La storica Fiera della Maddalena torna ni consueti giorni 21 e 22 luglio a Caiazzo; non è più il mercato di animali ed attrezzi agricoli delle origini, ma pur mutando i gusti e le abitudini, una forte volontà – merito dell’Amministrazione e di quanti gravitano intorno all’organizzazione – ha recuperato e tiene salda la radice originaria dell’evento. In questa edizione lo confermano le due presentazioni dei libri di cui ci parla l’autore dell’articolo Aldo Cervo.
Aldo Cervo – I libri, come è noto, hanno una loro fiera: quella che annualmente si tiene a Torino. Quella di Caiazzo, dalla notte dei tempi riguarda l’agricoltura, e l’artigianato all’agricoltura connesso. La “compatibilità” – con essa – dei libri da presentarsi i prossimi 20/21 luglio in palazzo Mazziotti la si può leggere nelle tematiche che gli autori affrontano. E già i titoli ne costituiscono delle tessere di identità.
Il primo, in ordine di presentazione, è Attrezzi e mezzi contadini, tra memoria e storia, di Raffaele Mone (sabato 20 luglio, 18.30); il secondo, di Alberico Bojano (21 luglio, 18.30), reca in copertina – come a renderne visivo il contenuto – un gregge di ovini, con, a titolo, La ricchezza delle pecore, Clero, matrimoni e fame nel Settecento sul Matese.
Il lavoro di Mone, che riporta in chiusura una bibliografia essenziale, affida alla sicurezza della carta stampata la ricostruzione di quella civiltà rurale che verso la fine degli anni ’50 dello scorso secolo, cominciò a essere scalzata dall’avvento della tecnologia. Irruppero in quegli anni nella gestione anche delle piccole e medie aziende agrarie innovazioni che condannarono alla sparizione progressiva, inarrestabile di plurisecolari attrezzi da lavoro, di animali da tiro, di metodi di trattamento dei terreni, con ricaduta anche sul tessuto sociale del tempo. Intanto s’incentivava l’industrializzazione del Nord, e con essa il miraggio del posto fisso in fabbrica, donde l’inizio dello spopolamento delle campagne del Sud. L’istituto della Famiglia andò in crisi, ed in crisi andarono anche il rapporto relazionale tra generazioni, e quelle forme solidali, collaborative tipiche di ogni buon Vicinato: una rivoluzione dunque non soltanto tecnologica ma anche socioantropologica (scarica la locandina).
Lo Studio di Boiano, corredato dall’indice dei nomi e quello analitico dei luoghi, si costituisce di una prima parte, intorno alle 50 pagine, nella quale, partendo dalle radici sannitiche dell’area matesina (bella l’immagine della montagna come elemento orografico unificante), si vanno a indagare gli insediamenti di Ordini religiosi (i Cistercensi), la realizzazione di edifici di Culto, la realizzazione di aziende agrarie (le grange), donde poi la nascita e il consolidarsi del primo nucleo abitativo di San Gregorio. Quel che segue, ed è il grosso del volume, legittima ampiamente il titolo soffermandosi con ampiezza di riferimenti sulla vocazione pastorizia del paese, colta ed approfondita nell’intraprendenza di coraggiosi pionieri locali della transumanza (scarica la locandina).
Entrambi i testi, sui quali ci sarebbe ancora tantissimo da dire, sono da raccomandarsi alle giovani generazioni per un recupero di quel passato, che fu dei loro avi, dal quale sono state scollate dalla voragine prodotta – per dirla col Mamiani – dalle “magnifiche sorti e progressive”. Essi – i lavori, dico – costituiscono un’eccellente cornice culturale di una fiera, nata come tutte le altre in età medievale, che ancora resiste all’aggressione di una irriverente modernità.