Giovanna Corsale – Sono 17 le città italiane candidate per il titolo di “Capitale della Cultura 2027“, di cui cinque campane: Pompei e Acerra (provincia di Napoli), Santa Maria Capua Vetere e Caiazzo (provincia di Caserta) e Sant’Andrea di Conza (provincia di Avellino). Il percorso che porterà ad eleggere la Capitale della Cultura 2027 è articolato in varie fasi, a cominciare dal 12 dicembre, quando la giuria del Ministero della Cultura selezionerà 10 finaliste tra le quali solo sarà proclamata vincitrice nel mese di marzo. Ognuna delle città in lizza per il prestigioso titolo si presenta con un dossier, in cui vengono messe in risalto le peculiarità del luogo, le sue bellezze storiche e artistiche e i punti di forza del tessuto sociale e culturale.
Dopo Pompei, Acerra e Santa Maria Capua Vetere, lo scorso 9 novembre, il TGR itinerante ha dedicato il suo approfondimento a Caiazzo. L’antica Calatia, secondo la leggenda fondata da Calato, figlio di Giove, o dalla ninfa Calatia, amata dal dio Volturno, Caiazzo presenta un affascinante centro storico, la cui struttura urbanistica è composta da portici e vicoli di epoca medievale in cui riecheggiano antiche testimonianze risalenti agli Osci. Passeggiando tra decumani romani e medievali, alla scoperta di chiostri, castelli, chiese restituiscono l’immagine dell’eterna bellezza alla città che ospitò Federico II e Pier della Vigna. La fama di Caiazzo è cresciuta nel tempo anche grazie alla versatile pizza, che oggi si riconosce in particolare in un nome noto a livello mondiale, cioè Pepe In Grani.
Il capoluogo caiatino si propone come Capitale italiana della Cultura 2027 con il dossier intitolato La bellezza delle piccole cose, per “dare voce ai piccoli comuni, alle grandi realtà che sono la spina dorsale di questa bella Italia”. Il primo cittadino di Caiazzo, Stefano Giaquinto, spiega così ai microfoni del TGR il significato del progetto, sottolineando come quest’ultimo sia stato “condiviso con le associazioni locali, le fondazioni, la Diocesi e i comuni che hanno partecipato e con il Gal Alto Casertano, che rappresenta 42 comuni delle aree interne”. Il dossier è suddiviso in quattro sezioni: la bellezza che innova, la bellezza che unisce, la bellezza che nutre e la bellezza che salva.
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