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Venerdì Santo, poco tempo per le tenebre perché “Io sono venuto come luce nel mondo”

Nel concerto della Regesta Cantorum "Per un tempo di penitenza" i ricordi d'infanzia e la meditazione adulta della giornalista e scrittrice Flaminia Baffigo

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Flaminia Baffigo, giornalista e scrittrice, erede della famiglia Filangieri di San Potito Sannitico, ha prestato i suoi ricordi e la sua penna alla riflessione sulla Passione di Cristo in occasione del concerto che annualmente la Regesta Cantorum, ensemble polifonica di Piedimonte Matese organizza nella Settimana Santa. Tra i canti della liturgia e della tradizione che ripercorrono gli ultimi momenti della vita terrena del Figlio di Dio, puntualmente si inseriscono riflessioni dal mondo, dalla vita, frutto di lavoro introspettivo, di fede vissuta, di meditazione… Il testo dell’autrice coniuga ricordi d’infanzia presso il Monastero di San Benedetto a Piedimonte Matese e la meditazione adulta: luce e tenebre, morte e vita secondo la proposta di Cristo all’umanità.  

Flaminia Baffigo – Ho ripensato a quando molti anni fa frequentavo il Monastero di San Benedetto a Piedimonte. Era nel mese di settembre che andavo lì di pomeriggio. Ricordo bene che esserci ammessa non era immediato. Si sarebbe aperto uno spioncino, dietro le grate di legno della porta di ingresso, per controllare chi avesse suonato. Di fianco c’era un altro passaggio speciale per gli oggetti da introdurre in clausura o almeno così supponevo non sapendo nulla di altri accadimenti.

Varcare quella porta lo avvertivo come un grande privilegio. Ancor più perché lo facevo per andare a ricamare. Dovevo aver dimostrato una certa abilità visto che il ricamo era destinato ai paramenti sacri. Ricamavo di fronte alla finestra della cella di suor Celestina che mi era venuta ad accogliere. Era lei che mi dava le istruzioni precise. Mi piaceva il nome che portava, perché solo lì dentro mi sembrava che ci si potesse chiamare così e questo la faceva appartenere a quel luogo esclusivo. E mi piaceva ricamare in oro le spighe di grano e con il filo di seta nelle gradazioni del viola i chicchi di uva in mezzo ai tralci di vite. Il frutto dei campi e quello della vigna diventavano simboli degni di essere rappresentati in una forma regale. Ed in questo modo si apriva la profondità del mistero eucaristico.

Mi piaceva talmente che quando dovevo interrompere perché la luce che entrava dalla finestra non era più sufficiente a consentirmi la precisione nel far progredire l’ago sul segno tracciato, mi dispiaceva andarmene.

Fuori mi aspettava il crepuscolo sulla via del rientro. Ed era anche l’annuncio del buio che portava con sé a rendermi inquieta. Ero piccola ancora, ma l’educazione materna non prevedeva alcun accompagnamento neanche al ritorno. C’era anche questo nella sua regia sulla mia educazione.

Non ricordo poi esattamente da dove mi giungessero le voci che recitavano il rosario a quell’ora e mi colpiva la ripetizione delle parole conclusive dell’Ave Maria che invocavano la sua protezione nell’ora della nostra morte.

Ero passata dalla luce al buio, o quantomeno alle ombre lunghe che lo precedevano, e su tutto questo aleggiava la prospettiva delle tenebre eterne.

Le parole che si leggono in questi giorni sulla luce e sulle tenebre le avverto con una risonanza immediata, pur contenendo un mistero che trascende ogni facile interpretazione.

Al suo ingresso in Gerusalemme Gesù ha detto (cito dal Vangelo secondo Giovanni): La luce è tra voi ancora per poco. Camminate finché avete la luce, affinché le tenebre non vi sorprendano. Chi cammina al buio non sa dove va. Finché avete la luce credete nella luce e sarete figli di luce. Era la sua ultima profezia pubblica sul proprio destino. Si stava avvicinando l’ora del trionfo delle tenebre.

Poi già durante l’ultima cena e la condivisione del pane e del vino la congiura delle tenebre entrava in azione e si manifestava con il tradimento di Giuda. Il conflitto tra la luce e le tenebre continuava. Al momento dell’arresto Gesù nel rivolgersi a quelli che partecipavano alla spedizione contro di lui disse (cito dal Vangelo secondo Luca): questa è la vostra ora e le tenebre dominano. E queste erano destinate ad avvolgere tutto. Perfino i discepoli che erano caduti nel sonno senza riuscire a difendersene, e poi si erano dispersi nel buio, privi di certezze a cominciare da Pietro.

Quando Gesù entra nell’ora della sua morte, le tenebre sembrano quindi trionfare. Penso che sia proprio su questo che occorre riflettere in questi giorni. Prima di sottrarsi alla folla salita a Gerusalemme Gesù aveva detto: Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non resti nelle tenebre.

 

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