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Piedimonte Matese. Il pensiero e la vita salesiana, una vocazione diventata impegno. La testimonianza di Giugliemo Venditti

Nell'anno in cui si ricordano i 70 anni di presenza salesiana a Piedimonte Matese abbiamo chiesto cosa abbia rappresentato quell'oratorio per la città: “Dominava la serenità nelle famiglie perché sapevano che i figli avevano un luogo di aggregazione che offriva la possibilità di crescere come uomini e donne, come cristiani”

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Il racconto di cosa abbia rappresentato per lui l’oratorio salesiano si apre con il ricordo di un amico scomparso da poco, Francesco Siciliano conosciuto da ragazzino sui campi da tennis, lì dov’è intere generazioni di piedimontesi hanno praticato sport, imparato a relazionarsi e a pregare conoscendo don Bosco, e a camminare insieme come accade ancora oggi. Ne parliamo con Guglielmo Venditti, medico di professione, uno dei giovani di un tempo rimasti legati alla storia di questo oratorio animato dai padri salesiani dal 1954 al 2009, data che apre ad un secondo tempo, affidato alla cura dell’Associazione Cooperatori salesiani dediti oggi alle attività oratoriali.

Lo incontriamo in una assolata giornata di febbraio di aria pungente e pulita, nello storico complesso alle porte della città; qui dove un tempo era un vivace via vai di giovani il dr. Venditti recupera ricordi e attraverso di essi l’imponente storia salesiana a Piedimonte, patrimonio di valori su cui tanti come lui hanno fondato la propria vita di fede, una vocazione divenuta poi impegno in famiglia e impegno professionale.

“Da quel torneo con Francesco è iniziato il mio legame con il pensiero salesiano, la vita salesiana, l’ispirazione di don Bosco che ha lasciato in ognuno dei suoi giovani qualcosa. In me, all’epoca lasciò qualcosa di bello, di forte che sentivo che doveva crescere”. E i frutti di questa esperienza Guglielmo li coglie come nutrimento nel momento della prova, del dolore, del grave lutto che si trasforma in dono d’amore: sarà la morte del fratello ad aprirgli la strada dell’esperienza in Aido (Associazione italiana donazione organi), e da lì un  crescendo di testimonianze perché il dono della vita non si chiuda in se stesso ma sia condivisione e motivo di gioia per l’umanità.

La gioia di don Bosco, il motivo portante di chiunque passi da questo luogo e ne conosca la spiritualità, indipendentemente da dove portano le strade della vita. Nei ricordi di Guglielmo Venditti traspare la gioia di stare insieme, la gioia della preghiera, la gioia di una competizione sportiva, la gioia di essere fratelli. Nel campo sportivo in cemento, senza troppi confort, si è concretizzata la più significativa forma di aggregazione sociale per il territorio, “un campo in cui lo sport diventava il veicolo per poter dimostrare a se stessi di potercela fare e per i salesiani diventava quel campo di formazione perché il messaggio di don Bosco potesse trovare terreno fertile nei giovani”. Qui dove sport, vita e preghiera erano un tutt’uno Guglielmo ci porta sotto il maestoso pino testimone di quanto accaduto, sotto cui trova riparo una piccola fontana e l’immagine del giovane San Domenico Savio: “Alle cinque del pomeriggio un fischio ci riuniva tutti sotto il pino; i miei ricordi sono per Don Antonio De Ciccio, don Bruno, Tonio Palmese, don Broccoli che ci convocavano per la preghiera mariana così come nella tradizione salesiana, a cui seguiva l’invito a non mancare alla messa domenicale”.

Il video con la testimonianza del dr. Guglielmo Venditti. Clicca.

L’attenzione dei Salesiani era uno sguardo amorevole per ogni categoria: i giovani bisognosi di aggregazione, di vita interiore, di socialità, di benessere fisico attraverso lo sport, ma anche di formazione alla vita e al lavoro: come non ricordare le generazioni che nei due enormi capannoni vicini all’oratorio, hanno imparato un mestiere e dato vita alla loro piccola impresa.

“Dominava la serenità nelle famiglie perché sapevano che i figli avevano un luogo di aggregazione che non solo sviluppava le loro potenzialità ma offriva la possibilità di crescere come uomini e donne, come cristiani”, spiega Venditti aprendoci ad una bella fotografia dell’epoca: famiglie presenti in oratorio per dare una mano, per far sì che ai religiosi non mancasse il supporto del mondo adulto; famiglie che riconoscevano ai salesiani l’autorità educativa: straordinario binomio che rafforzava la società piedimontese mettendola al sicuro sul piano dei valori. Tutto questo fin quando i salesiani hanno deciso di andare via per focalizzare altrove la loro missione: tra le cause maggiori la carenza di vocazioni che continua a riflettersi sulle scelte di tante famiglie religiose costrette a chiudere case lì dove sono state presenza significativa e performante. I numeri crescono in altri continenti, in altri Paesi del mondo, non muore né l’opera salesiana né altre, perché il Vangelo e i Santi per il Vangelo non conoscono battute d’arresto. “Ma don Bosco aveva visto dal Cielo che a Piedimonte i salesiani non dovevano morire – prosegue il dr. Venditti – ed intanto era cresciuta la famiglia dei Cooperatori Salesiani da cui è venuta fuori una forza enorme; sono giovani di questa terra, giovani di questa città che hanno promesso sull’altare di vivere la loro vita secondo lo spirito salesiano per i giovani; perché una società che non punta sui giovani è una società senza futuro”.

Chiudiamo la nostra chiacchierata con una sorta di appello alla comunità, a giovani e adulti  che spesso si guardano a distanza e pur desiderando gli uni il supporto dell’altro fanno fatica a trovare la strada del dialogo: “Da adulto dico ai più giovani, non isolatevi; trovate il coraggio di parlare in famiglia; affidatevi alle associazioni, alle parrocchie, agli oratori… Alle istituzioni dico scendete in piazza, cercate i giovani, chiedete cosa volete, cosa possiamo fare per voi. Non è assicurandogli un corso di studio che ci acquietiamo la coscienza, ma dobbiamo essere consapevoli che devono essere proiettati nel mondo con gli strumenti necessari a resistere alle insidie della società”. Il cielo azzurro di questa giornata diventa auspicio e messaggio: “saper guardare oltre le perturbazioni – conclude Gugliemo – oltre il grigio, che è una condizione passeggera: doniamo ai nostri ragazzi questa speranza”.

Il seguito delle bella storia ascoltata dal Dr. Venditti oggi è nelle scelte dei Cooperatoridi quei nuovi giovani che lo diventeranno; su Clarus racconteremo la loro testimonianza e la scelta cui si preparano, non solo fondata sui ricordi di una serena infanzia trascorsa in oratorio ma su un presente fatto di scelte per il Vangelo.

Il video con la testimonianza del dr. Guglielmo Venditti. Clicca.

Foto di repertorio dalla Pagina Facebook Oratorio Salesiano Don Bosco Piedimonte Matese

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