Noemi Riccitelli – Non il tradizionale biopic, non l’ennesimo profilo ammantato di fin troppo facile e, spesso, costruita sacralità.
Padre Pio, il nuovo film del regista americano (ma di origini italiane) Abel Ferrara, è al cinema dal 18 luglio.
Una pellicola dallo storico peculiare: infatti, presentata in anteprima, nel 2022, durante le “Giornate degli autori” alla Mostra del Cinema di Venezia, e ora nella recente edizione del Taormina Film Festival, ha finalmente trovato la sua distribuzione nelle sale italiane.
Protagonista, nelle vesti del “santo di Pietrelcina”, è Shia LaBeouf, il quale per prepararsi al ruolo ha vissuto per qualche tempo in un Convento di Frati Minori Cappuccini, dichiarando in seguito di essersi convertito al cattolicesimo.
Nel film compare anche l’attore matesino Piergiuseppe Francione, il quale ha già collaborato con Ferrara anche in altri progetti.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, la condizione sociale è particolarmente delicata nel Gargano.
A San Giovanni Rotondo, i superstiti del conflitto e le famiglie di contadini locali si trovano a resistere alla miseria, alle malattie, alle morti e tutto ciò fa sì che l’insoddisfazione e lo sdegno nei confronti dei signori locali, impassibili alle richieste del popolo, si amplifichino fino ad arrivare allo scontro.
È in questo contesto che Francesco Forgione, padre Pio (Shia LeBeouf), giunge in un convento locale, e la sua tormentata interiorità, in cerca di pace nella fede, si mescola a quella del luogo.
L’ispirazione di Abel Ferrara si è più volte soffermata sull’idea di religione e i concetti di peccato e redenzione, e in Padre Pio viene confermato questo filone in cui, infatti, la storia di fede si intreccia con una realtà molto dura, prosaica, come del resto è stata quella di Gesù Cristo.
Non a caso, lo stesso regista ha definito Padre Pio “un secondo Cristo, un Cristo italiano”.
Tuttavia, come già sottolineato, il film ha poco a che fare con superficiali agiografie: Ferrara, insieme allo sceneggiatore Maurizio Braucci, che con lui ha già lavorato per Pasolini nel 2014, oltre ad aver firmato molteplici e brillanti sceneggiature di premiati film italiani (tra le più recenti, Palazzina Laf di Michele Riondino, ma anche Martin Eden di Pietro Marcello, Gomorra di Matteo Garrone), ha costruito la narrazione in due prospettive, quella più personale dell’uomo-santo e quella politica di un popolo che cerca riscatto.
Particolare attenzione, infatti, è data al contesto storico del periodo, con il racconto e la ricostruzione delle vicende che hanno segnato la San Giovanni Rotondo del Biennio Rosso: il focus è sull’eccidio avvenuto nel paese il 14 ottobre del 1920.
Alcuni rappresentanti del Partito Socialista, dopo aver vinto le elezioni, vengono uccisi da un gruppo di carabinieri che impediscono loro l’accesso al municipio.
Una vera e propria strage, che conferma l’abuso di potere da parte della borghesia del luogo, sostenuto anche dalla connivenza con le forze dell’ordine e i rappresentanti della chiesa locale.
Le sequenze dedicate a Padre Pio sono parimenti profonde, e pur non mostrando mai il suo coinvolgimento negli scontri del posto, la figura del frate è associata a quegli stessi avvenimenti, a quelle persone, quasi come se il suo sentire andasse di pari passo con gli impulsi, le azioni del popolo di San Giovanni Rotondo.
Di impatto, certamente, l’interpretazione del protagonista Shia LaBeouf, il quale oltre ad una notevole somiglianza fisica con il santo da giovane, mostra soprattutto una vivida partecipazione che riesce a trasmettere emozioni contrastanti al pubblico.
Tuttavia, la scelta del cast di Padre Pio risulta particolarmente idonea e appropriata, con volti peculiari, realistici, non patinati, che ben si confanno anche alla natura di quei luoghi e tempi, come se vi fossero sempre appartenuti: tra questi, Asia Argento, Marco Leonardi, Salvatore Ruocco, Luca Lionello e il summenzionato Piergiuseppe Francione.
Padre Pio rappresenta una visione di indubbio interesse per l’inedito racconto riguardo il profilo del protagonista eponimo, inoltre, l’occhio acuto su fatti storici poco noti e ricordati ne impreziosisce lo sviluppo.