A Castello del Matese, nella chiesa parrocchiale di Santa Croce, sabato 17 agosto si è tenuta la presentazione del restauro del dipinto murale “San Nicola di Bari resuscita i tre fanciulli” (sec. XIX) finanziato dalla famiglia Fidanza residente a New York in memoria del familiare defunto Raffaele. A presentare il lavoro il parroco don Antonio Rinaldi e una delle restauratrici Sara Gambella; nell’intervento del Vescovo Mons. Giacomo Cirulli, oltre che la gratitudine nei confronti della famiglia Fidanza che ha sostenuto le spese del lavoro, l’invito alla comunità locale (come a tutte le comunità parrocchiali) a sentirsi responsabile della conservazione e della promozione de patrimonio storico-artistico custodito in chiese e cappelle contribuendo con la firma dell’8xMille alla Chiesa Cattolica che grazie a questo modalità di partecipazione popolare garantisce nel tempo la conservazione e la fruizione dei beni culturali ecclesiastici (che in Italia costituiscono la gran parte del patrimonio culturale).
Castello, patrimonio di arte
Siamo nel centro storico del piccolo borgo matesino, nella chiesa madre, a cui si giunge dall’ingresso del paese seguendo la principale strada che lo attraversa mentre ai lati si snodano scale e vicoli. Un borgo che deve la sua ricchezza, oltre al paesaggio montano circostante e al suo naturale affaccio sulla valle pedemontana, ad una serie di monumenti sacri come la chiesa di Santa Maria della Grazie, la chiesa di Sant’Antonio, quella di Sant’Agostino e la Cappella del Purgatorio. La chiesa di Santa Croce, edificio originario del X secolo ricostruito in stile barocco dopo il terremoto del 1688 custodisce oggi una serie di opere del medesimo periodo e l’affresco moderno “Esaltazione della Croce” del pittore napoletano Gaetano Bocchetti”. Tra le opere, il dipinto murario che è tornato a risplendere dopo il restauro realizzato tra ottobre e dicembre 2023.
Il restauro e i risultati del lavoro
I lavori hanno seguito il consueto iter: la supervisione e l’autorizzazione dell’Ufficio Beni Culturali ed Edilizia di culto della Diocesi di Alife-Caiazzo; il controllo in itinere della Soprintendenza Belle arti e Paesaggio delle province di Caserta e Benevento; l’esecuzione del restauro delle restauratrici Viviana Tacchi e Sara Gambella su progetto esecutivo della stessa Tacchi e di Ilaria Liguori. Lo stato di conservazione dell’opera ha reso necessaria la spolveratura e la lettura delle condizioni del dipinto attraverso la tecnica non invasiva ai raggi UV al fine di scorgere aggiunte di colore postumo alla prima realizzazione e quindi coglierne l’aspetto originario. Si tratta di un lavoro realizzato con tecnica a secco e a fresco su un primo strato di malta grossolana e un sottile strato di intonaco successivo; lo studio degli strati di lavoro ha permesso di individuare fasi di lavoro ad incisione ed altre a pennellate più spesse e rugose su sfondo, paesaggi e panneggi. Il maggior nemico del dipini i fumi e l’umidità che hanno provocato di sicuro la variazione del colore ma in molti casi anche pesanti lacune le cui integrazioni sono state realizzate secondo moderne tecniche e pennellati rimovibili in occasione di eventuali restauri futuri.
Il senso di appartenenza
Un’opera di forte valore identitario per una serie di motivi: il primo è quello legato al diffusissimo culto di San Nicola di Bari (270-343), vescovo di Myra che tanto nel mondo cattolico che in quello ortodosso vive attraverso forme di religiosità popolare più o meno intense; il secondo scaturisce dal legame tra la famiglia Fidanza residente a New York e il paese d’origine Castello del Matese: la scelta di offrire la spesa del restauro oltre che per onorare la memoria di un caro defunto scomparso di recente, si lega a quel debito morale (di valori e di affetti) che ogni emigrato sente con il paese da cui proviene. Una forma di mecenatismo un tempo più vivace e sentita da parte dei figli delle piccole comunità locali, sia residente che emigrati, ma oggi meno frequenti. Aspetto su cui il vescovo Mons. Giacomo Cirulli – ringraziando per la generosità del gesto – si è soffermando per ribadire come la tutela e la conservazione del patrimonio culturale italiano, presente nei luoghi sacri come la chiesa di Santa Croce a Castello del Matese, passi attraverso il senso di responsabilità dei fedeli tra i primi custodi del luogo in cui vivono. Il Pastore ha chiarito come la Chiesa cattolica italiana oggi si fa garante della tutela di tale patrimonio mettendo a disposizione competenze e risorse e investendo per tale fine larga parte dell’8xMille di cui è destinataria: parole da cui è scaturito l’invito a sostenere tutti – credenti e non credenti – l’impegno della Chiesa a tutela del patrimonio artistico italiano che racchiude valori storici, ideali morali e spirituali, esprime la bellezza e la creatività dell’arte ed è forza motrice del turismo in Italia ad ogni livello.