Uno scavo eseguito dalla ditta Enel-CEBAT davanti alla Cattedrale di Alife per il potenziamento di servizi pubblici porta alla luce una porzione di muro e dei resti umani; la Soprintendenza intende far chiarezza e avvia uno scavo che nel giro di pochi giorni porta a determinare in quel luogo la collocazione di un cimitero risalente al XII secolo. Fin dove condurrà lo scavo? Prudenza e riservatezza da parte di tecnici e funzionari; per il momento si sa che lo scavo e lo studio dei reperti arricchiranno la ricerca storico-scientifica su Alife, città di origine osca o sannita, poi romana…
Ne abbiamo parlato con il dott. Domenico Ferraro, Funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Caserta e Benevento.
A quale periodo risalgono i reperti emersi dallo scavo? I resti umani attualmente in vista e la sporgenza di un muro corrispondono allo stesso periodo? In tal caso di fronte a quale “scoperta” ci troviamo?
L’indagine archeologica in corso ha permesso di individuare una porzione di cimitero medievale risalente al XII secolo che, in via del tutto ipotetica, risale alla costruzione della cattedrale medievale di Alife. Voglio ricordare che in passato, nel settore nord-ovest di piazza Vescovato, la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, con il supporto della dott.ssa Colonna Passaro, ha rinvenuto un’altra porzione di necropoli, con tutta probabilità risalente allo stesso periodo. In quel caso le sepolture sfruttarono i resti delle terme pubbliche.
Avendo identificato il ritrovamento di Alife con un cimitero, e trovandoci a pochi metri dalla Cattedrale costruita e/o in fase di costruzione nel medesimo periodo, è possibile avere una descrizione del contesto, della vita del luogo in quel tempo?
Lo scavo è ancora in corso ma Le assicuro che, una volta completate le indagini archeologiche e acquisite tutte le risultanze dell’indagine antropologica, forniremo ogni ulteriore e minuzioso dettaglio.
Con quale tecnica, quale modalità di scavo operano gli archeologi sul cantiere? Di fronte al rinvenimento di reperti come si procede in tempo reale? Come vengono identificati e classificati i resti?
Le attività di scavo archeologico, eseguite dalla società Ares e dalla dott.ssa Maria Rosaria Piccirillo, procedono con il metodo stratigrafico e le operazioni prevedono l’asportazione e la documentazione dei singoli strati, dal più recente al più antico.
L’indagine, al momento, è alla fase della raccolta delle informazioni e, dunque, i reperti vengono distinti per unità stratigrafiche. Successivamente i ritrovamenti materiali e osteologici saranno analizzati in maniera puntuale, al fine di estrapolare datazioni e altre informazioni. Per quanto riguarda il recupero degli inumati, questi saranno oggetto di studio da parte di un’antropologa, la dott.ssa Barbara Albanese, che attribuirà loro l’identità biologica (sesso, età, traumi, stress funzionali) al fine di restituirci i più ampi dettagli sui predecessori degli odierni cittadini di Alife (ad esempio, con le analisi molecolari, conosceremo la loro dieta o alimentazione). Considerato che le fonti scritte individuano in quell’arco temporale l’avvento della peste in città, verranno effettuate delle campionature specifiche per poter riscontrare la presenza del batterio responsabile della malattia.
Solitamente ogni lavoro pubblico e privato in un’area archeologica come quella di Alife prevede sul cantiere la presenza di un archeologo. L’attuale scavo sorprende solo in parte la comunità visto che precedenti lavori di qualche decennio fa rivelavano un sottosuolo ancora ricco di storia. Come la Soprintendenza di Caserta e Benevento ha accolto questa “ritrovata” storia? E come si intende procedere?
La Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio opera quotidianamente sul territorio di Caserta, di Benevento e delle rispettive province e provvede alla tutela dei beni culturali, che, di fatto, appartengono a tutti noi, ma soprattutto alle generazioni future. Nel corso di questi anni l’attività della SABAP non si è mai fermata, diversi sono stati i rinvenimenti e, ogni volta, per noi essi rappresentano un momento di grande soddisfazione, soprattutto perché i cittadini hanno l’opportunità di apprezzare la professionalità e la dedizione dei team che operano. Il Soprintendente Mariano Nuzzo, come i suoi predecessori, è molto attento alla tutela, alla valorizzazione e al coinvolgimento della comunità nel processo di scoperta affinché, insieme a noi, essa condivida il significato e il valore delle scoperte; il nostro Istituto è sempre al fianco dei cittadini nel processo di protezione e di valorizzazione del territorio.
Recenti scavi nella vicina Amorosi hanno portato alla luce una necropoli preromana (anche con segni successivi di vita). Tutta l’area sannita, lungo la fascia pedemontana del Matese si conferma miniera di storia e di tasselli importanti per lo studio della società locale attraverso i secoli. Ma come tenere insieme il passato e il presente visto che tali ritrovamenti avvengono quasi sempre in occasione di lavori per la realizzazione di servizi pubblici? Come conservare la Storia antica, e come garantire ai cittadini la convivenza con essa? Quali tecniche e risposte offre l’archeologia al riguardo?
L’importanza storica di tutta questa fascia territoriale è ben nota. Gli scavi della vicina Amorosi sono l’ennesima conferma delle potenzialità dell’intero territorio e, dunque, di Alife. Voglio comunicare che, in accordo con il dirigente della Sabap di Caserta e Benevento arch. Mariano Nuzzo, una volta ultimate le indagini saranno presentati i risultati di questo scavo, poiché Alife rappresenta un contesto archeologico che merita tanta attenzione. In tema di valorizzazione e fruizione si aprono tanti scenari, bisognerebbe solamente attivarli, e, per attivarli, c’è bisogno della più ampia cooperazione.