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A Sessa Aurunca la festa di San Lazzaro. Il ricordo degli antichi pellegrinaggi dalla voce dell’anziana Iolanda Melucci

È la Confraternita di San Carlo Borromeo a custodire il culto e a curare la festa; nella giornata odierna quattro celebrazioni e accoglienza no stop ai pellegrini che giungono per venerare la statua

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Amalia Vingione – Lunedì 20 maggio la Confraternita di San Carlo Borromeo in Sessa Aurunca celebra la festa di San Lazzaro. Quattro celebrazioni eucaristiche lungo tutta la giornata serviranno ad accogliere i pellegrini e i devoti al santo riprodotto in una statua che per l’occasione è esposta alla venerazione. Il culto di San lazzaro, presso la Confraternita di San Carlo Borromeo, è molto antico. In un documento, custodito nell’archivio confraternale, sono attestate le spese sostenute nel 1900 per l’organizzazione della festa, che oltre alle Sante Messe, prevedeva la processione e lo sparo di fuochi pirotecnici.

La tradizione orale ha poi tramandato molti altri aspetti legati a tale culto, come il pellegrinaggio di molti devoti che a piedi o con vari mezzi raggiungevano dai paesi limitrofi, ma spesso anche da località più remote, la chiesa e il “loro santo” per ringraziare o chiedere grazie. In cambio, i pellegrini offrivano fiori e olio. Quest’ultimo era necessario per alimentare durante tutto l’anno la lampada posta dinanzi al santo. Oggi, di quel pellegrinaggio, resta una sola testimone ed è la signora Iolanda Melucci, che ci ha raccontato il suo pellegrinaggio da Li Paoli (frazione del Comune di Sessa Aurunca) in una toccante testimonianza di fede.

 

Tuttavia, altre testimonianze sono state raccolte nel tempo e raccontano di un altro pellegrinaggio che avveniva il Venerdì Santo. Il racconto del compianto Luigi Izzo ci ricorda: “All’ingresso nella chiesa, ov’era esposta la statua di San Lazzaro con ai piedi il cagnolino, i pellegrini invocavano, alla fine della litania, prima dell’Agnus Dei, in dialetto cassinese per tre volte: “Santu Lazzaru benerittu ora, ora pro nobis”. L’entrata in chiesa dei pellegrini tutti avveniva strusciando con le ginocchia per terra. Per ultime entravano le donne che avevano fatto “il voto” e che ringraziavano o chiedevano la grazia a San Lazzaro per un loro caro ammalato. Infatti, San Lazzaro è il Santo che salva e fa guarire da tutti i mali, specie dalle piaghe e dai dolori delle mani e dei piedi”.

 Chi è Lazzaro?
Lazzaro è uno dei personaggi evangelici prescelti fin dalle origini della devozione dei fedeli come simbolo di fede. Nel IV secolo il culto di san Lazzaro fu incorporato nella liturgia di Gerusalemme della Settimana Santa ed inserito nel calendario delle altre Chiese particolari. Il nome Lazzaro era molto diffuso ai tempi di Gesù e deriva da La’zar, forma abbreviata di Ele’azar, che significa “Iddio ha soccorso”.

Sia Giovanni che Luca, nei rispettivi Vangeli, raccontano di Lazzaro. È chiaro che non si tratta dello stesso personaggio. Giovanni ci parla di un uomo realmente esistito, ovvero l’amico riportato in vita da Gesù, mentre Luca del personaggio di una parabola pronunciata da Gesù. La coincidenza del nome ha creato nei secoli qualche confusione. Nella chiesa di San Carlo Borromeo in Sessa Aurunca è, dunque, venerata l’immagine di Lazzaro mendicante. Ad ogni modo il culto per Lazzaro si diffuse in breve tempo, assumendo una caratteristica ben precisa: l’assistenza ai lebbrosi attraverso gli ordini ospedalieri. Questa devozione è giunta fino a noi e l’olio di San Lazzaro continua a bruciare e ad innalzare a Dio la nostra umile preghiera.

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