L’Azione Cattolica spalanca le braccia come ha chiesto di fare Papa Francesco, com’è scritto nel DNA popolare dell’associazione, com’è nello stile di chi “resta” operosamente nella Chiesa: l’Ac della Diocesi di Alife-Caiazzo progetta il lavoro del prossimo anno, e non da sola; lo fa chiedendo alle altre associazioni ecclesiali diocesane di pensare insieme la cura delle persone, dei giovani, degli adulti, di quei battezzati che scelgono l’associazionismo come impegno per la Chiesa e per il mondo.
Domenica 7 luglio, presso il complesso francescano di Santa Maria Occorrevole, su Monte Muto a Piedimonte Matese, l’Azione Cattolica ha organizzato la Scuola Associativa, il tradizionale appuntamento estivo dedicato a soci e simpatizzanti per aggiornarsi sul cammino svolto, raccogliere dalle associazioni parrocchiali esperienze e soprattutto mettersi in ascolto delle esigenze perché il Consiglio diocesano, nella programmazione del nuovo anno associativo tenga conto dei sogni e delle esigenze di tutti. Presenti all’incontro nella prima parte della giornata il Delegato regionale di AC Gianfranco Aprea (diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia) e Marco D’Elia consigliere nazionale del Settore giovani (diocesi di Salerno): entrambi ambasciatori di saluti che provengono dalla grande associazione italiana che ha nei territori il suo cuore pulsante e la sua storia identitaria.
La preghiera iniziale curata dall’assistente diocesano don Pasquale Rubino è stato il primo invito della giornata a costruire ponti, a stabilire alleanze come continuamente avviene tra Dio e il suo popolo. Poi i saluti della presidente Cinzia Brandi e l’intervento di Aprea: felice richiamo alla festa “A braccia aperte” che il 25 aprile in Piazza San Pietro ha radunato 80mila associati da tutta Italia ed aperto i giorni dell’Assemblea nazionale elettiva. “Abbracciare è diventare più umani”, le parole del Delegato regionale, invitando ad una dimensione di prossimità, smarrita per il Covid e dopo il Covid nel sistema delle relazioni; l’abbraccio – gesto che traduce concretamente l’interesse per le persone – inteso come occasione per ristabilire alleanze; a tal proposito ha richiamato le parole del Papa in quel 25 aprile: “l’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva, l’abbraccio che cambia la vita, come è stato per l’abbraccio di San Francesco al lebbroso”, il riferimento di Gianfranco Aprea al Santo di Assiti, figura simbolo per l’AC ma soprattutto per il luogo che ha ospitato l’evento diocesano di Alife-Caiazzo. “Noi come possiamo tradurre oggi per noi la cultura dell’abbraccio?” la domanda posta ai presenti: “L’Ac è a braccia aperte quando si ritiene inclusiva e non esclusiva e sa essere a misura di tutti; inclusivi perché aperti a tutti e alle tante diversità di cui si compone la famiglia umana come ci ha ricordato Papa Francesco alla GMG di Lisbona”.
Percorsi non facili, come Aprea ha sottolineato, soprattutto nei piccoli contesti territoriali come quelli in cui si muove l’AC della piccola Diocesi di Alife-Caiazzo “dove il pregiudizio è l’ostacolo, ma la ricchezza – quella che manca alle grandi realtà – è nella forza identitaria che tiene in vita tradizioni, principi, e soprattutto le relazioni”. “Costruire ponti già nella nostra Associazione tra giovani e adulti; fare ponte con altre associazioni sul territorio per dare testimonianza alle parole del Vangelo ‘vi riconosceranno da come vi amerete’; e apertura anche all’associazionismo laico”. Riferimento alla Settimana Sociale dei Cattolici conclusa proprio ieri a Trieste, espressione di partecipazione e dialoghi trasversali nata dallo storico impegno dell’AC per il Paese e la democrazia. “L’Ac è a braccia aperte se spera e non dispera” l’impegno affidato ai presenti in vista della programmazione futura.
Orientarsi verso la luce, “ad est come le basiliche di un tempo, in direzione del sole che sorge che è Cristo” è stata la proposta di Marco D’Elia la cui presenza ha proiettato nell’evento diocesano il respiro di tutta l’Associazione nazionale. Tre le consegna lasciate all’AC alifano-caiatina alcune riflessioni che scaturiscono dagli orientamenti per il prossimo triennio di tutta l’Azione Cattolica: “la capacità di dialogo (che in questo momento manca all’Europa delle guerre) che non è convertire ad un pensiero unico ma accetta posizioni diverse; la speranza ossia la capacità di riconoscere i segnali di vita, quell’eccedenza Pasquale che anima il mondo, e avere cura dei germogli che essa fa fiorire; e in ultimo la partecipazione: essere “gruppo” è già un esercizio politico; ma esserlo per il bene dei territori e in collaborazione con altri è il nuovo passo da compiere”.
Interventi divenuti premessa per l’incontro del pomeriggio che ha visto in tre laboratori tematici il confronto e il dialogo dell’AC con le altre associazioni diocesane: tracciare linee comuni, programmare e condividere un percorso formativo comune, nel rispetto delle identità di ogni espressione e di ogni carisma (vai all’articolo). Il prossimo appuntamento dell’Azione Cattolica sarà ad ottobre con la presentazione dei cammini formativi per l’anno 2024/2025 e la programmazione dei diversi settori.