle tecniche di restauro; o più semplicemente il gusto di specchiarsi nella storia che ci è madre.

Al momento, per motivi di opportuna conservazione, le pergamene sono custodite presso la Biblioteca diocesana a Piedimonte Matese, ma con la mediazione del personale addetto, sono disponibili all’incontro con i visitatori, gli studiosi e i curiosi.

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