Sessa Aurunca e le sue Confraternite, una storia che affonda solide radici in un passato che incrocia vite di uomini e di santi, fede, spiritualità e carità. La cronaca di questi giorni ci riporta perfino a San Carlo Borromeo, al quale, nel 1615 venne intitolata una delle confraternite sessane legata al culto di San Lazzaro mendicante. A farsene promotore fu l’allora vescovo di Sessa Mons. Fausto Rebalio (1604-1624), originario di Lodi e collaboratore di Carlo Borromeo nell’impegno della carità, in particolare durante la peste che colpì Milano nel 1576. Il legame tra i due confratelli conterranei, spiritualmente e idealmente profondamente uniti, è testimoniato dal fatto che nel 1610 Rebalio partecipò come vescovo di Sessa alla cerimonia di canonizzazione di San Carlo Borromeo nella Basilica di San Pietro e poco dopo, già nel 1613, gli intitolava la chiesa del Casale delle Toraglie (una località oggi una delle frazioni di Sessa Aurunca denominata “San Carlo”).
L’evento
Il 17 aprile, nel IV centenario della morte del Pastore tanto caro alla comunità di Sessa, presso la Chiesa di San Carlo Borromeo alle 19.00, Mons. Giacomo Cirulli vescovo di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca presiederà la Santa Messa su iniziativa della stessa confraternita. A confermare l’incisività dell’azione pastorale di Rebalio sono le parole del priore della Confraternita di San Carlo Borromeo l’Avv. Gianluca Sasso: “Il Ministero episcopale del Mons. Rebalio nella nostra terra si ispirò, nella disciplina del clero e nella promozione delle aggregazioni laicali, alle regole di governo del grande Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, del quale si sforzò di imitare il rigore di vita”; e aggiunge ricordando il legame tra il Pastore e la Chiesa a lui affidata, “come segno di affetto verso la Diocesi che gli era stata affidata, scelse di essere sepolto nella Cattedrale, dove oggi riposano le sue spoglie, in modo anonimo, senza mausoleo e secondo la regola dell’umiltà”.
Per l’occasione è stato realizzato e donato alla Confraternita un ritratto del vescovo Rebalio dall’Arch. Adele Lombardi. Di lui, ancora oggi, si ricorda lo zelo che lo spinse, appena vescovo di Sessa, ad intraprendere la Visita Pastorale e poi un Sinodo. Nel 1608 gli scrive il Capitolo Vaticano per chiedere notizie riguardo alla reliquia del braccio di San Leone IX custodita a Sessa, poi trafugata. Tra le sue iniziative il trasferimento del Seminario diocesano nei locali della chiesa di S. Silvestro, nella Piazza del Duomo. Ebbe una devozione particolare per la Vergine Maria, che nel suo episcopato comincia ad essere invocata con il titolo di Madonna del Popolo, patrona della Città e della Diocesi insieme a San Leone IX.
Qualche notizia in più sulla Confraternita
La Confraternita oggi conta circa 100 confratelli e consorelle; continua a svolgere la sua attività caritativa in favore dei più deboli secondo l’insegnamento del santo di Milano; si riunisce una volta al mese per la celebrazione della Messa e per gli incontri di formazione e di catechesi, tenuti dal Cappellano don Roberto Palazzo. Celebra il 4 novembre la festività di San Carlo Borromeo ed il lunedì dopo la Pentecoste quella di S. Lazzaro mendicante. Ma la spiritualità dell’umiltà che sta a cuore a questa confraternita si incrocia anche con la vita di San Francesco d’Assisi: secondo una leggenda tramandata dagli storici locali Lucio Sacco (1640) e Tommaso De Masi (1763) dopo la morte di San Francesco, la Chiesa fu dedicata al Santo in memoria del suo soggiorno a Sessa, dove, secondo quanto riferito da Tommaso da Celano, operò il miracolo, affrescato da Giotto nella basilica inferiore di Assisi, di resuscitare un bambino morto sotto il crollo di una casa. San Lazzaro, San Francesco, San Carlo Borromeo definiscono l’identità che nei secoli la confraternita ha assunto e di cui ancora oggi si fa interprete nel soccorso ai deboli e agli indifesi. Nel Vescovo Rebalio i confratelli e le consorelle trovano un nuovo modello che conferma la strada intrapresa. Espressione massima dell’orientamento della Confraternita è la devozione al Mistero della Deposizione della Croce che nei riti della Settimana Santa trova il culmine della sua manifestazione anche attraverso una sacra effige: preghiere, cortei, canti, movenze, tra sentimento religioso e folklore, enfatizzano ulteriormente la pietà di cui questa confraternita si fa promotrice e testimone.