Emilio Meola* – “Le case di Marie”, è l’iniziativa dell’Unità Pastorale di Piedimonte Matese riservata all’ultima domenica di maggio nelle case di campagna della Parrocchia di Sepicciano: la recita del Rosario davanti alle antiche edicole mariane che si conservano numerose (Piedimonte e i comuni limitrofi ne sono piene) sulle facciate delle abitazioni, memoria di fede antica, di voti, di affidamento alla Vergine e ai Santi. Questa consapevolezza, di un patrimonio antico di valori ma talvolta anche di arte, ha ispirato una delle iniziative che ha chiuso il mese dedicato a Maria, con un’attenzione particolare alle famiglie che dedite al lavoro dei campi, o che comunque vivono geograficamente ai confini della parrocchia, frequentano meno la vita comunitaria. Siamo andati a condividere con loro un pezzo di strada…
Il mese di maggio, per tradizione il mese mariano, si carica nel tempo di significati e manifestazioni di fede per Maria, che a seconda delle epoca cambiano, lasciando immutato l’impegno, il pensiero tutto rivolto a Lei.
I ricordi della mia infanzia mi riportano ai “fioretti”, impegno per bambini ed adulti; tra quelli più noti vi era l’impegno di non mangiare ciliegie che proprio in questo periodo giungevano a maturazione: rinunciare ad un frutto saporito ed atteso significava dominare un normale desiderio ma soprattutto educarci ad una scelta che riconduceva il cuore ad un impegno maggiore che era il pensiero per Maria. Tra i riti, non mancava la recita quotidiana del Rosario presso le abitazioni, i cortili, le aie che si rivelava momento di incontro e di festa alla fine di una giornata di lavoro.
Quando ero bambino, nel quartiere dove abitavo, come anche in altri quartieri della città, si allestivano piccoli altarini (compito che spettava per diritto acquisito a me) attorno al quale si riunivano dopo cena le persone per pregare Maria. Le parole ripetute, spesso una nenia dal significato poco chiaro a chi devotamente le pronunciava, erano la “catena” a cui tutti, grandi e piccoli, istruiti e non, aggrappavano fedelmente la vita, nella consapevolezza di essere figli di una Madre che “prega per noi peccatori”.
Nelle campagne altrettanta abitudine; ma è lì che trovavano posto il maggior numero di edicole mariane, espressione moderna di una usanza che giungeva dal lontano Medioevo e si confermava nel Rinascimento in tutta Italia soprattutto in regioni quali Toscana, Umbria, Puglia…; manufatti artistici anche di gran pregio (a seconda della committenza) quasi sempre in ceramica, raffiguranti la Vergine o con lei i Santi. Le facciate delle case si arricchivano di questi segni come atto di fede esprimendo la gratitudine per una grazia ricevuta o per una protezione sempre attesa. La vita nei campi, non priva di maggiori difficoltà, incidenti, e subordinata alla grazia del Cielo – da cui si attendeva pioggia o sole al tempo opportuno – era tutto un rivolgersi a Maria (così come tanti esprimono ancora oggi).
Anche i Santi Patroni, o Sant’Antonio, tra le raffigurazioni più scelte, ma sempre per il medesimo motivo: la fede semplice ma genuina di coloro che ci hanno preceduto, i quali volevano che anche in maniera pubblica si manifestasse il loro credere nella potente intercessione dei Santi e di Maria. Così accade anche per le case nella campagna di Sepicciano, visitate da alcuni operatori pastorali domenica scorsa per la preghiera, divenute per un giorno il luogo dell’Annunciazione di cui la preghiera dell’ave Maria ne diventa la rappresentazione verbale e luogo di memoria storica.
Grazie a tutti gli operatori pastorali che hanno guidato la recita del Rosario occasione per esprimere unità di fede, comunione e di devozione, propria della cultura popolare.
*Parroco di San Marcello e San Michela (Sepicciano, Piedimonte Matese)