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Pasqua in Carcere. “Con Cristo si ricomincia sempre”, il vescovo Giacomo Cirulli a Carinola

L'impegno del Pastore a realizzare alloggi per ospitare le famiglie dei detenuti nei giorni dei colloqui. Dopo la celebrazione della Messa Mons. Cirulli ha visitato i reparti e salutato numerosi detenuti

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Il Vescovo Giacomo Cirulli torna al carcere di Carinola e fa una promessa: garantire un luogo di ospitalità nei pressi della casa circondariale per le famiglie dei detenuti in modo da facilitare e motivare la permanenza di mogli, madri, dei figli costretti a percorrere centinaia di chilometri per l’atteso colloquio. Oggi la distanza e il peso economico di un viaggio sono alcune delle cause che impediscono i tanto desiderati incontri, necessari a lenire il dolore del distacco e della pena. Lo ha annunciato ieri Mons. Cirulli al termine della messa celebrata nella cappella del carcere in occasione delle festività pasquali. Un duplice messaggio di speranza da parte del Pastore delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca: la promessa di un impegno che ha immediatamente trovato il ‘grazie’ dei destinatari e la promessa – attraverso il commento al Vangelo del giorno – che “insieme a Gesù si risorge sempre, si ricomincia sempre….”. Parole che leniscono le ferite e solo per un attimo placano le tensioni che qui come altrove ci consentono di identificare il modello di carcere italiano: sovraffollamento dei detenuti  (Carinola ne conta circa 490), sottodimensionamento della Polizia Penitenziaria, ambienti poco accoglienti, carenza di servizi igienici… Direttori, volontari, dipendenti delle strutture, associazioni di volontariato rimediano con lentezza ma tanto spirito di sacrificio, con le risorse economiche a disposizione (poche o a singhiozzi) senza dimenticare che dietro quelle sbarre vi sono uomini e donne.

Accolto dal direttore del Carcere Carlo Brunetti, dal cappellano don Carlo Zampi, dal comandante della Polizia penitenziaria Attilio Napolitano, dal personale in servizio, Mons. Cirulli martedì santo ha trascorso a Carinola una intensa mattinata di incontri, di saluti, di parole, accogliendo le confidenze di chi ha voluto rivolgergli una richiesta di aiuto, affidargli un desiderio e una preghiera. La spaziosa cappella del Carcere appena dotata di un nuovo impianto di amplificazione, anch’esso dono del Vescovo, ha accolto alcuni detenuti e le loro famiglie che hanno potuto condividere insieme un tempo prezioso, fatto anche di preghiera e questa volta fuori dalle consuete e fredde sale riservate ai colloqui. Una festa di Pasqua arrivata in anticipo, vissuta per qualche ora come tutti vorrebbero (o come normalmente avviene fuori da qui) in un clima di serena familiarità. Il Vangelo di questo martedì santo è chiaro, diretto: Giuda e Pietro, la morte e la rinascita; il primo immagine del rifiuto totale della vita, il secondo l’uomo che sa darsi una nuova possibilità. “Da sempre ci interroghiamo sul gesto di Giuda e non senza difficoltà proviamo a spiegare e comprendere fino in fondo la sua scelta di morire; diversamente per Pietro, le cui scelte ci aprono alla speranza, capace di ammettere il proprio peccato, desideroso di una seconda vita, capace di riconoscere il Signore dopo la Risurrezione e di lasciarsi afferrare nuovamente da Cristo per ricominciare con Lui, per Lui…”, le parole del Vescovo che ha ricordato come ci si possa immedesimare nei racconti e nei personaggi della Passione di Cristo, “uomini e donne come specchi della nostra coscienza; chi fugge e chi resta sotto la croce, come noi quando la paura prende il sopravvento su ogni ragionevole scelta di fare il bene. Eppure, fatta eccezione di Giuda, i discepoli di Cristo pur con i loro limiti umani ci sono modelli nel cammino della vita”. Conclude con una speranza e un invito a scegliere: “Se sei suo discepolo tutto può ricominciare. Il mio augurio è che Gesù possa accompagnare il vostro cammino di rinascita”.

Alle spalle dell’altare campeggia una copia della nota icona bizantina di Cristo Risorto, immagine che in questo luogo non lascia spazio ad altre interpretazioni: Gesù, dopo la morte, risale dagli inferi rompendone le porte, e afferrando con sé Adamo ed Eva riporta alla vita nuova l’intera umanità macchiata dal peccato fin dall’inizio. Pasqua è per tutti, anche nel carcere di Carinola dove in un piovoso martedì santo la preghiera, il canto, la liturgia sono costante richiamo alla salvezza che viene da Dio. La preghiera del Padre Nostro, ricorda tra quanti sono seduti in quei banchi che Dio è per tutti senza distinzioni tra chi porta il titolo di Direttore, di Comandante, o secondino, di educatore o volontario, di carcerato o sacerdote; le braccia di tutti si spalancano nella preghiera a cui ognuno affida il proprio grido di pane quotidiano, di perdono…; lo scambio della pace accorcia le distanze, anche fisiche ed e le mani si tendono. L’intera Messa è una Pasqua: attimi di vita nuova che si rincorrono nel tempo che è concesso fuori dalle celle.

Mons. Cirulli ha proseguito la sua mattinata visitando la Casa Circondariale e consegnato a tutti i detenuti un ramoscello d’ulivo benedetto. Ha sostato lungamente davanti ai cancelli dei reparti dialogando con la piccola folla di detenuti riunita per lui al di là di quel confine tra prigione e libertà: lo hanno salutato, chiesto la sua benedizione, pregato, raccontato di famiglie lontane e del sogno di una destinazione più vicina a casa.
Un tempo di ascolto diverso per i detenuti di Carinola, condiviso con chi non ha le chiavi che aprono o chiudono celle, ma parole che spalancano sulla speranza.

 

 

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