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Medjugorje: esperienza spirituale con “frutti positivi”. Ulteriore chiarezza da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede

I presunti veggenti “non più mediatori centrali”. L'esperienza spirituale che si compie presso il luogo ormai divenuto di culto mariano, non è strettamente vincolato al credere o meno ai messaggi affidati alla veggenza

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“È arrivato il momento di concludere una lunga e complessa storia attorno ai fenomeni spirituali di Medjugorje. Si tratta di una storia in cui si sono susseguite opinioni divergenti di Vescovi, teologi, commissioni e analisti”, si apre così la nota del Dicastero per la Dottrina della Fede, approvata da Papa Francesco che porta il titolo “La Regina della Pace” (leggi testo integrale).

Quella che ormai avviene nella cittadina di Bosnia ed Erzegovina viene definita un’esperienza spirituale con “frutti positivi”, separata però dall’esperienza dei presunti veggenti, “i quali non sono più da percepire come mediatori centrali”.

“Sebbene nell’insieme dei messaggi legati a questa esperienza spirituale troviamo tanti elementi positivi che aiutano a cogliere la chiamata del Vangelo, certi messaggi – secondo l’opinione di alcuni – presenterebbero delle contraddizioni o sarebbero legati a desideri o interessi dei presunti veggenti o di altre persone”, si legge nel documento diffuso oggi 19 settembre. Esso non si pronuncia sulla soprannaturalità ma riconosce gli abbondanti frutti spirituali legati alla parrocchia-santuario della Regina della Pace, formulando un giudizio complessivamente positivo sui “presunti messaggi”, pur con alcuni chiarimenti. Nella nota, secondo quanto stabilito dalle nuove norme sul discernimento dei fenomeni soprannaturali, si autorizzano i fedeli ad aderire all’esperienza spirituale di Medjugorje, in quanto “si sono verificati molti frutti positivi e non si sono diffusi nel popolo di Dio effetti negativi o rischiosi”. Complessivamente positivo anche il giudizio sui “presunti messaggi”, pur con dei chiarimenti su alcune espressioni. Le conclusioni della Nota, si precisa nel testo, “non implicano un giudizio circa la vita morale dei presunti veggenti”. In ogni caso, i doni spirituali “non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte per poter agire”.

Foto di Tóth László da Pixabay

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