Con la celebrazione di questo pomeriggio ad Alife (28 dicembre) con inizio alle 18.00 in Piazza Santa Caterina, il vescovo Giacomo Cirulli darà inizio al Giubileo nella Diocesi di Alife-Caiazzo; seguiranno identiche celebrazioni anche nelle Cattedrali di Teano e Sessa Aurunca domenica 29 dicembre che apriranno i giubilei in quelle Diocesi guidate dallo stesso Pastore. Per la Chiesa di Alife-Caiazzo, la seconda chiesa giubilare, quella con il privilegio di essere luogo per le indulgenze è il santuario di Santa Maria Occorrevole su Monte Muto. Per la Diocesi di Teano sarà seconda chiesa giubilare il santuario di Santa Maria dei Lattani a Roccamonfina; per la Diocesi di Sessa Aurunca, oltre alla cattedrale saranno chiese giubilari Santa Maria Incaldana in Mondragone e Santa Maria della Libera in Carano di Sessa.
Ma di che evento si tratta? E quale significato storico racchiude? E per l’uomo di oggi, in un tempo dilaniato da guerre e sfiducia, cosa rappresenta questa festa? “Giubileo” rimanda ad un anno particolare: la stessa parola deriverebbe dallo strumento utilizzato per indicarne l’inizio, lo yobel, il corno di montone, il cui suono nella tradizione ebraica annuncia il Giorno dell’Espiazione (Yom Kippur). Una festa che ricorre ogni anno, ma assume un significato particolare quando coincide con l’inizio dell’anno giubilare. La Bibbia ci svela le tracce degli antichi giubilei spiegandoci cosa accadesse per gli uomini: doveva essere convocato ogni 50 anni, poiché era l’anno ‘in più’, da vivere ogni sette settimane di anni come indicato nel libro del Levitico (“Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia” cfr. 25,8-13). Una proposta complessa, da accogliere e da vivere, ma rappresentava l’occasione per ristabilire un legame autentico nei confronti di Dio, tra le persone e con la creazione; esso comportava la remissione dei debiti, la restituzione dei terreni alienati e il riposo della terra.
Il nuovo testamento ripropone “l’anno di grazia del Signore” attraverso le parole di Gesù nel vangelo di Luca (Lc 4,18-19) in cui egli stesso cita il profeta antico, Isaia: torna nel messaggio nuovo la proposta di un tempo che cambia, che libera, che apre ad un nuovo incontro con Dio e ad un nuovo cammino nella vita: quello che oggi rappresenta il Giubileo nella proposta di una Chiesa che per nulla estranea al mondo, offre ai credenti una visione sulla speranza; l’invito ad entrare in se stessi per ritornare nel mondo con una ragione di speranza, con uno stile e una visione nuova, una proposta di bene per il mondo che solo l’incontro con Dio ristabilisce nel cuore del credente.
Apertura, visione, incontro… parole che riportano all’immagine della Porta Santa, simbolo centrale del Giubileo, segno del passaggio dal peccato alla grazia che si compie non senza un percorso interiore di fede e scelte sincere di carità e prossimità, anche verso se stessi (come la proposta di Papa Francesco di rinunciare all’uso dei social per fare spazio all’essenziale; ed è una delle tante che emergeranno in questo anno).
La prima porta Santa della Storia, fu quella della Basilica di Collemaggio per il Giubileo indetto da Papa Celestino V. Siamo nel 1294 quando con la “Bolla del perdono” il Papa concesse l’indulgenza plenaria a chiunque pentito e confessato avesse attraversato quella soglia tra il 28 e il 29 agosto; un rito che torna a ripetersi e che ha visto i Papi di ogni epoca ricordarne il valore. Fu l’antefatto, una proposta che poi, nel 1300 con Bonifacio VIII assunse il valore di scelta per la Chiesa, di un progetto spirituale che non avrebbe avuto più interruzioni. Venne il tempo dell’Anno Santo, così chiamato fino ad oggi perché in esso si sperimenta la santità di Dio che trasforma l’uomo. È cambiata la cadenza, e in parte i riti, come pure ad ogni ricorrenza la proposta della Chiesa si arricchisce di linguaggi e forme capaci di raccontare all’uomo di ogni epoca il significato.
All’inizio il Giubileo era ogni 100 anni; poi nel 1343 con il papa Clemente VI si riduce a 50 anni; nel 1470 Paolo II fissa la cadenza a 25 anni. Alle date ormai canoniche si affiancano giubilei “straordinari” come quello del 1933 in cui il papa Pio XI volle ricordare l’anniversario della Redenzione (che la Chiesa celebrerà nuovamente in forma straordinaria nel 2033); quello del 1983 in cui Giovanni Paolo II decise di celebrare il 1950esimo anniversario della morte e risurrezione di Gesù; poi un altro nel 2015 quando papa Francesco ha indetto l’Anno della Misericordia.