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Nei riti settennali di Guardia Sanframondi, dove il sangue non è tutto

Cammino di fede, ricerca dell'essenziale, interiorità, storia e tradizioni: nei giorni dell'Assunta il mondo si affaccia su Guardia Sanframondi, il paese sannita dei Riti settennali di penitenza in onore della Vergine Maria

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Il sangue non è tutto, ma parte del tutto in cui per diversi giorni si intersecano preghiera, silenzi, litanie, canti, messe, confessioni, odore e schizzi di vino che allevia le ferite, abiti di scena, camici e cappucci, croci, corone di spine, scene dei “misteri” tra antico e nuovo testamento e storie di santi; acqua per soccorrere nelle fatiche, sedie sulle porte e porte spalancate all’accoglienza di curiosi, turisti, pellegrini e figuranti del grande evento. Ma l’unica protagonista in questo susseguirsi di sacralità e tradizioni è la Vergine Assunta: è in suo onore che si celebrano i Riti Settennali di penitenza.

Siamo a Guardia Sanframondi in provincia di Benevento dove, nei giorni che seguono la festa dell’Assunta ci si prepara ad un evento unico, di portata internazionale, oggi patrimonio immateriale della Regione Campania, oggetto di studi accademici: l’esperienza che unisce storia, tradizione, pietà popolare, spiritualità e socialità. Il 25 agosto è la data in cui i Riti Settennali hanno raggiunto il momento più intenso di un percorso spalmato nei giorni e nei mesi precedenti. Esperienza totalizzante per la comunità guardiese; esperienza non circoscritta ad un tempo, ma inserita nel Tempo e nell’arco della vita di ogni cittadino.

Sono i riti “ecclesiali” come tengono a specificare i guardiesi – laici ed ecclesiastici – sfatando e smontando l’idea che si tratti di sola tradizione storica o più spettacolarmente di folklore che asseconda la curiosità del pubblico; sono momenti di vita ecclesiale, di compartecipazione ai misteri della vita di Cristo, sono espressione del primato di Dio nella vita dei fedeli: tra i numerosi libri pubblicati sui Riti, si fa notare in questo 2024 quello firmato dai sacerdoti don Fausto Carlesimo e don Nicola Pigna, generazioni distanti e diverse ma convergenti sul valore sacro e antropologico di questo patrimonio. Un primo tomo, il loro lavoro a quattro mani, che intende crescere e arricchire, integrare e migliorare la conoscenza dei fatti, suscitarne il rispetto, consolidarne il valore. Un vero e proprio vademecum per i più esperti e per i principianti, per chi dubita o per chi ha fede: “i riti ci richiamano a recuperare il primato di Dio nella nostra quotidianità e ad ancorarci alla sua Parola, insostituibile evento di grazia”, scrivono gli autori rasserenando e accompagnando . Un primato che qui a Guardia trova disponibilità in ogni gesto, ritualità e iniziativa legata ai riti: nel silenzio composto di chi prepara le spugnette di sughero e spilli dei battenti, nel procedere solenne e composto dei “Misteri” che interpretano antico e nuovo testamento e storie di vita cristiana (quest’anno davanti alla statua dell’Assunta non è mancato il beato Carlo Acutis, perché i Riti parlano di ieri ma anche di oggi), nella partecipazione alle preghiere e alle veglie, al sacramento della confessione, alle messe, alle missioni popolari che precedono questo tempo.

Poi la penitenza, particolarmente discussa dai “forestieri” visibile nei gesti dei battenti e disciplinanti o in quella corona di spine posta sul capo di chi partecipa alle processioni oltre ad una corda incrociata sul dorso (anche il clero indossa questi segni), ma penitenza è anche la posa fissa dei figuranti che per ore assumono un ruolo e la massima visibilità: essa non è mortificazione del corpo ma parte integrante di un percorso di fede che assume sfumature diverse, che esprime la prontezza e la libera volontà di un gesto forte che purifica, alleggerisce, fortifica: prove dietro le quali si nasconde un voto, un impegno, una supplica, il richiamo storico a quel giorno di molti secoli fa in cui solo osandosi battere il petto, i guardiesi che rinvennero la statua dell’Assunta riuscirono a sentirne più leggero il peso e portarla in paese.
La ciclicità dei riti, ogni sette anni, è lo strappo con il passato affinché il domani sia più santo, più uniforme, meglio plasmato sulla vita del figlio di Dio, dei martiri, dei santi…di Maria.

Il silenzio, nei Riti, è la prima e l’ultima parola.

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