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Come cambia la Chiesa? Conclusa a Roma la Prima Assemblea sinodale, il racconto dei nostri protagonisti

Dal 15 al 17 novembre oltre mille delegati si sono confrontati sul cammino degli ultimi tre anni; presenti anche le Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca

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Il gruppo delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca

Si è chiusa a Roma la Prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, tappa di quel cammino iniziato tre anni fa coinvolgendo localmente tutte le Diocesi in un processo di revisione a partire dalla storia, dalle ferite, dai sogni, dai progetti di ogni comunità (con sguardo aperto ai territori, ad interlocutori esterni) per farne racconto comune e unica narrazione prima di stabilire, comunemente, il nuovo passo, il cambiamento atteso, desiderato per riscrivere il volto della Chiesa nel nostro Paese.

Lavori a più riprese e a velocità diverse, ma tutti espressione di una sensibilità particolare: talvolta stanca, in altre circostanze più vivace e intraprendente rispetto all’annunzio del Vangelo, missione primaria di ogni credente di ogni chiesa locale.

La Basilica di San Paolo fuori le mura che ha accolto oltre mille delegati dalle varie Diocesi italiane, ha aperto le sue porte anche alle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca; il vescovo Mons. Giacomo Cirulli, pastore delle chiese dell’alto casertano, ha preso parte all’evento con i delegati Don Gianluca Zanni, Cleonice Morone, Don Armando Visone, Vincenzo Filetti, Mariagrazia Nassa, Don Luciano Marotta, Giuseppina Verrengia, Carmelina Codella, don Emilio Salvatore vicario episcopale e delegato all’assemblea per la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (sez. San Luigi).

“Grazie per questi tre anni in cui, sulla spinta di Papa Francesco, si è provato a camminare insieme, a costruire un itinerario” con queste parole il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha iniziato la conferenza stampa finale della Prima Assemblea sinodale. Per il cardinale, l’itinerario percorso in questi tre anni è stato “un camminare con coloro che abbiamo trovato sulla strada”, ma anche “un momento di recupero di consapevolezza, di interiorità, nella necessità di riaccordarci con le domande fondamentali con cui ci confrontiamo quotidianamente”.

Ai commenti di queste ore, di tutti i protagonisti dell’Assemblea, si aggiungono quelli nostri delegati: “Questi tre giorni sono stati accomunati da un unico obiettivo: il desiderio di sentirsi Chiesa e continuare a seminare per essa; ciascuno con i suoi carismi, ciascuno nel suo servizio”, il commento di Maria Grazia Nassa della Diocesi di Alife-Caiazzo. “Immagino così la mia Chiesa, Cattolica, universale, accogliente, materna, inclusiva. Permeabile a tutti, ma soprattutto aperta all’ascolto di ogni cuore come ci ha ricordato il card. Zuppi in apertura”.

Per Cleonice Morone di Teano-Calvi, quello vissuto e condiviso a Roma è stato il “Tempo di una Chiesa in Cammino guidata dallo Spirito per una nuova vita sinodale verso il Giubileo 2025”.  “Contemplare la strada già fatta, guardare l’orizzonte e continuare a camminare”, la speranza nelle parole di Carmelina Codella della Diocesi di Sessa Aurunca, “è il tempo della profezia! Regno che c’è e che viene! Profezie è testimonianza del Vangelo rigenerante e praticabile”.

Tra le consapevolezze emerse, di cui Zuppi fa memoria in conferenza stampa, quella di farsi Chiesa “al fianco della gente” e con questo impegno ha invitato a proseguire il cammino intrapreso che a marzo vedrà una nuova Assemblea con “sobria ebbrezza”. Sobrietà, ha spiegato, significa “avere tanta consapevolezza della nostra storia e della storia, senza protagonismo; significa sobrietà dall’amarezza che spesso spegne l’entusiasmo”. “Non dobbiamo aver paura di essere contenti, di portare gioia e di rimetterla in circolo: non abbiamo capito tutto, ma non dobbiamo scrivere un’enciclopedia”, la spiegazione del significato di “ebbrezza”.

Ascolto, dialogo e partecipazione: dal protagonismo dei Consigli pastorali al dialogo con il mondo laico (dai lavoratori alle istituzioni, alla cura delle ferite di quanti si aspettano una Chiesa che incarni quotidianamente il suo essere “Madre”: ciò che emerso dall’esperienza di questi tre anni, ora dovrà diventare forma strutturale delle Chiese in Italia. Pensare al dopo, pensare profeticamente dopo essere entrati nelle pieghe di una storia comune: “La profezia è la scelta di testimoniare integralmente il vangelo e la viva tradizione, abbracciandone tutti gli aspetti”, commenta don Ganluca Zanni della Diocesi di Teano-Calvi. “Nella vita del cristiano – aggiunge – la differenza sta nella capacità di declinare il Vangelo nella cultura in cui esso è chiamato a vivere, non in un contesto ideale astorico e atemporale”. Si guarda avanti pensandosi diversi e rinnovati, dunque: “La missione nello stile della prossimità” vive la logica della profondità più che la logica dell’estensione”, aggiunge Giusy Verrengia della Diocesi di Sessa Aurunca, “la cura della qualità più che la smania della quantità, il desiderio della relazione più che il rigore dell’organizzazione”. “Ancora una volta si materializza ai nostri occhi l’immagine della barca sui cui riposa Gesù: la Chiesa è quella barca tante volte dimentica della presenza del Maestro che la protegge dai flutti violenti del mare” conclude don Armando Visone di Alife-Caiazzo, “Come sempre è la sua voce, il suo richiamo, a ricordarci di non avere paura a proseguire la navigazione. Il vento dello Spirito soffierà sulle nostre vele permettendoci di giungere al porto della Salvezza”.

Un linguaggio meno “ecclesialese”, strutture interne snellite e funzionali renderanno la navigazione esperienza autentica di missione, di Chiesa in uscita e in relazione con il mondo: gli strumenti operativi che ormai chiaramente emergono come prospettiva futura.

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