Cara Cattedrale,
quanti di noi sanno la tua storia?
Quanti ti vedono e passano innanzi!
Quanti turisti vi tornano per ammirare, per pellegrinare!
Eppure, tu resti una grande sconosciuta.
È uno dei testi, tra quelli conclusivi, dell’evento “Omaggio alla Cattedrale” andato in scena ieri sera nella Cattedrale di Alife al termine della Messa celebrata dal vescovo Giacomo Cirulli in occasione dell’anniversario della Dedicazione del maggiore tempio della Diocesi di Alife-Caiazzo (vai all’articolo dedicato alla Celebrazione).
Per la parrocchia “Santa Maria Assunta” guidata dai sacerdoti don Pasquale Rubino e don Emilio Salvatore si è trattato di una giornata interamente dedicata alla “Festa della comunità parrocchiale”. L’antefatto agli eventi della serata, anch’esso sul valore della comunità, è stato l’incontro riservato alle famiglie e ai catechisti alla vigilia del nuovo anno pastorale guidato dalla dott.ssa Barbara Corsano, medico e collaboratrice delle Edizioni Paoline per l’ambito catechetico.
Dopo la messa, in Piazza Vescovado e tra le mura della Cattedrale due momenti, uno ricreativo e uno culturale per omaggiare la storia locale che ha visto attraverso i secoli intrecciarsi la vita della comunità, di santi, di particolari protagonisti, di quei beni che la campagna alifana ha donato generosamente alle famiglie ispirando una rassicurante economia agricola (per alcuni ancora oggi).
L’apertura degli stand espositivi a cura della Caritas parrocchiale, di associazioni e produttori di cipolle alifane ha visto tra i primi ospiti anche il Vescovo Cirulli; successivamente i presenti si sono portati in chiesa per un percorso storico-narrativo sul valore spirituale della Cattedrale-Tempio attraverso la Storia interpellati spesso dalla domanda sulla partecipazione alla vita della parrocchia, troppe volte legata solo ad eventi di “nascita e morte”, ad occasioni di passaggio e non di esperienza familiare.
Nei luoghi della Cattedrale con i protagonisti della Storia
L’antica cripta, il cui suolo al tempo dei romani doveva essere altro, possibil e ambiente di vita pubblica. E perché non ipotizzarvi le terme cittadine: il luogo che è ristoro per il corpo al tempo degli dei pagani, diventa ristoro per lo spirito con l’avvento del cristianesimo; poi il passaggio degli attori e dei l pubblico nella cappella di Santa Lucia riflettendo sulla luce che offre la fede; sempre tra le mura della Cattedrale il passaggio in sagrestia le cui pareti conservano affreschi quattrocenteschi raffiguranti Sant’Antonio Abate: anche qui il racconto della spiritualità del monaco d’oriente e quello della tradizione contadina legata al culto del santo (anch’essa cara al popolo alifano). La Cattedrale diventa simbolo di rinascita con il Conte Rainulfo che decide di erigere l’edificio poco prima o all’arrivo delle reliquie di San Sisto I concessa de papa Anacleto. La sua storia è narrata in prossimità dell’arco di epoca normanna che ancora oggi si conserva in chiesa, presso il fonte battesimale. Quale funzione aveva quell’arco? In un certo senso entrare nella Cattedrale normanna di Alife per gli scultori ed ideatori del portale romanico significava lasciare fuori il male, con tutte le sue implicazioni ed entrare nello spazio sacro, anticipo della condizione futura della salvezza definitivamente conquistata: una sorta di percorso iniziatico per chi vi accedeva.
Il percorso è andato avanti ricordando il terremoto del 1688 che devastò l’intera area matesina e la ricostruzione di cui si occupò il vescovo Angelo Maria Porfirio che ebbe il merito di rinvenire nel 1716 le reliquie di San Sisto nella cripta della Cattedrale. Il tour ha condotto i presenti nella Cappella di San Sisto, il patrono, per un dialogo in cui tra richieste di perdono e affidamento alla sua protezione, gli alifani ancora oggi si confermano con fede sotto il suo patrocinio. Nel presbiterio l’incontro con la Cattedra (da cui Cattedrale), la sede da cui ciascun Vescovo guida, orienta, insegna, conduce il popolo predicando la Parola di Dio; nella Cattedrale di Alife, questa missione si compie sotto la guida della Vergine Assunta raffigurata sulla parete dell’altare maggiore nel 1937 dall’artista napoletano Gaetano Bocchetti per volontà del Vescovo di allora Luigi Noviello. La possente figura mariana che accoglie chiunque entra in questo luogo, ha rappresentato il tema conclusivo della serata; la lettura artistica e teologica dell’opera ha guidato i presenti verso nuove domande e suscitato la preghiera: “Siamo venuti ad afferrare il lembo di cielo che la Madre come una zattera lancia a tutti noi, affinché possiamo aggrapparci alla misericordia di Dio, che si china su quelli che lo temono (Lc 1,50) e cantare la gioia della salvezza, oggi e sempre”.
Il finale è una sorta di lettera alla Cattedrale in cui sono passati in rassegna il suo valore storico e spirituale e diventa consegna alla comunità perché ne riscopra ogni giorno il valore: “Tu sei ferma e cammini nel tempo,
tu sei memoria di una cattedra,
che prima di essere del ministro umano,
del Vescovo, è la cattedra di Gesù,
il Maestro diverso dagli scribi e dai farisei,
che non conosce invidia, ma di esso è vittima,
che non conosce rancori e non abbandona nessuno,
ma ci vuole tutti in cammino”.
Prima di concludere con il suono delle campane e uno spettacolo pirotecnico, anche il sindaco della città Fernando De Felice è intervenuto a sostegno dell’iniziativa e ringraziare quanti si sono spesi per realizzarla in ogni dettaglio, oltre a sottolineare il valore sociale che l’evento ha saputo promuovere.