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Pompei. Porta anche la firma della matesina Maria Chiara Scappaticcio l’ultima scoperta al Parco archeologico

Durante i lavori di risanamento della nuova Biblioteca del Parco, rinvenuta una tomba la cui iscrizione che attesta per la prima volta in maniera ufficiale il potere di Roma sulle popolazioni degli Autorigoni nella penisola iberica e il ruolo di Pompei nel Mediterraneo

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Porta anche la firma di una piedimontese l’ultima scoperta nel sito archeologico di Pompei (frutto di un eccellente lavoro di squadra) che ha restituito alla visione degli esperti una tomba pubblica la cui iscrizione – questa la particolarità – attesta non solo la solidità del potere di Roma nella penisola iberica, e su una popolazione sottomessa, ma anche  l’onore reso ad un cittadino rientrato a Pompei dopo il suo servizio politico. E ne comprenderemo il motivo.

Ad aver rivelato il significato dell’iscrizione è stata Maria Chiara Scappaticcio, professore ordinario di Lingua e Letteratura latina all’Università Federico II; con lei Alberto Dalla Rosa, professore ordinario di Storia Romana all’Université Bordeaux Montaigne. A dare notizia dei risultati la rivista ufficiale del Parco archeologico di Pompei E-Journal che aggiorna in tempo reale su tutte le scoperte del sito, e di rimando il Ministero della Cultura con un comunicato.

Durante la realizzazione di un’intercapedine nell’edificio di San Paolino, nuova sede della Biblioteca del Parco archeologico, gli addetti ai lavori si sono imbattuti in una tomba a forma di semicerchio tipica di quest’area (tombe “a schola”), esattamente una panchina emiciclica in tufo decorata alle estremità con zampe di leone. Agli esperti Scappaticcio e Della Rosa – subentrati al lavoro di scavo degli archeologi – il compito di ricostruire e collocare nel tempo la storia dell’uomo, destinatario di questa sepoltura: si tratta di N. Agrestinus Equitius Pulcher “praefectus Autrygonum”, è questo il titolo su cui si è concentrata in particolare l’attenzione degli studiosi perché per la prima volta è confermato il dominio dell’Impero sulla popolazione degli Autorigoni di cui si aveva cognizione ma non ancora attestazione. Parliamo di cittadini delle regioni settentrionali della penisola iberica dove Augusto tra il 29 e il 19 a.C. era stato impegnato nelle “guerre cantabriche” per completare l’occupazione della Spagna. E Agrestino Equitio, stando al testo che lo celebra, ebbe in quella terra il ruolo di controllo dei territori.

Poche lettere – così avviene per le iscrizioni – quelle in cui si è imbattuta la prof.ssa Scappaaticcio una volta interpellata dalla Direzione degli Scavi con cui detiene rapporti proficua collaborazione.
N(umerio) AGRESTINO N(umerii) F(ilio) EQUITIO PULCHRO TRIB(uno) MIL(itum) PRAEF(ecto) AUTRYGON(um) PRAEF(ecto) FABR(um) II D(uum) V(iro) I(ure) D(icundo) ITER(um) LOCUS

Il testo continua in lettere più piccole posizionate al di sotto, al centro dello schienale: SEPULTURAE DATUS D(ecreto) D(ecurionum)

La traduzione che ne è scaturita aiuta a capire chi sia stato questo uomo e la volontà della Città dopo la sua morte, di tributargli ogni onore attraverso una degna e solenne sepoltura nell’area urbana:
A Numerius Agrestinus, figlio di Numerius, Equitius Pulcher, tribuno militare, prefetto degli Autrygoni, prefetto del genio militare, Duumvir per la giurisdizione (ovvero detentore della magistratura più alta nella città di Pompei) per due volte, il luogo della sepoltura (fu) dato su decreto del consiglio della città.

A Pompei, il nome di Agrestino è presente anche su un altro monumento funebre, destinato a lui e alla moglie e probabilmente edificato prima della morte dell’uomo (gli studi confermano che si tratta dello stesso Agrestino). Gli impegni degli archeologi, oltre a musealizzare lo scavo appena riportato in luce, sarà quello di individuare se il corpo del praefecto sia stato sepolto con la moglie o effettivamente nel mausoleo pensato esclusivamente per lui. Tra i risultati del momento, come riporta l’E-Journal, la conferma che al momento dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. il mausoleo era in parte ricoperto da stratificazioni del suolo urbano.

Pompei dopo la scoperta ufficializzata il 16 luglio, si attesta nuovamente luogo narrante: ancora tante le pagine di storia da portare in superficie; in quasi tutte è confermato il valore della città come centro di potere, di vivacità politica e culturale, di riposo, meta designata per lunghe o brevi soste, per lo svago e gli affari.

L’intervista alla prof.ssa Maria Chiara Scappaticcio. Clicca.

Foto Ministero della Cultura

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