La cultura va in pausa. Lo scavo avviato lo scorso 18 settembre davanti alla Cattedrale per un saggio previo il potenziamento della rete elettrica cittadina, divenuto successivamente un vero e proprio cantiere archeologico con significative novità, martedì 12 novembre è stato temporaneamente chiuso dalla ditta committente Enel-CEBAT.
Le ragioni sono legati ai criteri di messa in sicurezza del sito (che ha raggiunto la profondità di 1,70mt) che potranno essere chiariti solo dall’intesa tra la Committenza, il Comune di Alife e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti, Paesaggio di Benevento e Caserta. A quest’ultima il merito di aver colto fin da subito nuovi elementi che integrano la storia di Alife. Alle pagine già dedicate all’antica città romana poi normanna, potrebbero aggiungersi nuove fonti, dati e narrazioni emersi dagli strati più profondi di Piazza Vescovado. I primi lavori hanno portato alla luce una “porzione di cimitero medievale risalente al XII secolo che, in via del tutto ipotetica, risale alla costruzione della cattedrale medievale di Alife”, come dichiarato dal Funzionario Domenico Ferraro nell’intervista rilasciata alla nostra testata (clicca). Gli scavi successivi hanno raggiunto maggiori profondità, non si esclude che abbiano già toccato il periodo romano.
Sicurezza ma anche spese, sarebbe questo secondo aspetto l’ulteriore nodo da sciogliere e su cui la prima e l’ultima parola spettano ad Enel-CEBAT, eventualmente motivata a collaborare con la Soprintendenza come conferma il sindaco di Alife Fernando De Felice. Ufficialmente il cantiere necessita di un gradone, ossia uno scavo perimetrale a quello attuale (rimanendo nell’area dell’attuale recinzione) che permetterebbe ad archeologi ed operai di sporgere ed essere visibili rispetto al piano di calpestio della strada e della piazza.
Sul piatto della bilancia, i costi e la Storia; i primi dipendono dalla disponibilità di Enel-CEBAT, la seconda strettamente connessa al prosieguo del cantiere che in meno di due mesi ha portato risultati che agli esperti parlano molto chiaramente come dichiarava precedentemente il Funzionario Ferraro: “i ritrovamenti materiali e osteologici saranno analizzati in maniera puntuale, al fine di estrapolare datazioni e altre informazioni”.
Si conosce completamente e per davvero la storia di Alife del XII secolo, anno in cui veniva costruita la Cattedrale e contestualmente nasceva il legame tra San Sisto e la Città? È la domanda che progressivamente si impone, sulla quale non mancheranno chiarimenti. Sul piatto della bilancia inoltre l’urgenza di potenziare la rete elettrica pubblica (soggetta a ripetuti black out), e la possibilità che lo scavo archeologico immetta Alife nell’alveo della ricerca scientifica che corre in avanti consentendo ad esperti di varie discipline (umanistiche e scientifiche) di poter “firmare” nuove scoperte e, perché no, ricollocare anche la storia di questo luogo in una nuova vetrina.
Pompei insegna! Recenti analisi sul DNA di alcuni calchi in gesso hanno accertato che i cittadini stretti in un abbraccio sotto le ceneri del Vesuvio non avessero legami parentali, ma che la paura e l’istinto protettivo abbiano unito un adulto e un bambino apparentemente estranei tra loro prima di morire per le medesime triste ragioni. La trasversalità delle discipline e l’applicazione di aggiornati protocolli e sistemi di ricerca non si palesa solo attraverso i risultati, ma spiega in profondità l’anima del mondo, il dramma, la passione, il sentimento delle comunità in ogni epoca, le ragioni della fede, dei commerci, delle relazioni, delle azioni politiche e di come esse siano state fondamenta per le epoche successive, fino ad oggi.
E chi non vorrebbe un’Alife meglio raccontata, meglio svelata? Non c’è programma elettorale che non trovi nei sogni di ogni schieramento e delle rispettive compagini di elettori il comune desiderio di rilanciare la storia cittadina che si esprime attraverso i libri e i monumenti romani sparsi un po’ ovunque, e farne la strada per il futuro. Le parole “turismo” e “sviluppo economico” svendute un po’ ovunque… E se cominciassimo da una svolta sociale, culturale (che si concretizza solo se si conosce a fondo la propria storia, avrebbe detto in maniera simile Dario Fo)? Promesse, progetti di amore per il bene comune e fatti concreti (ancorati ad una visione) devono tuttavia trovare il giusto equilibrio. Il rischio? Lasciare tutto tal quale, lasciare che le scoperte archeologiche del passato rimangano sui libri di molti decenni fa, o su più recenti depliant a tiratura locale. E crogiolarsi nell’idea che la Città di Alife ha avuto sì un importante passato, ma stiamo rinunciando a conoscerlo nella sua complessità e ricchezza.
Ne abbiamo parlato con il Sindaco Fernando De Felice che così commenta: “Sono il primo ad essere favorevole perché sia portata alla luce quanta più storia possibile, ma soprattutto una presentazione puntuale di ciò che riguarda il nostro passato”, pur consapevole dei costi che gravano sulla committenza e del ritardo legato al potenziamento di un servizio pubblico. “Non possiamo non tener conto anche di queste voci”, aggiunge, “augurandoci che vi sia presto una soluzione. I mesi invernali che abbiamo davanti, con meno traffico veicolare e meno pedoni, – continua De Felice – renderebbero la presenza del cantiere meno ingombrante e i lavori potrebbero svolgersi in continuità”, è il suo auspicio, tuttavia l’ultima decisione non spetta all’Amministrazione come lui stesso tiene a sottolineare. Ma “nessuna preclusione” conferma, “affinché i risultati dello scavo trovino eco su più larghi fronti”. Parole positive, aperte a delle possibilità ma che spostano le domande e le attese sul valore che la parte politico-amministrativa di Alife intende conferire al patrimonio archeologico di cui è ricca la città.