Noemi Riccitelli – Era il 1999 quando il regista britannico Anthony Minghella portò in sala quella che è poi diventata la più celebre delle trasposizioni del romanzo thriller di Patricia Highsmith, Il talento di Mr Ripley.
Il film, con protagonisti Jude Law, Matt Damon e Gwyneth Paltrow, è diventato un classico del genere, venendo ricordata tuttora come la versione principale.
Dopo 25 anni, le parole di Highsmith ritornano ad essere di ispirazione per una nuova visione e forma del romanzo: infatti, si passa dal lungometraggio alla serie TV con Ripley, disponibile dal 4 aprile su Netflix, scritta e diretta da Steven Zaillian, premio Oscar alla sceneggiatura per Schindler’s List di Spielberg.
In una New York degli anni ’60, il misterioso Tom Ripley (Andrew Scott) conduce una vita nell’ombra, vivendo di meschini espedienti e truffe che lo hanno relegato ad una misera esistenza senza identità.
Un giorno viene intercettato da un investigatore privato ingaggiato dal signor Greenleaf (Kenneth Lonergan), ricco proprietario dei cantieri navali Greenleaf, che vorrebbe riportare a casa suo figlio Dickie (Johnny Flynn), da tempo in giro per l’Europa.
Tom accetta e parte alla volta dell’Italia, in Costiera, ad Atrani, dove, finalmente, incontrerà Dickie e la sua compagna Marge Sherwood (Dakota Fanning).
Otto episodi di suadente mistero e avvolgente suspense, il tutto enfatizzato dall’elegante fotografia in bianco e nero, scelta apparentemente azzardata per una piattaforma giovane e dai contenuti “pop”, ma che in questo caso contribuisce allo sviluppo e alla natura stessa del racconto.
Ripley di Zaillian possiede in sé quel fascino delle pellicole anni ’50/’60, conservando al tempo stesso un’ispirazione moderna e originale, e a proposito della scelta del b/w il regista ha dichiarato: “L’edizione del libro che avevo sulla mia scrivania aveva una suggestiva fotografia in bianco e nero sulla copertina. Mentre scrivevo, tenevo in mente quell’immagine. Il bianco e nero si adatta a questa storia – ed è stupendo”.
Al di là dello spunto più propriamente thriller della vicenda, la serie ha come tema la complessa e delicatissima etica umana, i limiti dell’uomo e le spregiudicatezze che è disposto a compiere pur di appagare sé stesso.
Il protagonista, infatti, non ha nulla da perdere, solo e disperato nella sua originaria condizione, non sembra conoscere inibizioni.
Andrew Scott interpreta magistralmente tutte le più minuziose sfaccettature del personaggio, riuscendo a catalizzare su di sé fascino e sdegno insieme, e dimostrando, ancora una volta, come il suo curriculum teatrale rappresenti una solida garanzia di compiutezza e brillantezza della performance.
Accanto a lui si distinguono anche i comprimari Johnny Flinn e Dakota Fanning, componendo un trio dall’equilibrio di cristallo.
Nel cast, tuttavia, sono da menzionare anche gli ottimi John Malkovich e i nostrani Margherita Buy e Maurizio Lombardo.
Ripley è stata girata prevalentemente in Italia, dei cui meravigliosi paesaggi e dimore antiche e suggestioni il regista si è servito per arricchire le sue riprese e caratterizzare ulteriormente l’identità della serie: ad esempio, frequenti sono le incursioni musicali dei classici italiani del periodo della vicenda all’interno della colonna sonora, Mina, Fred Buscaglione, Tony Renis.
Nel complesso, la serie di Steven Zaillian si presenta come un prodotto unico all’interno del catalogo Netflix, emergendo rispetto alle altre produzioni, pur trattandosi di una narrazione già nota ed elaborata per lo schermo.
Scrittura, cast e regia rendono Ripley una visione pregevole, riuscendo ad appassionare un nuovo pubblico con una storia che sembra aver ancora da dire.