Un evento dedicato ad Orazio Michi, virtuoso dell’arpa e compositore della Scuola Romana all’inizio del 1600; organizzazione a cura dell’assessorato alla Cultura del Comune di Alife nell’ottica di valorizzazione dei personaggi illustri di origine alifana, che arricchisce il calendario degli eventi natalizi. Il prossimo 3 gennaio nel salone parrocchiale di Santa Caterina alle 18.30 si terrà il concerto-convegno dedicato a questa figura con l’esecuzione di alcuni suoi brani trascritti dagli originali dal musicologo Antonio Bellone, che in questo caso ne affida l’esecuzione a professionisti esperti di cultura barocca del conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza (dettagli sui musicisti).
Regista della riscoperta e dello studio di Orazio Michi, è appunto Bellone, oggi docente di Storia della Musica al Liceo musicale “G. Galilei” di Piedimonte Matese a cui va il merito di aver trascritto e adattato alcuni componimenti del virtuoso alifano e fatto dono delle nuove partiture alla Biblioteca comunale di Alife; e presto alle biblioteche San Tommaso d’Aquino della Diocesi di Alife-Caiazzo e Aurora Sanseverino della Città di Piedimonte Matese. Interpretando l’arte di Michi, che unisce conoscenze musicali, letterarie e artistiche della Roma barocca dove vive fino alla morte avvenuta all’età di 46 anni e attingendo alle memorie del tempo che ne decantano le capacità e i virtuosismi all’arpa, Bellone compie un fine e coraggioso recupero della sua opera, osando la trascrizione di suoni e parole originali sulla base della musica moderna in cui note e sillabazione producono l’effetto musicale familiare all’orecchio dei contemporanei. “Un lavoro”, spiega il musicologo Bellone “che non tradisce i contenuti di partenza, ma sulla scorta di adeguati studi storici, musicali, ed estetici, ci restituisce una musica che altrimenti sarebbe perduta, e la consapevolezza dei virtuosismi di Orazio Michi all’arpa e all’arpa doppia”. La missione di Bellone è tra i giovani delle Scuole superiori dove ha insegnato fino ad oggi: Sessa Aurunca, Mondragone, Capua e Piedimonte Matese “dove mi sono sempre speso per raccontare il valore e il primato di artisti originari di queste terre, dimostrando ai giovani che non si nasce in territori preclusi da possibilità di crescita umana e professionale”; continua il docente matesino, sottolineando l’importanza “di creare consapevolezza nelle giovani generazioni e attaccamento ai valori universali che hanno ispirato gli uomini del passato e ancora ispirano loro, come l’amore e la dolcezza che possiamo esprimere con musica e parole”.
Il bagaglio esperienziale di Bellone, in questo caso esce dalle aule scolastiche e incontra il territorio: la musica di Orazio Michi, a partire dall’evento del 3 gennaio, diventerà un po’ di tutti e a piccole dosi, come spiega ancora il musicologo, “troverà posto nella cultura e nel sentimento locali attraverso una serie di proposte che verranno di volta in volta consegnate alle comunità locali”. Fuori dalla logica dell’evento che accende e spegne i riflettori su un nome o un avvenimento, le intenzioni sono quelle di creare mentalità e normalizzare sul territorio la conoscenza del virtuoso dell’arpa che i cronisti del suo tempo e quelli successivi celebrarono come tra i migliori ed unici.
Orazio Michi, la vita e l’arte
Orazio Michi nasce ad Alife nel 1595; si trasferisce a Roma dove dal 1613 – e come per le usanze del tempo – mette la propria arte al servizio del Cardinale Alessandro Damasceni Peretti Montalto per via dei contatti che la famiglia del porporato avesse sui territori di Venafro e quindi anche di Alife. I suoi testi, quelli di cui si è in possesso, richiamano quasi tutti esperienze d’amore: quello incompreso, quello celebrato ed esaltato, quello che strugge il cuore come dimostrano i suoi rimandi alla Gerusalemme liberata di Tasso la cui opera, il nostro musicista, ebbe modo di conoscere agli inizi della sua larga diffusione. Non mancano componimenti, in forma ridotta, di tipo spirituale che ci restituiscono anche un altro spaccato della vita di Orazio Michi, quello legato agli ambienti di San Filippo Neri, animatore della Chiesa di Roma agli inizi del 1600 e alla chiesa di Santa Maria in Vallicella dove il Santo operò e dove anche il musicista di origine alifana portò la sua arte e venne seppellito dopo la morte. Canzonette, arie, madrigali contraddistinguono la produzione di Michi in cui la parola, quasi discorsiva sulla note, assume un ruolo dominante per la forza dei contenuti; continui cambi di registro, passando da spazi ariosi a formule più celeri fanno di Michi il musicista ‘nuovo’ a cui si deve il merito di superare schemi conosciuti e collaudati.
Lui e l’altro che dopo due secoli nascerà da Alife, Alessandro Vessella che fu direttore dalla Banda municipale di Roma per quarant’anni e promotore della musica sinfonica per gli strumenti bandistici, oggi raccontano come talenti e sogni possano nascere anche lontano dai riflettori, ma germinare nei contesti in cui il buon valore della cultura è sotteso alla vita come fondamento delle famiglie.