Sono tornati! Gli Zampognari di Natale hanno ripreso il cammino tra città e paesi, chiese, manifestazioni pubbliche, feste private, raggiungendo anche Radio e Tv: il suono della zampogna, annuncio che il Natale è alle porte sta diventando un ritorno alle origini non solo per loro che – giovanissimi – hanno deciso di far rivivere questa tradizione, ma anche per chi decide di riscoprire il Natale nel suo significato più profondo.
Sono Raffaele Caruso 25 anni, e Amerigo Rega di 20; originari di Ailano, piccolo comune che come tanti del circondario condivide ancora una certa familiarità con la figura dello zampognaro, atteso e accolto, e ben noto anche tra giovanissimi e bambini. Entrambi sono studenti al Conservatorio di Musica “Lorenzo Perosi” di Campobasso; quindi, non solo passione la loro, o attaccamento alle radici, ma competenza, conoscenza della tradizione musicale e il valore della sua divulgazione.
Da qualche anno, prima di entrare nel vivo delle festività natalizie, percorrono centinaia di chilometri non per un’esibizione come tante ma preparare e riscaldare l’attesa di quel grande evento che i credenti celebrano ricordando la nascita di Gesù a Betlemme. Suoni antichi ed aspri quelli della zampogna e della ciaramella, un tempo esclusiva passione dei pastori avvolti in caldi abiti di lana e nappa; suoni che per lunghi minuti non trovano pausa né silenzi tanta è l’aria che gli zampognari hanno dato agli strumenti che lentamente comprimono sprigionando le nenie natalizie narranti una verità essenziale, ripulita dai suoni e dalle parole di troppo dei jingle moderni. “La passione per la zampogna nasce per portare questa antica tradizione in giro e divulgarla tra le nuove generazioni” spiegano Raffaele ed Amerigo pensando a chi, giovane come loro, non conosce questa esperienza musicale; “ma anche dalla volontà di presentare la figura dello zampognaro un tempo molto più frequente nei nostri paesi rispetto ad oggi. Perché lasciare che una così ricca tradizione e la storia vadano perdute?”. Il pensiero va alle radici più antiche che riannodano il presente alle vicende degli abitanti del Matese o dell’Appennino centrale in cammino con le greggi lungo i tratturi nelle due stagioni dell’anno in cui la montagna o la pianura erano congeniali al pascolo, scandendo per decine di famiglie i ritmi estate-inverno. Un lento cammino accompagnato anche dal suono della zampogna – o come nella tradizione più antica, da altri strumenti a fiato – consacrato poi suono del Natale quando quegli stessi pastori portarono nelle città la melodia passando di casa in casa, rinfocolando la pietà popolare in attesa di Gesù Bambino; e la città di Napoli ne sarà l’emblema a partire dalla metà ‘700 in particolare dopo la composizione di Tu scendi dalle stelle e Quanno nascette Ninno scritte da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ispirato appunto dalle antiche nenie dei pastori.
“In giro non c’è più lo spirito natalizio di una volta”, raccontano gli Zampognari di Natale, “un po’ come se una coltre gelida si sia posata sull’attesa del sacro evento e sul suo valore più autentico”, ma loro si ritengono fortunati protagonisti di una inversione di tendenza promossa sì, dalla loro iniziativa, ma anche sospinta da chi tenta in ogni modo di recuperare il senso di questa festa anche attraverso nuove installazioni presepiali: note di speranza nell’aria, note scarne e semplici, come essenziale fu la venuta del Principe della Pace il cui messaggio non ha smesso di parlare agli uomini ed arricchirli di valori in ogni stagione della Storia. “Suonare e portare l’anima degli zampognari in giro ci permette di vivere il ‘nostro’ Natale in maniera intensa, ma sapere di contribuire per riportare lo spirito natalizio in chi se n’è allontanato ci fa crescere”, continua il loro racconto.
La sorpresa e la fede sul cammino di Raffaele e Amerigo; l’esperienza di questi ultimi anni in giro per l’Italia si carica di sfumature diverse a seconda della sensibilità dei loro interlocutori: “La reazione del pubblico è quasi sempre di sorpresa di fronte ai nostri abiti e al suono degli strumenti soprattutto per chi non ha mai visto uno zampognaro; ma tra coloro che invece ben conoscono questa storia, ci sono tanti che al vederci si commuovono e si segnano con la croce: sanno che le zampogne annunciano la buona novella che Cristo è venuto e tornerà, che il Bambinello abbraccia ed ama ogni uomo”. Una breve pausa per i due giovani matesini sia dal percorso di studio della musica sia da quello prettamente lavorativo tra le fila del Pluripremiato Gran Concerto Bandistico Città di Ailano, accreditata ensemble nota in tutta. Ma di sicuro la loro esperienza natalizia, pur trattandosi di una qualificata parentesi professionale, sfiora la missione di essere pellegrini che annunciano il Bene. Alla vigilia del Giubileo della Speranza anche il loro cammino è destinato ad aprire porte nel cuore di chi è rimasto solo sulla soglia del Natale e stenta ad entrarci.
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