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Alife, “Vere Xystus”, la pubblicazione sul patrono: come restaurarne nel cuore dei fedeli l’immagine e la testimonianza

Dal restauro ultimato lo scorso ottobre del più antico affresco raffigurante il papa santo, patrono di Alife e della Diocesi di Alife-Caiazzo, è scaturito un approfondimento storico e pastorale a firma di don Emilio Salvatore. Ha preso parte alla presentazione don Roberto Guttoriello vicario per l’Amministrazione e i Beni Culturali delle diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca

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Gianluca De Vizio – Si è tenuta ieri sera, nella splendida cornice della Cattedrale di Alife, la presentazione del volume Vere Xystus, ossia come restaurare in noi la vera immagine di San Sisto, curato da Don Emilio Salvatore e pubblicato grazie al contributo del prof. Michele Cuomo in memoria del figlio Gaetano. Durante la presentazione è intervenuto Don Roberto Guttoriello, vicario per l’Amministrazione e i Beni Culturali delle diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca, incaricato regionale del settore Beni Culturali ed Edilizia di Culto e membro del Comitato per la valutazione dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Cita la Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II (1999) in apertura del suo intervento per ricordare che “il recupero della memoria è segno di evangelizzazione” e quindi il valore di un restauro che sempre esprime attenzione per un passato che “racconta quello che noi siamo; le nostre ansie, le nostre preghiere. In esse si sono riconosciuti i nostri avi (…) ed esse ci restituiscono la nostra condizione culturale e religiosa”. L’immagine del Papa Santo è vivido richiamo all’unità, alla comunione, e in questo caso – specchio di una religiosità primitiva, temporalmente più vicina a Cristo, tanto da consegnarci un San Sisto giovane, che esprime la freschezza dell’esperienza cristiana e tutto il suo entusiasmo. Caratteri che mutano a seconda delle epoche in cui i Pontefice Sisto pur apparendo ieratico e solenne, anziano, conferma il primato della successione apostolica (vai al video).

Obiettivo del volume è quello di portare alla luce il vero volto del papa e martire Sisto, ciò che esprime veramente la sua natura di Pastore, guida del gregge. Come sottolinea l’autore, “non so quanti siano interessati a conoscere il vero volto di San Sisto I. Naturalmente non si tratta solo del volto fisico ma piuttosto della fisionomia morale o spirituale del personaggio”.

Quello presentato ieri è un volume che nasce per condividere una immagine nuova, un volto nuovo del Santo protettore di Alife: il restauro della Fenestella Confessionis – la più antica immagine di San Sisto presente nel territorio alifano – collocata nell’altare della Cripta della Cattedrale di Alife, quell’apertura che aveva anzitutto una funzione pratica: permettere ai fedeli di avvinarsi ai sacri sepolcri il più possibile.

Volendo dare delle coordinate cronologiche è possibile dire che il Conte Rainulfo II, dopo il terremoto del 1125, si stava impegnando per la ricostruzione della città e della nuova Cattedrale. Dopo aver ottenuto le reliquie del Santo Protettore è presumibile fosse stato realizzato un altare con la fenestella confessionis, proprio per custodire le reliquie di San Sisto. N. Giorgio la considera una antichissima dipintura; il prof. L. Cielo la considera di impianto vagamente cinquecentesco. Nel mezzo si pone un ulteriore dato storico e una più comoda collocazione stilistica dell’opera, in linea con i dettami del tempo: nel 1475 il vescovo Antonio Moretta rimasto sulla cattedra alifana per 25 anni, porta a termine la ricostruzione della Cattedrale dopo il terremoto del 1456 (vai al video).

Il restauro della fenestella confessionis è stato eseguito dalla dott.ssa Paola Marraffa, che ci ha offerto molte informazioni su questo affresco.  L’immagine del Santo occupa lo spazio di fronte (o,85 x 0,72 m); l’arco all’interno dell’edicola è dipinto (1,80 x 0,55 m).

In questa parentesi storico-artistica, non poteva mancare l’intervento delle nuove tecnologie, in modo particolare dell’intelligenza artificiale. Grazie al lavoro competente dell’esperto Pietro Cornelio, è stata offerta una ricostruzione dell’affresco: sull’opuscolo infatti sono confrontate l’autentica immagine e quella “aggiornata” dal digitale. Questa procedura ci ha consegnato un risultato che ha arricchito di umanità l’immagine riemersa dalla corrosione del tempo. Un importante aiuto è stato dato dal prof. Marcellino Angelillo per la realizzazione del testo presentato e per il materiale fotografico.

Evidente è stata la soddisfazione del parroco, don Pasquale Rubino, che ha offerto la propria disponibilità per i progetti di restauro e di documentazione.

Una iniziativa culturale che si inserisce nel programma dei festeggiamenti di quest’anno, con la speranza che sempre più persone possano investire tempo e competenze per nuovi studi sulla nostra storia locale, spesso poco valorizzata e talvolta poco conosciuta.

Video Fernando Occhibove (canale YouTube)

 

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