Noemi Riccitelli – Bridgerton colpisce ancora.
A seguito dell’esordio delle prime due stagioni (qui la recensione di Clarus) e lo spin-off dedicato ad uno dei personaggi della serie, La regina Carlotta, la terza stagione del period-drama targato Netflix e tratto dai romanzi dell’autrice statunitense Julia Quinn, torna ad appassionare con una nuova trama e intrecci coinvolgenti.
Questo terzo capitolo, che conferma Chris Van Dusen e Shonda Rhimes come “direttori creativi”, prende le mosse dal terzo romanzo di Quinn, La proposta di un gentiluomo (An Offer From a Gentlemen), incentrata sulla coppia Colin Bridgerton (Luke Newton) e Penelope Featherington (Nicola Coughlan).
8 episodi divisi in due parti: la prima, distribuita dal 16 maggio, e la seconda, disponibile dal 13 giugno.
Bridgerton 3, ad una settimana dalla conclusione dei suoi episodi, si attesta come una delle serie più viste e amate sulla piattaforma.
A Mayfair, Londra, la stagione dei “diamanti” e dell’alta società torna a splendere: stavolta, è Penelope Featherington (Nicola Coughlan) a voler essere protagonista.
Infatti, decide di trovare marito a tutti i costi per assicurarsi, così, una posizione e una sicurezza sociale, tale da permetterle di poter emanciparsi dalla casa di origine e dedicarsi alla sua passione di studio e scrittura.
Tuttavia, il ritorno di Colin Bridgerton (Luke Newton), in viaggio per il suo personale Grand Tour, da sempre celato amore di Penelope, fa vacillare i ben saldi intenti della ragazza; inoltre, l’aperta ostilità di Eloise Bridgerton (Claudia Jessie), a conoscenza del grande segreto dell’ (ex) amica (che ha scoperto per puro caso il legame Penelope-Lady Whistledown), non facilita la sua esistenza.
Nuovo centro di interesse della società è anche Francesca Bridgerton (Hannah Dodd), divisa tra la passione per la musica e la ricerca di un compagno di vita.
Non c’è due senza tre ed ecco, quindi, che la fortunata e amata serie Netflix giunge ad una nuova affermazione.
Tuttavia, la produzione, lusingata probabilmente dal successo e dall’hype generati dalle precedenti stagioni, questa volta ha deciso di dividere gli 8 episodi in due diverse parti, cosa che, se da un lato ha certamente generato un inspiegabile desiderio di continuità, dall’altra, ha fatto sì che si venisse a creare un evidente iato tra i due gruppi di episodi.
Infatti, se nelle prime quattro puntate la sceneggiatura (di Jess Brownell) sembra perdersi, andando a riempire sequenze vuote, ruotando semplicemente intorno al momento finale del confronto/dichiarazione tra i due protagonisti in carrozza (chi ha visto, sa), la parte finale, invece, rincorre alcuni momenti, dando l’impressione allo spettatore che l’azione si stia svolgendo troppo in fretta.
Insomma, forse, con questa terza stagione, ci si trova di fronte all’annoso confronto romanzo vs trasposizione, lettura vs visione.
A parte ciò, Bridgerton 3 conferma, in ogni caso, quell’allure romantica e fiabesca, unita ad atmosfere più colorite ed erotiche, con una buona dose di brillante humor inglese, che hanno consacrato questo progetto televisivo.
Inoltre, ad animare la nuova storia, è certamente la protagonista, Penelope: lei, la ragazza “carta da parati” ai balli della stagione, eppure colei che ha saputo celare fino all’ultimo il suo intimo segreto, la doppia identità di Lady Whistledown, tenendo sotto scacco l’intera società.
La centralità del suo personaggio è significativa perché questo capitolo, attraverso di lei, celebra la bellezza di un canone, non solo estetico, ma anche sociale, differente: infatti, Penelope è la giovane che ama la cultura e tiene più alla propria personale affermazione di donna di intelletto, alla sua indipendenza mentale, che non all’idea di sé come compagna devota di un uomo.
Non a caso, nell’intreccio narrativo, si batte fino alla fine per essere amata e accettata insieme al suo alter ego di Lady Whistledown, arrivando quasi a rovinare le nozze con il suo Colin.
La rilevanza del profilo di Penelope è tale in quanto simbolo di una piena e consapevole realizzazione femminile: la ragazza, la donna effettivamente emancipata ed appagata è quella che non deve rinunciare a nessuna parte di sé, specie per un uomo o per il pregiudizio/capriccio della società.
La serie, inoltre, propone anche una riflessione su altri, importanti temi dell’attualità, come quello della realtà queer, declinata tuttavia, con risvolti non sempre vincenti e giusti.
Confermato il brillante cast delle precedenti stagioni, con l’aggiunta di nuove figure: ogni singolo interprete riesce ad essere unico e a suo modo memorabile ma, come già sottolineato, i protagonisti sono loro, Colin e Penelope, e Nicola Coughlan e Luke Newton dimostrano un’intesa veramente peculiare e intensa, sia nelle sequenze di maggiore tensione erotica, sia in quelle più tenere.
Curatissimi e affascinanti costumi (John Glaser) e scenografie (Alison Gartshore), che rendono la visione di Bridgerton una vera delizia per gli occhi, passando da una palette di colori all’altra, da un merletto ad una seta, al velluto.
E che dire delle musiche (Kris Bowers), che ancora una volta dettano il ritmo delle danze e dei momenti più intensi con un gusto delicato che classicheggia le hit contemporanee, tra tutte Give Me Everything di Pitbull o Yellow dei Coldplay.
In conclusione, cosa succederà a Mayfair prossimamente?
Le varie puntate hanno lasciato aperti spunti e riflessioni qua e là, coinvolgendo i personaggi più inaspettati, incuriosendo con dettagli e scene rubate gli spettatori, almeno fino al prossimo ballo.