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La cura del Creato dipende da tutti. Ce lo spiega Anna, 83 anni, e tante raccolte differenziate alle spalle

Mentre la Chiesa si appresta a concludere il "Tempo del Creato", una testimonianza viene dalla signora Angela Anna Marra di Piedimonte Matese: buone prassi, ma soprattutto costanza e determinazione

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In tanti la ricordano nel ruolo di docente all’Istituto “De Franchis” di Piedimonte Matese; altri in Azione Cattolica; altri ancora impegnata con estrema dedizione a sostegno e per la promozione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ma tutti ne conoscono la fermezza, la determinazione, l’entusiasmo che la caratterizzano da sempre, come ha manifestato al lavoro e nell’associazionismo. Lei è Angela Anna Marra, per molti la “signora Francomacaro” (come un tempo per le spose che acquisivano – pur senza ufficialità – il cognome del marito). E mentre la Chiesa Cattolica si appresta a concludere il “Tempo del Creato” con la festa di San Francesco, da lei ci giunge un preciso vedamecum su come averne cura, e chiama in causa le responsabilità di molti: famiglie, scuola, politica, cittadini. Alla sua età, 83 anni, che affronta ogni giorno con gratitudine a Dio, ha ben chiaro il cammino che il Mondo ha percorso sui temi ambientali, perciò non si stanca di affermare che non basta e bisogna fare di più. 

La signora Anna in occasione di un recente viaggio in Australia per far visita alla figlia, al genero e ai nipoti

Angela Anna Marra – Per la difesa della nostra casa comune, occorre la collaborazione di tutti: famiglia, scuola, chiesa, associazioni culturali e sportive, ma occorrono anche interventi mirati delle amministrazioni comunali e di tutti coloro che hanno a cuore il bene della terra e di coloro e che vi abitano, come persone, animali, biodiversità relativa alla flora e alla fauna, sia terrestre che acquatica e al cambiamento climatico.

È una strada molto lunga, che bisogna intraprendere senza perdere più tempo, perché ne va del nostro futuro.

Le famiglie possono fare tanto a partire dalla raccolta differenziata che non può essere disattesa né sottovaluta, perché evidenzia, ancora oggi, dopo tanta propaganda, delle gravi carenze, legate sicuramente, agli sprechi alimentari e all’ uso di plastica non idonea allo smaltimento, ma anche agli sprechi alimentari dovuti all’acquisto di prodotti deperibili in quantità non consona al consumo familiare oppure con scadenza breve.

Le famiglie dovrebbero abituare i figli, sin da piccoli, a prendere e mangiare quello di cui hanno bisogno e che la mamma prepara per loro per evitare che il secchio dell’umido si riempia di pezzi di pane e di altri alimenti consumati solo in parte oppure perché non sono graditi avendo “sostato” qualche giorno in frigo. Raccomandare ai più grandi di non sprecare acqua con docce giornaliere e indossare una maglia in più d’inverno e fare attività fisica per riscaldarsi, evitando di stare fermi a chattare o a studiare con il riscaldamento acceso a tutte le ore. Attenzione anche alle luci accese in ogni camera.

Limitare le bibite in plastica preferendo quelle contenute nel cartone o nel vetro. Far cenare i ragazzi che escono di sera con la famiglia per evitare che comprano cibo a volte non salutare. I genitori avrebbero così più tempo per spiegare ai ragazzi come fare per evitare sprechi, dando loro il buon esempio. Allo stesso tempo avrebbero l’opportunità di ringraziare il Signore perché non ci manca nulla, tanto che, volendo, possano condividerne una parte con coloro che hanno scarse risorse.

Non ci nascondiamo dietro la scusa che non sia facile applicare tutto ciò: occorre prima di tutto buona volontà da parte di tutti, cercando di cambiare mentalità e rinunciando ai propri egoismi. Tutti devono fare la propria parte: le famiglie con un impegno puntuale nei confronti dei figli, vigilando sia sui piccoli che sui grandi. I giovani, soprattutto, devono comprendere che è vietato gettare per strada bottiglie o lattine vuote, cibo mezzo consumato e mozziconi di sigarette. Vigilare con continuità affinché non prendano l’abitudine al gioco d’azzardo, sempre più diffuso tra i giovani, e facciano uso di alcool e/o di droghe che rovinano, talvolta in modo irreversibile, e li rendono incapaci di valorizzare i propri talenti personali.

Ma le famiglie non devono sentirsi sole; devono, bensì essere sostenute dalla società civile, soprattutto dalla scuola che ha il compito, non solo di formare gli studenti per una futura professione, ma anche di formarli come cittadini. La Chiesa fa già la sua parte durante le celebrazioni e con la catechesi in collaborazione con gli altri operatori pastorali, ma dovrà essere ancora più incisiva. Le amministrazioni comunali dovrebbero essere più visibili, non solo per gli eventi cittadini, ma nell’accompagnamento delle famiglie, della scuola e del comportamento dei giovani, e non solo, per un comportamento civile per le strade, con iniziative affidate a persone esperte che spieghino ciò che si può fare o non fare per la salvaguardia del creato. Se ognuno farà la sua parte potremo lasciare ai nostri discendenti un futuro più vivibile.

 

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