Domenica 1 dicembre sarà la prima di Avvento e in tutte le Chiese come in molte case, accenderemo la candela della Corona di Avvento che insieme alle altre tre, accese nelle domeniche successive, accompagna l’attesa e simbolicamente illumina il cammino dei credenti in quel percorso narrato dalla Sacra Scrittura che conduce il popolo di Dio dalle tenebre alla luce: “Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!”, sarà l’invito del Vangelo di domenica prossima.
Ogni candela di Avvento, nelle chiese solitamente collocate accanto all’ambone o all’altare, ha un nome; ciascuna richiama un valore: tutte sono compagne di viaggio delle nostre comunità, delle vite di chi si lascia sorprendere e coinvolgere da questo tempo.
Quella della Corona di Avvento è una tradizione recente, di origine luterana (quindi di derivazione tedesca), comparsa con quasi certezza nel 1839 per la prima volta. In Italia è venuta consolidandosi negli anni della Seconda guerra mondiale trovando piena accoglienza per il suo alto valore simbolico e comunicativo; oggi, merito dei social, anche i dispositivi digitali ci accompagnano in questo percorso di luce: messaggi, immagini, video per tutto il tempo di Avvento “conteranno” con noi i giorni che ci avvicinano al Natale.
di Emilio Meola (da Clarus del 18 dicembre 2021)
La simbologia della Corona di Avvento
La sua forma circolare rimanda all’inizio e alla fine (alfa e omega), alla perfezione che è in Dio e che si manifesta nel suo amore infinito per l’uomo.
La corona è formata da rami di pino e abete, quindi vegetazione sempreverde, simbolo di speranza e vitalità; essa ci ricorda che nel cuore dell’inverno, quando la natura spegne i colori, ci sono piante che non appassiscono… simbolo appunto della speranza che cristiana che non muore mai.
Le candele sono solitamente rosse, colore tipico natalizio; in risposta invece al tempo liturgico si opta per la scelta del viola (come per i paramenti liturgici), ad eccezione della III domenica di Avvento in cui il cero è rosa, segno di gioia. Sui colori le scelte sono diventate molteplici: abbiamo visto infatti comparire diverse varianti come quella che sceglie per ciascuna candela un colore diverso, ma sempre più intenso e vivo… Qualcuno colloca sulla corona anche una quinta candela, Nel giorno di Natale, di colore bianco, simbolo della venuta di Cristo, purezza e luce del mondo.
I nomi delle candele
Hanno un nome le quattro candele, le si identifica infatti con la parola di Dio che accompagna la liturgia fino al Natale. La prima candela è detta “del Profeta“, poiché ricorda il profeta Michea, che aveva predetto che il Messia sarebbe nato a Betlemme e simboleggia la speranza.
La seconda candela è detta “di Betlemme“: essa ricorda la città in cui è nato il Messia, e simboleggia la salvezza che viene da Dio.
La terza candela è quella “dei pastori“, i primi che ricevettero l’annuncio degli angeli e corsero ad adorare Gesù: questa simboleggia la gioia, lo stupore di fronte alla meraviglia che Dio consegna all’umanità nel suo Figlio.
La quarta candela è detta “degli Angeli“, i primi ad annunciare al mondo la nascita del Salvatore. Simboleggia l’amore.
Il cammino della luce
Al di la del significato simbolico, è bello evidenziare il progressivo cammino della luce, che lentamente avanza e rischiara l’ambiente circostante. È il segno ma anche il simbolo del cammino cristiano: a mano a mano che ci si avvicina al Natale, la luce diventa sempre più vivace e anche i colori delle stesse candele si fanno più vivi e vibranti. Gesù, luce delle genti, viene per rischiarare il cammino del popolo. Così infatti recita il libro di Isaia di cui ascoltiamo un brano nella messa della notte di Natale: Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
La luce da sempre è segno di gioia, di festa, di vita. Il nostro cammino di avvento, ormai al suo ultimo tratto di strada, deve dunque essere caratterizzato da questa luce che ci permette di camminare spediti e sicuri, avendo la possibilità di rischiarare in noi stessi e nella vita quelle zone d’ombra che il male e il peccato rivestono di tenebre; ma essere anche noi luce per squarciare le tenebre intorno e nel cuore di chi attende un segno di gioia, di festa, di vita…
Non è un’occasione perduta se guardandoci indietro tutto questo rischiarare non ci ha toccato la vita (perché ci siamo ben nascosti e ancorati al buio) o perché non ci siamo resi luce per qualcun altro: non ci scoraggino i traguardi mancati, perché l’avvento, l’attesa, la festa dell’incontro con Cristo è tutti i giorni e lo sarà fino alla fine…
L’Avvento, quello vero, non andrà in soffitta insieme agli addobbi natalizi quando tra poche settimane riporremo tutto in ordine rimandando al prossimo anno migliori e più intense decorazioni.