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San Sisto, la festa del 3 aprile nel ricordo della sua nascita al Cielo. La messa in Cattedrale

Oggi la festa ad Alatri, la città laziale che venera anch'essa San Sisto. In discussione il martirio su cui non si hanno notizie certe, Sisto resta ugualmente testimone fedele del Vangelo e figura di riferimento nella prima Chiesa assumendo importanti responsabilità come quella di inviare missionari in Gallia

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Tra i santi di oggi la Chiesa ricorda il sesto papa dopo Pietro, San Sisto I patrono di Alife e della Diocesi di Alife-Caiazzo; data che localmente viene celebrata solo in forma liturgica e in tono minore rispetto ai solenni festeggiamenti che si tengono il 10 e l’11 agosto. Questa sera, giorno della nascita al Cielo di San Sisto, l’appuntamento è in Cattedrale alle 19.00 per la Messa e per la preghiera che ancora una volta Alife rivolge al suo patrono. L’altra città, Alatri, che pur lo venera quale protettore e conserva una parte del corpo, celebra comunemente la festa nel mercoledì in albis che quest’anno per una coincidenza di date capita esattamente il 3 aprile, giorno dedicato alla sua memoria in tutta la Chiesa. Come da tradizione e come sugellato da un gemellaggio di circa 30 anni fa, questa mattina molti alifani accompagnati dai sacerdoti don Pasquale Rubino e don Emilio Salvatore sono nella città laziale per prendere parte alla processione e alla Messa presiedute dal vescovo mons. Ambrogio Spreafico vescovo di Anagni-Alatri e di Frosinone-Veroli-Ferentino.

San Sisto I: il suo nome nella Chiesa
Nacque presso la via Lata, dalle parti dell’odierna via del Corso, dove ancora oggi si incrocia una strada che porta il suo nome. “Xystus” è il nome di origine poi confuso con Sesto anche per il fatto di essere stato il sesto papa dopo Pietro. Secondo gli Atti di Sant’Alessandro, mentre Sisto vescovo era in cammino verso Oriente, giunta la notizia della morte del Pontefice, fu atteso a Roma in preghiera nella casa della nobile Severina e al suo arrivo proclamato vescovo di Roma. Le notizie scarne sulla sua figura non hanno mai permesso di tracciarne un profilo esatto né la precisa temporalità del suo pontificato: presumibilmente eletto nel 115, sotto l’imperatore Traiano, terminò il suo ministero sotto Adriano. A lui sono attribuite norme di culto molto importanti nella Chiesa: durante la consacrazione nessuno al di fuori dei ministri di culto può toccare il calice e la patena; è sempre lui a introdurre nella Messa, dopo il Prefazio, la recita del “Santo” in forma congiunta tra il sacerdote e l’assemblea e, sembra; non è accertato storicamente ma potrebbe essere che la formula finale dell’Ite missa est sia attribuita a Sisto. È certo invece che sia lui a stabilire che i vescovi in visita alla Santa Sede debbano ritornare nelle loro diocesi con una lettera del Papa che ne attesti la piena comunione con il successore di Pietro. Tra i suoi meriti anche quello di aver inviato i primi missionari in Gallia, tra cui San Pellegrino. Gli sono inoltre attribuite due lettere sulla Dottrina: una sulla SS. Trinità, l’altra sul primato del vescovo di Roma considerate da alcuni apocrife. Durante il suo Papato si aprono i primi scontri con le Chiese d’Oriente.

Fu davvero martire?
Inizialmente annoverato tra i martiri, oggi la Chiesa gli attribuisce solo il titolo di papa in assenza di dettagli sulla sua presunta uccisione. Ma alla memoria collettiva, alla fede di quanti lo venerano resta “martire di Cristo”, testimone del suo Vangelo, scelto per guidare la Chiesa ed essere il successore degli Apostoli agli albori del cristianesimo, in un tempo comunque difficile per quanti aderivano alla nuova religione  che Sisto non temette di annunciare e trasmettere, assumendo responsabilità e decisioni come quelle appena citate.

L’arrivo ad Alife
Nel 1131 (o ’32), dieci secoli dopo la sua morte, il normanno Rainulfo III Drengot, conte di Alife, Caiazzo, Airola, Aversa, Avellino, Morcone, Sant’Agata de’ Goti e Telese, signore di Siponto e Monte Sant’Angelo, proprietario di terre in Campania e in Abruzzo, cognato di Ruggiero di Sicilia, chiese ed ottenne per Alife, da papa Anacleto II, le reliquie del santo. Nel viaggio verso le terre di Rainulfo, i resti mortali di San Sisto fecero tappa ad Alatri dove vi rimasero alcune reliquie. Giunti ad Alife, la mula che trasportava il carico sostò fuori dalla città dove oggi sorge la Cappella di San Sisto fuori le mura. Poi vennero trasportate nella Cripta della Cattedrale rimanendovi fin quando il vescovo Angelo Maria Porfrio le ritrovò nel 1716. Di lì a poco, organizzata la ricognizione delle ossa, i resti del santo furono solennemente portati in processione per le strade cittadine, era l’11 agosto, e collocati nella Cattedrale dove tutt’oggi sono conservati nell’altare dedicato al Santo.

Foto di repertorio

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