L’alluvione è tornata: Emilia Romagna e Marche pagano ancora il disagio della mancata prevenzione sui territori. A quanto pare, e come confermano gli esperti, non serve soltanto correre ai ripari per mitigare i danni, ma procedere con programmate azioni di messa in sicurezza dei territori e investimenti maggiori: è l’impegno, non più prorogabile per un futuro ormai immesso ormai in un difficile mutamento climatico, lo confermano le voci che si rincorrono, quelle di esperti ambientali e di sicurezza, e su tutte quella della Presidente ad interim della Regione Emilia Romagna Irene Priolo, non senza frizioni con il Governo centrale.
La popolazione si è ritrovata sotto metri di acqua e il pericolo che, in queste ore – seppur mitigate le piogge –, gli allagamenti giungano da canali, fiumi, campagne anche in maniera nuova e secondo direttrici diverse rispetto all’alluvione di maggio 2023. Numerosi i fattori scatenanti: le piogge torrenziali che il nuovo clima genera nei nostri cieli; l’impermeabilità del suolo a causa della perdurante siccità; la scarsa manutenzione di letti di fiumi e canali; la carenza di casse di espansione per lo stoccaggio dell’acqua in caso di massiccia portata dei fiumi.
Strade chiuse e in buona parte riaperte; idem per scuole ed uffici pubblici: lì dove le condizioni lo permettono si tenta il tutto per tutto il ritorno alla normalità, che normalità non è, ma si attesta come perenne stato di allerta e soprattutto di disagio, di apprensione, di incertezze sul futuro.
Non è mancato in queste ore l’intervento della Chiesa Cattolica Italiana attraverso le parole del suo presidente, il card. Matteo Zuppi che ha espresso “Vicinanza e solidarietà” alle tantissime persone sfollate a causa dell’alluvione e delle esondazioni e invitato tutte le comunità parrocchiali a farsi prossime e a pregare per quanti stanno vivendo questa nuova sofferenza. Resta in contatto con i Vescovi delle Diocesi colpite il Cardinale facendo proprio l’auspicio di Mons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana nella lettera indirizzata alla popolazione di quella Chiesa locale “Il nostro cuore possa chiedere e sentire, in mezzo a tanta frustrazione, una nuova speranza”. “Speranza non è sinonimo di ingenuità, ma è quella forza che aiuta a guardare con fiducia al domani, anche quando tutto sembra, ancora una volta, perduto” ha affermato il Presidente della CEI.
Poi il “grazie” per alle Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco, Protezione Civile e volontari che si stanno adoperando nei soccorsi alla popolazione, e l’appello alle Istituzioni affinché si mettano in atto tutte le misure necessarie per andare incontro alle esigenze delle famiglie e delle comunità locali, oltre che per evitare che catastrofi del genere si ripetano con tale frequenza. “Ancora una volta – ha concluso – vediamo la fragilità del nostro territorio. Prevenzione e messa in sicurezza della Casa comune non possono restare lettera morta, ma sono azioni necessarie e doverose”.
Foto Il Piccolo Faenza, settimanale della Diocesi di Faenza-Modigliana
Volontari a lavoro sull’accoglienza degli sfollati
Storie di vicinanza e speranza nell’articolo del SIR. CLICCA