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Settimana Sociale dei Cattolici, all’Italia disorientata le parole di Francesco: promuovere la giustizia e la pace nel dibattito pubblico

Insieme ai 1.200 delegati di tutta Italia presenti anche Marco Morganella e Giuseppe Lo Greco della Diocesi di Teano-Calvi, don Gregorio Alberto Urrego e Angelo Iadecola della Diocesi di Alife-Caiazzo, Annalisa Fulco della Diocesi di Sessa Aurunca

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Settimana sociale dei Cattolici italiani a Trieste: gruppi di lavoro tra i delegati. Foto Siciliani/Gennari-SIR

Quale volto del Paese è emerso dalla Settimana Sociale dei Cattolici italiani a Trieste? E quale contributo dal mondo cattolico può venire all’esperienza di un paese veramente democratico? La Democrazia infatti, al centro della riflessione dal 3 al 7 luglio; la città trasformata in un ininterrotto laboratorio ha riunito giovani e adulti, rappresentati dell’associazionismo cattolico, della cultura, dei sindacati, del mondo accademico che hanno a cuore il Paese e fondano il loro principio di impegno su Vangelo e Dottrina sociale della Chiesa.

 “In questo momento in Italia c’è sicuramente un grande disorientamento su quello che la politica fa; c’è una conflittualità che è ritenuta eccessiva e di fronte a volte alle schermaglie tra i partiti e tra i leader, i cittadini si rifugiano nel proprio privato perché non vedono la speranza. Ma questa mancanza di speranza non ci deve confondere; non dobbiamo pensare che i cittadini non desiderino più partecipare o non desiderino più un’offerta politica ricca. Evidentemente c’è il desiderio di testimoni, di unità, di cura per il bene comune che forse ancora oggi manca. Far crescere questa sensibilità anche tra chi già si impegna in politica è un modo per fare un servizio al Paese”. Così Sebastiano Nerozzi, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici; parole che fanno il punto rispetto a quanto emerso nei giorni scorsi dalle tavole rotonde, dai confronti, dai laboratori, dalle esperienze ecclesiali e politiche che sono confluite a Trieste.

Foto Siciliani/Gennari-SIR

La risposta, la prospettiva, è venuta da Papa Francesco.  Ospite atteso in chiusura di lavori, domenica mattina ha dapprima incontrato i circa mille Delegati alla Settimana sociale presso il Centro Congressi, quartier generale dell’evento; e poi il gran numero di fedeli (8.500) presenti per la messa in Piazza Unità d’Italia. Provocare le coscienze per suscitare impegno; perciò nel primo incontro con i delegati ha proposto la sua idea di democrazia e la possibilità di un discorso comune tra cattolici sulla Dottrina sociale della Chiesa, in particolare tra i giovani. “La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale”. “Come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata”. Poi l’appello: “Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”.

Il fondamento di ogni impegno resta una fede, che attinge all’esperienza dell’incarnazione, di un Dio che si fa uomo nel mondo: Francesco, nell’omelia, incontrando una più vasta assemblea ha chiesto “una fede che spiazza i calcoli dell’egoismo umano, che denuncia il male, che punta il dito contro le ingiustizie, che disturba le trame di chi, all’ombra del potere, gioca sulla pelle dei deboli. Quanti usano la fede per sfruttare la gente? Quella non è fede”. Richiamando le letture del giorno ha sottolineato: Fratelli e sorelle, questo è lo scandalo: una fede fondata su un Dio umano, che si abbassa verso l’umanità, che di essa di prende cura, che si commuove per le nostre ferite, che prende su di se le nostre stanchezze, che si spezza come pane per noi. Un Dio forte e potente, che sta dalla mia parte e mi soddisfa in tutto è attraente; un Dio debole, che muore sulla croce per amore e chiede anche a me di vincere ogni egoismo e offrire la vita per la salvezza del mondo, è un Dio scomodo”.

Non cala il sipario sulla Settimana Sociale; l’impegno dei cattolici è sui progetti e gli impegni scaturiti da questa cinquantesima esperienza collettiva che dall’inizio del ‘900 vive tra le pieghe della vita e alimenta il processo di civiltà del nostro Paese.

Foto Don Gregorio Alberto Urrego

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