Essere a servizio in tanti modi diversi quando si è suora missionaria significa vivere un equilibrio delicato che non è fatto di semplice accondiscendenza ad un arbitrio gerarchico. La vera obbedienza è verso Dio, seppure la Madre cerca a sua volta di essere un suo strumento.
C’è differenza fra obbedienza filiale ed obbedienza servile. La prima nasce da un discernimento che non deve mai mancare nella vita religiosa e che nutre anche il diritto di parola, la legittima prerogativa di saper ascoltare dell’altro da quella voce che ci chiama. La seconda è un sì, solo un sì.
In che modo, dando il nostro sì, come Figlie di Maria Missionarie ci mettiamo a servizio della chiesa?
La nostra chiamata più importante, come se fosse un quarto voto è per l’appunto la missionarietà. Può capitare che una sola di noi parta per una missione lontana, senza le proprie consorelle. È il caso di suor Antonietta, Figlia di Maria Missionarie in missione a Lampedusa insieme ad altre sorelle di diverse famiglie religiose che vivono a contatto senza orari, senza stanzialità ma sempre in missione tra i profughi, con gli stessi volontari della protezione civile. Suor Neusa, attuale Madre generale delle Figlie di Maria Missionarie, brasiliana è stata invece in missione con il martire padre comboniano Ezechiele Ramin che si dice abbia conosciuto anche il nostro Don Peppe Diana, martire delle nostre terre. Il servizio delle Figlie di Maria missionarie di cui Io e Josephine faremo parte permanente quindi muove dalle necessità del popolo di Dio ed è una chiamata continua, un grido dalle profondità della terra, in mezzo alle gente ed alle avversità della terra.
Leggi anche
♦ Suor Ines e Suor Josephine diranno il loro Sì in Ave Gratia Plena. Ogni vocazione è un mondo a sé: l’esperienza dell’ascolto. CLICCA.
♦ Suor Ines e Suor Josephine, la vocazione è nella missione. CLICCA.