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Caiazzo. Nel “nuovo” Santo Stefano continua l’azione protettrice del Patrono verso la Città. I dettagli sull’opera di Battista Marello

Volto serafico in ricorso della sua prima vocazione di monaco; aspetto adulto, paterno e protettivo; tra le sue mani l'intera città di Caiazzo, frazioni comprese

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Martedì 29 ottobre in occasione della festa di Santo Stefano, il vescovo Mons. Giacomo Cirulli ha scoperto l’opera bronzea del maestro scultore Battista Marello raffigurante il santo patrono della città di Caiazzo e della Diocesi di Alife-Caiazzo. Al momento il bassorilievo è collocato in prossimità dell’antica tomba del santo vescovo in attesa di trovare stabile sistemazione.

Entriamo nei dettagli della scultura, frutto del confronto e della meditazione tra l’artista e don Antonio Di Lorenzo alla guida della comunità parrocchiale che fa capo alla Concattedrale, per comprendere più da vicino il suo significato e il valore che essa rappresenterà da oggi e in futuro per la comunità caiatina a cui va il merito di aver contribuito – insieme alla parrocchia Maria SS. Assunta – alla spesa necessaria.

 Nell’opera, tra storia e sentimenti 
La scultura raffigura Santo Menicillo, che fu vescovo di Caiazzo dal 979 al 29 ottobre 1023, rappresentato in abiti pontificali; con volto maturo guarda, sorregge e si preoccupa della città. A 1000 anni dalla morte, l’autore ha voluto raffigurare il santo in continuità rispetto a ciò che ha operato in terra: il volto serafico, richiamo alla sua prima vocazione di monaco; l’aspetto adulto/maturo dovuto all’esperienza della sua lunga vita terrena; ma anche visibilmente preoccupato perché sa che la città ha bisogno di essere sorretta. Il santo infatti, abbraccia e copre con il piviale tutta la città, raffigurata nei suoi monumenti più importanti: Caiazzo, scrigno di storia e di arte ha bisogno di guardare avanti, deve essere amata, sostenuta, e il santo invita i suoi figli che lo guardano a fare altrettanto (il richiamo ad un passato storicamente vivace è invito e stimolo a non restare indietro oggi).

In alto, sulla parte destra è raffigurato il Castello, il monumento situato in altezza visibile da tutte le strade che arrivano in città e quindi, ieri come oggi importante punto di riferimento. Scendendo si vede la chiesa di San Nicola e il campanile dell’Annunziata; sulla destra la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo nell’omonima frazione. A sinistra, appena al di sotto della mano di Santo Stefano vi è la Cattedrale (oggi Basilica Concattedrale) luogo simbolo per i cittadini e sede del santo vescovo in vita e in morte in quanto luogo che accoglie le sue spoglie mortali, e in basso la scala che la unisce alla piazza; il palazzo vescovile e l’antico seminario sono posti in corrispondenza del cuore del Patrono: il santo prega per il futuro sociale e ecclesiale della comunità che ha lungamente servito. In basso il Palazzo della famiglia Egizi, antica sede del Comune, il  chiostro e la chiesa di san Francesco attuale sede della Casa comunale. Nuovamente sulla destra, in basso, si scorge la chiesa di San Rufo della frazione Cesarano; un po’ più sollevata, la chiesa di San Pietro del Franco che sorge lì dove era la domus della prima comunità cristiana; accanto sono le volte di Annibale e Bacco e, in basso, la chiesa del Suffragio dove, fino a prima del Covid si celebrava la messa in ricordo dei martiri di Monte Carmignano, pagina crudele e triste nella storia della città. Insieme a questi monumenti, tanti scorci dei palazzi, delle case, segno che la storia è fatta non solo di ricordi ma anche della vita e dell’opera di ciascun uomo.

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