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Joker: Folie à Deux. Todd Phillips, un amore disperato e una società in declino

Dal 2 ottobre in sala l'atteso sequel con Joaquin Phoenix e Lady Gaga

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Noemi Riccitelli – Presentato in anteprima assoluta nel corso dell’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Joker: Folie à Deux è al cinema dal 2 ottobre.
Il regista Todd Phillips torna a dirigere il sequel dell’acclamato Joker che nel 2019 gli valse non solo il Leone d’oro allo stesso Festival di Venezia di quell’anno, ma anche ben due Oscar: al Miglior attore protagonista per Joaquin Phoenix e la Migliore colonna sonora a Hildur Guðnadóttir.
Phoenix che, ovviamente, è riconfermato nel ruolo di Arthur Fleck/Joker, l’omonimo personaggio tratto dalla realtà di DC Comics, ma stavolta affiancato da una altrettanto nota star di rilievo: Lady Gaga.
Quest’ultima, infatti, interpreta un’altra storica figura del fumetto, Harleen “Lee” Quinzel/Harley Quinn.

Nella sempre grigia New York, Arthur Fleck/Joker (Joaquin Phoenix) sta scontando la sua pena, in attesa di processo, nel disumano Arkham State Hospital, struttura dedicata a criminali con disagi mentali.
Qui incontra Lee (Lady Gaga), misteriosa giovane donna che si mostra sin da subito attratta dal profilo di Joker cui Arthur ha dato vita.

Il titolo del film trae in parte in inganno, perché il pubblico, soprattutto gli appassionati della tradizionale story-line di Batman, Joker e Co., si aspetta di vedere sullo schermo una coppia felicemente e consapevolmente allo sbando che tiene in pugno la città. E invece no.
Joker: Folie à Deux non è la prosecuzione di una “origin story” del cattivo di turno, ma una cruda denuncia sociale e una sottile riflessione introspettiva sul disagio di una personalità fragile, confusa e alla ricerca di sé.

Il regista Phillips, anche autore della sceneggiatura insieme a Scott Silver, ridefinisce il profilo di Joker e ne fa strumento per raccontare altro: se il primo film ha costruito la sagoma del personaggio, nutrendolo di violenza e di una abbagliante, quanto fragile tracotanza, questo sequel lo destruttura, facendo emergere attraverso di lui tutte le storture e il vuoto di una comunità ignobile, alla ricerca di eroi, di idoli che la salvino da sé stessa, ignorando la possibilità di rendersi migliore semplicemente mostrando solidarietà e unità gli uni con gli altri.

È pur vero che il perimetro di azione della vicenda è una New York alias Sin City alias Gotham City, che nel fumetto DC è un coacervo di criminalità, oscurità e perversione, ma è proprio da questo che Arthur Fleck forse tenta di fuggire, alla ricerca di un luogo che somigli a quella creato nella sua fantasia; non riuscendovi, ecco che la maschera di Joker lo ha aiutato a sopravvivere, portandolo al limite, assimilandosi alle brutture che lo circondano.

Così, abusi di potere da parte delle forze dell’ordine, emarginazione, servizi sociali inesistenti, ipocrisia della società sono nel mirino della visione di Todd Phillips, che colpisce in modo chirurgico e dà un messaggio chiaro e duro allo spettatore sensibile che sa guardare oltre la patina del brillante anti-eroe che tutti hanno conosciuto in precedenti versioni cinematografiche.
Arthur Fleck/Joker è un’anima vessata dai demoni di un passato violento che cerca redenzione e pace, la sua è una disperata richiesta di amore.

In questo non agevole sentiero interpretativo, i protagonisti si muovono con abilità disarmante: Joaquin Phoenix è di una bravura commovente, colpendo con una performance che arriva dritta alla pancia, confermando di fatto il meritato Oscar del 2019; parimenti, Lady Gaga si dimostra comprimaria di livello, con notevoli doti attoriali.
Menzione per Brendan Gleeson, agente di polizia algido e feroce, come forse mai visto.

Joker: Folie à Deux è caratterizzato anche da diversi numeri musicali, la maggior parte cover di brani di Ella Fitzgerald e Frank Sinatra, con la colonna sonora curata sempre dalla Premio Oscar Hildur Guðnadóttir.
Inoltre, Phoenix e Lady Gaga hanno eseguito i numeri musicali dal vivo, accompagnati da un pianista che si è esibito fuori dalla telecamera.
Tutto ciò fa quasi protendere il film al genere musical (alcune sequenze fanno pensare ad un La La Land versione dark), e se questa peculiarità all’inizio è interessante e contribuisce al funzionamento della trama, nella progressione della pellicola tende a frenarne lo sviluppo.

Una visione certamente aspra, da interiorizzare per comprenderla al meglio: si esce dalla finzione del fumetto e dal suo sensazionalismo, da quell’aura oscura, fitta e finta, e ci si addentra nella più drammatica e realistica verità contemporanea.
Parafrasando una celebre massima artistica, “questo non è un film su Joker”: Arthur Fleck non è il Joker, la sua è una copertura, il prodotto creato da una società in crisi che inghiottisce chi non riesce a stare al suo, questo sì, delirante passo.

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