Noemi Riccitelli – Una storia avvincente che ha segnato l’immaginario di una generazione di bambini: Il re leone usciva in sala nel 1994 e da allora è uno dei classici di riferimento di casa Disney.
Seguito dal Re Leone II – Il regno di Simba, nel 1998, la storia dei felini re della savana è tra gli storici racconti ripresi di recente e coinvolti nel discusso passaggio dall’animazione al live-action.
Così, dopo l’omonimo film del 2019 diretto da Jon Favreau, ecco che dal 19 dicembre è disponibile al cinema Mufasa. Il re leone, con la regia del premio Oscar Barry Jenkins.
Il film racconta le origini di Mufasa, padre di Simba, dalla sua infanzia fino al percorso che lo ha condotto a diventare re.
In Africa, nelle Terre del Branco, Simba (Marco Mengoni) e Nala (Elisa), giovani nuovi sovrani, affidano la loro primogenita Kiara (Emma Cecile Rigonat) ai fidati amici di sempre Timon (Edoardo Leo), Pumbaa (Stefano Fresi) e Rafiki (Toni Garrani), i quali raccontano alla giovane principessa la storia e le gesta di suo nonno Mufasa (Luca Marinelli).
Quest’ultimo, infatti, a seguito di un incidente, è cresciuto come orfano all’interno di un branco di leoni che lo ha accolto, crescendo insieme al cucciolo Taka (Alberto Boubakar Malanchino).
In una veste grafica rinnovata, minuziosa, che fa di ogni sequenza, specie quelle paesaggistiche, un’esperienza sensoriale unica, in Mufasa. Il re leone si riuniscono i personaggi che il pubblico ha amato, con un ulteriore insight che porta questa “origin story” ancora più in profondità: la storia di Mufasa, infatti, si snoda tra ascendenze quasi bibliche (il salvataggio tra le acque, il legame di amore/odio con il fratello adottivo Taka, ricorda molto la vicenda di Mosè) e ispirazioni politiche (Mufasa ha tutte le caratteristiche del vero leader, giusto e carismatico, in grado di far cambiare idea persino ai nemici e di coinvolgere con entusiasmo chi lo ascolta).
Dunque, il film di Barry Jenkins, in questo senso, funziona meglio rispetto al precedente live-action, aggiungendo un proprio senso al nucleo narrativo già noto.
Tra un flashback e l’altro, la storia si lascia seguire, e riguardo l’utilizzo, inevitabile, della CGI, c’è da sottolineare come l’espressività dei personaggi risulti più penetrante e viva, rispetto alla pellicola del 2019.
Tuttavia, la sensazione che trasmettono questi rifacimenti iperrealistici di film animati, soprattutto quelli che coinvolgono animali e simili, è quella di percepire, in ogni caso, una sottrazione in termini di spessore, psicologia ed emozione dei protagonisti.
Di pregio la colonna sonora, curata da Lin-Manuel Miranda e Pharell Williams, per la quale sono stati coinvolti numerosi e diversi artisti, tra cui Beyoncé, che insieme alla figlia Blue Ivy, ha fatto parte anche del doppiaggio originale del film.
Invece, per il doppiaggio italiano, un brillante cast che coinvolge l’attore Luca Marinelli, Alberto Boubakar Malanchino e la cantante Elodie nel ruolo di Sarabi.
Mufasa. Il re leone rappresenta, senza dubbio, una bella storia che ben si adatta al clima festivo, familiare del periodo di uscita in sala, ma sotto il profilo più propriamente cinematografico, a parte la firma d’autore e le maestranze tecniche, non aggiunge nulla di più alla storica tradizione di Disney che, anzi, appare un po’ opaca negli ultimi tempi.