Home Chiesa e Diocesi Suor Ines e Suor Josephine, la vocazione è nella missione

Suor Ines e Suor Josephine, la vocazione è nella missione

Appartengono alla famiglia religiosa delle Figlie di Maria Missionarie; la loro professione perpetua sarà nella chiesa di Ave Gratia Plena a Piedimonte Matese il 23 giugno, indossando il sari tipico abito indiano

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La formazione in comune, una precedente esperienza missionaria, e a breve una nuova partenza per l’India dove le Figlie di Maria Missionarie apriranno una casa per essere accanto alla popolazione del luogo. Suor Ines Carlone e Suor Josephine Rani Cheppelli diranno il loro sì definitivo a Cristo, consacrando la loro vita per sempre il prossimo 23 giugno nella chiesa di Ave Gratia Plena a Piedimonte Matese alla presenza del vescovo S.E. Mons. Giacomo Cirulli. Prima di quella data, ci accompagna suor Ines con una riflessione vocazionale su ascolto (leggi l’articolo)rispostaservizio.

Ines Carlone – A pochi giorni dal nostro sì, Io e Josephine ricordiamo certamente i mesi trascorsi in India alla ricerca della nostra prima missione, in un continente dalle mille contraddittorietà in cui la ricchezza non è solo un problema di natura economica ma soprattutto sociale. L’induismo predominante rendeva, di specie nell’estremo nord, confinante con il Pakistan (Rajasthan), la missione molto difficile limitandola ad una testimonianza silenziosa tra le mura di una scuola che poco si addicevano al nostro autentico carisma di missionarie.

Lo zelo per la missione non ci ha fatto demordere tentando di unire le nostre energie a quelle di altre famiglie religiose locali. Purtroppo, soprattutto per chi non è cittadino indiano, non è facile soggiornare a lungo in India, se non con le dovute autorizzazioni governative. Complice le sempre maggiori chiusure del governo indiano ai missionari, anche altre congregazioni hanno lasciato localmente solo suore di cittadinanza indiana che potessero continuare le missioni contestualizzate nell’ambito di una scuola o di un ospedale.

Certamente, la nostra risposta migliore per noi due è stata di non arrenderci di fronte alle difficoltà evidenti della missione e di provare a dialogare con le istituzioni affinché si possano aprire altre frontiere della missione come stesso Madre Teresa di Calcutta ci ha fatto sognare, andando incontro agli ultimi ed ai sofferenti in modo estremo.

Abbiamo risposto sì e continueremo a rispondere così, tornando in India, verso una nuova missione nell’autenticità di donne del popolo come Figlie di Maria Missionarie. Per questo motivo, il giorno della nostra professione perpetua vestiremo gli abiti tradizionali indiani, indossando il classico sari.

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