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Tutti cresciuti con Totò. Ad Alife il tributo al Principe De Curtis con la nipote Elena, autrice dell’ultima raccolta di poesie ed inediti

Nella sala consiliare, domenica sera, oltre ad Elena Anticoli De Curtis, la cantante Marcella Torrente e l'attore Emilio Salvatore per un omaggio al grande poeta, drammaturgo e paroliere napoletano

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Si è svolta nell’aula consiliare di Alife domenica 7 luglio la presentazione di Totò il principe poeta” raccolta di poesie edite e inedite di Antonio De Curtis. È stata questa l’occasione per conoscere la nipote, Elena, curatrice del volume insieme a Virginia Falconetti .
Nel raccontare il principe della risata, tutti, dalla cantante Marcella Torrente, all’attore Emilio Salvatore, passando per la moderatrice Maria Cioffi, si sono detti intimoriti di non essere all’altezza tanto è viva, nell’immaginario collettivo, la grandiosità di Totò.
Non è facile raccontarlo senza cadere nelle banalità e nei luoghi comuni, non è semplice recitare e non temere il confronto. La chiave di volta l’ha fornita Emilio Salvatore, attore alifano, “Dimentichiamo per un attimo Totò, la sua recitazione. Questa è la mia personale interpretazione de A’ livella, rispecchia il mio sentire” ha affermato prima di iniziare a declamare la sua più nota poesia.
“Mio nonno è conosciuto quasi solo per A’ livella, ma ha scritto oltre settanta poesie. È stato autore di canzoni, non solo Malafemmena, e si occupava anche delle musiche. Non era un musicista, ma aveva orecchio e dettava la melodia a un musicista che la trasformava in note” le parole di Elena Alessandra Anticoli De Curtis, la figlia minore di Liliana, unica figlia di Totò. Ci ha svelato il lato umano, Elena, le sue debolezze, la sua intimità. “Quando conobbe mia nonna lei era in congedo dal collegio, perché come lui era figlia di N.N. Così, all’improvviso le chiese ‘Lei hai mai pensato di sposarsi?’ Lei rimase stranita, ma da lì era già nato qualcosa”.
Totò infatti, nato da una relazione extraconiugale con un nobile decaduto, fu riconosciuto solo da adulto. Tanto aveva sofferto questo suo anonimato che si fece adottare da un altro nobile: aggiungere cognomi nobili al suo nome sembrava il riscatto di cui aveva bisogno, anche se “Signori si nasce”.
Persino a ognuno dei suoi animali attribuiva un titolo nobiliare: marchese, conte, duca. Gli animali meritano i titoli più degli essere umani, ribadiva. “Era un uomo molto geloso, a mia nonna piaceva prendere il sole sugli scogli e lui la mandava con Dick, il suo amato cane lupo. Così sapeva che quando abbaiava qualcuno le si avvicinava. Un giorno le chiese ” Ma tu stai con me perché mi ami o perché sei mia moglie?” Lei rispose ‘Perché ti amo’ e allora si lasciarono perché voleva un amore libero da ogni convenzione. Il suo ultimo pensiero fu per lei, se non fosse morto così presto forse si sarebbero ricongiunti”.
“Ho riorganizzato i suoi scritti secondo i suoi grandi amori, Napoli, Donne, Animali, Il pensatoio, il luogo in cui di notte scriveva, le canzoni e Uomini e caporali” aggiunge.
Quando recita le poesie si scusa per il napoletano, ci sta lavorando, d’altronde è cresciuta tra Roma e il Sudafrica dove sua madre “evase”, letteralmente dopo la morte di Totò. Il loro era un rapporto fortissimo, simbiotico e aveva bisogno di cambiare continente per ricominciare. Nel suo volto si intravedono i tratti di suo nonno e questo rende ancora tutto più suggestivo. La cornice perfetta a questa serata sono le locandine d’epoca e la cinemobile di Giovanni Fappiano. Questo è l’omaggio di Alife al grande Totò, anima nobile e malinconica del cinema italiano.
L’evento è stato organizzato dai borghi di lettura, con il supporto di Antonio Alterio, referente dei Borghi di Lettura di Telese e del Sannio, del Comune di Alife, in particolare l’assessore alla cultura Luca Frattolillo.

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