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“La tomba di Agrestino a Pompei, emozione in tempo reale”. L’intervista alla prof.ssa Maria Chiara Scappaticcio

La scoperta della tomba di Numerio Agrestino, tribuno militare e prefetto degli Autorigoni racconta molto di più di una scoperta archeologica. Il futuro degli scavi; il lavoro integrato tra Università e Parco archeologico: i temi affrontati con la prof. Scappaticcio della Federico II interprete dell'iscrizione emersa e ufficializzata lo scorso 16 luglio

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Nata a Piedimonte Matese, Maria Chiara Scappaticcio lascia la città d’origine in giovanissima età per gli studi universitari: dopo la Laurea per lei sarà un crescendo di esperienze nazionali ed europee; ricerche e pubblicazioni, fino all’attuale carriera universitaria che la vede Professore ordinario di Lingua e letteratura latina all’Università Federico II. Tra le esperienze del momento, che ne attestano la professionalità e le competenze, la collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei che l’ha resa protagonista, insieme al team di archeologi e funzionari, della scoperta della sepoltura pubblica di Numerio Agrestino (l’articolo): tra lei la Direzione del sito oggi è siglato un vero e proprio partenariato che ha per oggetto lo studio della testualità pompeiana. Docenza è ricerca, il motto con cui coniuga e spiega il suo primario impegno, che è l’insegnamento, e il continuo perfezionamento professionale che diventa contributo al mondo della cultura. Nell’intervista ci racconta le fasi dello scavo; il valore storico che assume la scoperta, le sue radici e qualche curiosità sul futuro di Pompei. 

Come si inserisce la sua esperienza professionale nelle attività del Parco Archeologico di Pompei?
E’ da tempo che lavoro sui testi della letteratura latina trasmessi attraverso supporto archeologico, papiri o lapidi, secondo la prospettiva di studiosa di storia e letteratura. Naturalmente noi docenti universitari, oltre a fare didattica, facciamo ricerca; didattica è ricerca come più volte ho sottolineato; pertanto, si sono perfezionate le specializzazioni e le competenze che mi hanno portata ad avere un ruolo di collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei. Si tratta di una vero e proprio ponte scientifico, un partenariato proficuo e arricchente da entrambe le parti. Seppur il parco disponga di figure competenti, si è scelto questa formula collaborativa.

In cosa consiste esattamente il suo lavoro?
Mel momento in cui durante gli scavi emergono scritture in lingua latina sono contattata dal Direttore del Parco archeologico Gabriel Johannes Zuchtriegel al quale devo veramente molto per la fiducia accordatami perché mi concede la visione di materiali inediti e quindi preziosi; nell’immediato mi vengono inviati testi e immagini; poi verifico la scrittura direttamente sul luogo del ritrovamento confrontandomi con gli archeologi; segue la fase di studio, di ricerca e di interpretazione dei testi.

Cosa rappresenta la recente scoperta ai fini della ricerca storica condotta su Pompei e le aree circostanti?
La mia risposta è subordinata al mio settore di competente e alla esperienza. La scoperta della tomba di Agrestino è particolarmente importante perché si tratta di una tomba pubblica realizzata per un personaggio che aveva avuto una carriera politica molto particolare, in parte vissuta in Spagna.  Il dato storico più importante è aver documentato la presenza di una Prefettura, quella degli Autorigoni, di cui fino ad ora non vi era alcuna fonte, se non in Strabone. Uno dei valori aggiunti che rende questa tomba particolare è la sua connotazione monumentale, “a schola” sita nell’area urbana, diversamente dalle comuni sepolture realizzate fuori dal perimetro cittadino: segno evidente del cursus honorum di Agrestino, uomo di valore a Pompei, e figura di riferimento in Spagna al tempo di Augusto. Dal mio punto di vista la cosa importante è ancora un’altra: il fatto che Agrestino Equitio sia stato nella penisola Iberica e poi è tornato a Pompei dove verosimilmente è morto ci dice anche di connessioni – inattese – tra parti dell’Impero; siamo di fronte ad un quadro complesso dell’antichità che conosciamo attraverso il microcosmo di Pompei, un contesto di mobilità estrema in cui le persone erano più connesse di quanto possiamo immaginare.

Pompei si conferma città di riferimento nel mondo antico. È così?
Una delle cose più significative in questa vicenda è il nome della moglie di Agrestino, Barcilla, piccola barca: si tratta di nomi strettamente connessi con la Spagna che attestano l’apertura di Pompei verso il Mediterraneo che diventava palcoscenico per brillanti carriere politiche e militari.

Quanto tempo è durato il vostro studio, dal rinvenimento dell’iscrizione alla sua definitiva lettura? 
La campagna di scavo è iniziata moltissimo tempo fa, un anno circa ed è andata avanti a fasi più o meno alterne; negli ultimi mesi ha subito un’accelerazione e a maggio i risultati che poi sono stati resi noti. Il Direttore in tempo reale mi aggiornava di quanto accadeva finché ho raggiunto Pompei quando la grande scrittura è venuta fuori. Insieme abbiamo visitato lo scavo ma da una prima lettura ci siamo accorti che mancava qualcosa.
Gabriel Zuchtriegel, che è un Direttore di grande esempio, in quel momento  ha scavato personalmente e abbiamo verificato il resto dell’iscrizione che serviva a completare la lettura. È stata un’emozione indescrivibile.

Accanto al suo, compare anche il lavoro del prof. Della Rosa…
Esatto, perché si lavora nel totale rispetto delle competenze altrui. Studiare il cursus di un uomo politico richiede le conoscenze di uno storico; a allora se il lavoro di scavo e di lettura è stato fatto egregiamente dagli archeologi, dal funzionario degli Scavi Giuseppe Scarpati – eccellente collega – la parte esegetica e onomastica è toccata a noi per completare il lavoro e consegnarlo alla comunità.

Il cantiere sempre aperto di Pompei conferma che Dobbiamo aspettarci ancora  sempre qualcosa di nuovo dall’antico sito sommerso dal Vesuvio nel 79 d.C. ? È così?
C’è ancora tanto da scavare a Pompei; c’è ancora lavoro per le prossime tre o quattro generazioni di archeologi. Tra le campagne di scavo ce ne sono alcune in collaborazione con Università; altre, quelle più consistenti vedono impegnato il personale del Parco e sono almeno quattro.  Le sorprese verrano fuori in modo continuo.

Una figlia del Matese e una straordinaria carriera. Cosa porti delle sue origini nella tua esperienza di così largo respiro?
Le origini solitamente le vivo; le racconto poco. Devo molto alla mia famiglia che mi ha permesso di studiare e aiutata nel percorso che mi sono costruita…. Sono andata via molto giovane – a 17 anni –  come tanti della mia generazione che hanno studiato fuori ed hanno trovato lavoro altrove: questo oggi mi fa sentire piedimontese di nascita ma cittadina dell’Europa, senza dubbio con il bagaglio di valori che abbiamo ricevuto da bambini in determinati contesti e che mi hanno aiutata in alcune fasi della vita.

Leggi l’E-Journal, la rivista ufficiale del Parco Archeologico di Pompei. Clicca
L’arrivo della prof.ssa Scappaticcio sullo scavo della tomba di Agrestino

 

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