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Festa del Sacro Cuore di Gesù, memoria dell’amore di Dio per ciascuno di noi

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Parrocchia Santi Fabiano e Venanzio, Roma (Foto Gennari/Sicialiani-SIR)

Paolo Morocutti* – L’immagine del cuore, oggi profondamente e largamente abusata, rimanda a due polarità, entrambe fuorvianti per la retta comprensione del mistero di Cristo. Da una parte, il cuore è concepito nella sua astrazione più razionale che vuole un Dio impassibile, immune dalle emozioni, privo di sentimenti. Dall’altra, il cuore è ridotto ad una dimensione sentimentalista e irrazionale, alla quale l’uomo non può che sottomettersi passivamente travolto irrimediabilmente dalle passioni. Per entrambe le posizioni le emozioni e gli affetti sono realtà che non possono essere conciliate con l’autentica comprensione di Dio.

La solennità del Sacro Cuore riporta al centro il Cuore del Figlio di Dio, vero Dio e vero uomo, capace, in virtù dell’Incarnazione, di vivere pienamente tutte le dimensioni emotive, degli affetti e dei sentimenti propri della natura umana. Il Cuore di Gesù si presentata a noi come il cuore di un Dio che è capace di amare, di commuoversi profondamente per l’uomo, di sentire l’emozionalità dell’amore.

Al centro del mistero del mondo c’è Gesù Cristo. Al centro del mistero di Gesù Cristo c’è la sua morte che si schiude nella Risurrezione. Al centro del mistero della sua morte c’è il suo amore, e l’amore di Gesù trova dimora nel suo Cuore. Per questo possiamo dire che la celebrazione della solennità del Sacro Cuore conduce all’essenza del cristianesimo: la persona di Gesù, Figlio di Dio e Salvatore del mondo, svelato fin nel mistero più intimo del suo essere, fino alle profondità da cui scaturiscono tutte le sue parole e le sue azioni, il suo amore filiale e fraterno fino alla morte.

Il cuore ha simbolizzato per gran parte delle culture il centro vivo della persona, il luogo dove nell’intima unità della persona si fondano la complessità, la molteplicità delle facoltà, delle energie, delle esperienze, degli affetti, delle relazioni. Il cuore, inoltre, è simbolo della profondità e dell’autenticità dei sentimenti e delle parole, quindi, della loro sorgente profonda: l’amore.

Il culto del Sacro Cuore presenta la persona di Gesù sotto l’aspetto dell’amore, considerato non in qualche mistero particolare della sua vita, ma nella sua caratteristica fondamentale, che lo definisce nel suo essere divino, perché Dio è carità, e lo caratterizza in tutte le manifestazioni della sua vita terrena, dall’Incarnazione all’Eucaristia, dalla Croce alla Gloria. Se Dio vuole darsi a noi in Gesù come amore e sotto il simbolo del suo Cuore, ne segue che dobbiamo corrispondere all’amore, amando. L’atto specifico della devozione al Sacro Cuore è l’amore della creatura umana che si sforza di contraccambiare l’amore del Verbo Incarnato. Per questo la liturgia della solennità del Sacro Cuore è interamente pervasa dall’invito e dal richiamo ad amare.

Il Cuore di Gesù è il cuore di una persona divina, cioè del Verbo Incarnato, e pertanto rappresenta l’amore che Egli ha avuto ed ha ancora per noi, amore fatto di emozioni e di affetti, di sentimenti, di gioie e di dolori. Per questa ragione il culto da tributare al Cuore Sacratissimo di Gesù è degno di essere stimato come la perfetta pratica di tutto il cristianesimo.

Il cristianesimo, infatti, è la religione di Gesù, tutta improntata sull’Uomo-Dio mediatore, così che non si può giungere al Cuore di Dio se non passando per il Cuore di Cristo, secondo quanto egli ha affermato: “Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

Il culto al Sacro Cuore si propone l’amore di Dio come oggetto di adorazione, di azione di grazie e di imitazione e inoltre considera la perfezione del nostro amore per Dio e per il prossimo come la meta da raggiungere mediante la pratica sempre più generosa del comandamento nuovo: “Amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi”.

La devozione al Sacro Cuore, e quindi la sorgente, è la garanzia della vera carità soprannaturale che deve regnare in tutti i membri della Chiesa. Essa induce in tutti i battezzati la volontà deliberata e costante di collaborare insieme all’unico scopo, cioè la salvezza delle anime. Dio, la Creazione, l’Incarnazione, la Redenzione, il cristianesimo come dottrina e come vita, tutto ci parla di amore e ci impegna ad amare. La devozione al Sacro Cuore non è quindi un superamento del cristianesimo, ma la pratica genuina di esso. Questa devozione non intende tentare vie nuove, ma soltanto riportare la nostra fede e la nostra pietà al genuino spirito del Vangelo. Per queste ragioni

Pio XI affermò che tale devozione è la sintesi di tutto il cristianesimo e Pio XII aggiunse che, siccome il cristianesimo è religione dell’amore, il culto del Sacro Cuore deve essere considerato come la professione più perfetta della religione cristiana, essa infatti è il culto dell’amore che Dio ha per noi in Gesù.

*docente di Teologia e di Psicologia generale presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Roma.

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