Giovanna Corsale – Lo scorso 5 aprile, presso l’Università Cattolica di Milano, è stato presentato il resoconto della ricerca sui giovani e la fede realizzata dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con il Centro studi di spiritualità della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, la Facoltà teologica del Triveneto, l’Istituto superiore di Scienze religiose “Alberto Marvelli” delle diocesi di Rimini e di San Marino-Montefeltro e la Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale Sez. San Tommaso d’Aquino di Napoli. In base ai dati raccolti è emerso che nel 2023 il 32,7% dei giovani (di cui il 33% sono donne) ha dichiarato di credere nella religione cristiano-cattolica, a fronte del 56% registrato nel 2013. In questi dieci anni è aumentato anche il numero dei giovani che si dichiarano atei: il 31% nel 2023 rispetto al 15% del 2013. L’indagine è il risultato di 101 interviste rivolte a giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni che hanno scelto di abbandonare la Chiesa e a 12 focus group di giovani rimasti.
L’inflessione della curva verso il basso dimostra un sensibile allontanamento della popolazione giovane dalla Chiesa, tuttavia “l’abbandono della Chiesa non corrisponde sempre all’abbandono della fede“, commenta così Paola Bignardi, curatrice dell’indagine, cogliendo piuttosto una trasformazione della fede giovanile in esperienza personale, “una ricerca di se stessi, una fede solitaria senza comunità“. Come leggere, dunque, questo cambiamento che riguarda il mondo giovanile? Senz’altro la chiave di lettura va rintracciata in “un modo nuovo d’interpretare l’umano” che chiama in causa la comunità ecclesiale ed ecclesiastica. Una sottesa richiesta, dunque, da parte dei giovani, uomini e donne, cioè quella di una Chiesa con cui poter costruire un dialogo proficuo, insomma “una Chiesa contemporanea”.
Seppur è vero che il distacco dalla pratica religiosa non corrisponde alla perdita della fede, è altrettanto vero che ciò che da parte del mondo giovanile viene è la “spinta a cercare un nuovo stile di Chiesa” che si concretizzi nella capacità di “umanizzare il Cristianesimo rendendo più evidente il suo legame con il Vangelo”, gettando semi di relazioni aperte, tolleranti e fraterne. I risultati della ricerca e le riflessioni connesse confluiscono in Cerco, dunque credo? (Vita e Pensiero), il volume curato da Paola Bignardi e Rita Bichi, le cui pagine passano in rassegna punti di vista e idee dei giovani coinvolti in merito alle proprie esperienze, diverse, ma accomunate dalla volontà di chiamare in causa la Chiesa verso un nuovo stile di discernimento.