Noemi Riccitelli – Rappresenta ormai quasi un luogo comune, quello che vede l’insegnamento come una missione: senza soffermarsi in particolare sulla veridicità dell’affermazione, accade che in determinati contesti esercitare la professione dell’insegnante costituisca, sì, una vera e propria “crociata”.
È ciò che capita ad Antonio Albanese e Virginia Raffaele, protagonisti del nuovo film di Riccardo Milani, al cinema dal 28 marzo, Un mondo a parte.
I due, infatti, interpretano, rispettivamente, un maestro e una vicepreside di una piccola, piccolissima realtà dell’entroterra montano abruzzese.
A Roma, Michele (Antonio Albanese), insegnante, stressato dal caos della vita cittadina, chiede l’assegnazione provvisoria presso un più piccolo centro: la sua richiesta viene accolta e ben presto si trasferisce a Rupe, nel territorio marsicano, cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo. Qui la situazione non è delle più floride, anzi, Michele si trova in una pluriclasse, in quanto il numero degli allievi della scuola non riesce a superare la soglia consentita e l’intero istituto rischia la soppressione, come gli preannuncia la vicepreside Agnese (Virginia Raffaele).
A proposito di Un mondo a parte, il regista Milani ha parlato di “resistenza culturale”: l’ispirazione del film, infatti, è rappresentata dall’impegno e dalla dedizione profusi dai tanti che non cedono il passo all’indifferenza e si battono affinché presente e futuro siano pieni e vivi. Per Milani le forze propulsive di presente e futuro sono rappresentate proprio dagli insegnanti e dai giovanissimi studenti, insieme alla loro educazione, ecco perché risulta fondamentale mantenere attivi certi ambienti educativi, scuola in primis.
Il film, scritto da Milani stesso e Michele Astori, pur toccando diversi temi, affronta quello principale e centrale dello spopolamento delle aree interne e del conseguente calo demografico delle stesse zone, che incide soprattutto sul sistema scolastico locale e, quindi, sulla medesima vivacità culturale.
Un’analisi politico-sociale che fa dell’ironia e dei buoni sentimenti gli strumenti per portare all’attenzione una situazione delicata che riguarda diversi centri italiani, anche quello Matesino, con alcuni comuni che, spesso diroccati, subiscono le nefaste conseguenze di un fenomeno che appare sempre più pervasivo.
In Un mondo a parte, tuttavia, non prevale solo la critica sociale, ma la dimensione più proficua e luminosa della speranza, esaltata anche dalle performance dei due protagonisti, sempre bravi nel saper dosare il loro profilo ilare, insieme anche a quello più emotivamente profondo.
Il film è stato girato prevalentemente nelle località montane del parco nazionale d’Abruzzo, come Opi, Pescasseroli, Villetta Barrea, Lago di Barrea e Civitella Alfedena, così come nel paese abbandonato di Sperone e nella piana del Fucino a Gioia dei Marsi, luoghi ammantati di fascino, quasi fiabeschi, ma che nella realtà quotidiana, soprattutto in condizioni meteorologiche avverse, possono rappresentare un concreto ostacolo al normale svolgimento delle più semplici azioni.
Ed è proprio nella difficoltà, nell’incertezza, che si esprime tutta la forza di volontà dei protagonisti e di chi quelle terre ha deciso di viverle e amarle, il regista ha affermato: «Ho visto insegnanti in questo territorio, qui come in tutto il paese, fare 150 chilometri al giorno con neve, ghiaccio e bufera pur di fare il loro lavoro. Per difenderlo, sì, ma anche perché credono profondamente nell’importanza del loro ruolo».
Un mondo a parte non si distingue, forse, per la brillante messa in scena, ma di certo racconta una bella storia che tocca la società tutta, ponendo giuste riflessioni e accenti di speranza.