Nel mese di gennaio dedicato alla riflessione sulle pace pubblichiamo l’intervista al Tenente Colonnello Francesco Zitiello (OF4 – ITA ARMY), in missione in Somalia nell’ambito dei progetti delle Nazioni Unite per la stabilità e la pace nel Corno d’Africa.
Di che Paese parliamo? Quale la sua fotografia attuale? Che ruolo svolge l’Esercito italiano e cosa contraddistingue i militari del nostro Paese?
A curare i contatti e l’intervista, Annamaria Gregorio direttore dell’Ufficio Missionario della Diocesi di Alife-Caiazzo che nel 2008 (allora vicedirettore della Caritas) conosceva Zitiello in occasione di un viaggio in Libano presso una missione Unifil, dove si recava la Caritas diocesana per dare concretezza ad un progetto di sostegno alle popolazioni locali (leggi lo speciale di Clarus 2008). Il legame coltivato nel tempo, oggi ci permette di raggiungere il militare nel Corno d’Africa nel suo nuovo ruolo di Comandante dell’ IT-National Support Element – National Contingent Command di EUTM in Somalia.
Comandante ci presenti la Somalia oggi; una fotografia del martoriato paese Africano…
La Somalia è una Repubblica federale con una popolazione stimata in circa 19 milioni di abitanti, suddivisa in gruppi etnici dalla struttura totalmente basata sull’appartenenza clanica:il clan rappresenta l’unità sociale in cui, virtualmente, tutti i membri condividono la stessa linea di parentela che li lega, in via patrilineare, ad un unico antenato.
I clan dei Darod, Hawiye, Isaaq e Dir sono considerati nobili, in riferimento alla credenza popolare che siano i diretti discendenti del capostipite Samaal e della famiglia del profeta Maometto. Somalo e arabo sono le lingue maggiormente diffuse, ma, per ragioni storiche, si parla anche l’italiano e l’inglese. La Somalia non gode di grandi ricchezze minerarie ed il piccolo settore industriale è spesso soggetto a malfunzionamenti tecnici o anche a soprusi: le strutture vengono danneggiate e i macchinari ed i prodotti rubati. È l’agricoltura (banane, canna da zucchero, riso, cotone, ortaggi, pompelmi, mango e papaia) il settore più importante ed il bestiame (pastorizia nomade di capre, pecore, cammelli e bovini) rappresenta circa il 40% del PIL e più del 50% delle esportazioni dello Stato. Dopo il colpo di Stato del 1991 le attività bancarie formali sono state fortemente ostacolate e la valuta del Paese, lo scellino somalo, si sta deprezzando da anni, portando ad un aumento di valute regionali o contraffatte.
Per darvi un’idea della povertà assoluta che attanaglia questa terra vi fornisco semplicemente due dati: il PIL pro-capite annuale per ogni cittadino è di $ 757 a fronte dei $ 33.374 in Italia ed il debito della nazione è stimato a circa l’80% del PIL, considerando la sua quasi totale dipendenza da finanziamenti da Paesi stranieri (oltre il 90% della sua fornitura di grano, ad esempio, proviene dalla Russia e dall’Ucraina). Qualche nota positiva in un mare di problemi: il 6 giugno 2024, dopo oltre 50 anni la Somalia è tornata a far parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre l’anno precedente c’era stato un altro importante riconoscimento internazionale ovvero il suo ingresso nella Comunità dell’Africa Orientale (EAC) e la conseguente cancellazione, da parte del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale di oltre 4,5 miliardi di dollari di debiti.
In questo contesto quale ruolo svolge l’Esercito Italiano?
Mi corre l’obbligo di un’ulteriore premessa: allo Stato federale si contrappone da anni una matrice antagonista, un gruppo terroristico che prende il nome di Al-Shabaab (AS) che tradotto letteralmente significa “la Gioventù”. È un gruppo militare legato ad Al-Qaeda i cui principali obiettivi sono: la creazione di uno Stato islamico-fondamentalista in Somalia, l’istituzione della sharia come legge dello Stato, la cacciata dei soldati stranieri dalla Somalia ed il rovesciamento del Governo.
Il nostro Esercito contribuisce quale partner della Comunità Internazionale per la stabilizzazione del Corno d’Africa alla missione militare per l’addestramento delle Forze di sicurezza somale denominata “European Union Training Mission to contribute to the training of Somali National Security Forces – EUTM Somalia”.
Il Comando Missione dal 20 dicembre 2013 è situato nell’Aeroporto Internazionale Aden Adde di Mogadiscio presso l’International Campus. Dal 15 febbraio 2014 la posizione di Mission Force Commander è stata assegnata all’Italia. Attualmente la consistenza massima annuale autorizzata per il contingente nazionale impiegato nella missione è di 148 militari, impiegati in vari ambiti, da quello principale dell’addestramento delle Forze Armate locali, alla sicurezza dei movimenti del contingente, dal supporto logistico e amministrativo a quello di staff del Comandante.
I militari Italiani, inoltre, sono presenti con l’operazione EU NAVFOR SOMALIA “ATALANTA” volta a contrastare la pirateria. Questa missione è nata nel 2008 in risposta agli attacchi ripetuti dei pirati somali contro le navi del World Food Programme (WFP) dell’ONU: un insieme di forze navali internazionali che contribuiscono alla sicurezza nell’Oceano Indiano. Infine, la terza missione in cui l’Italia è impegnata è EUCAP NESTOR: la missione è focalizzata sul capacity building e sulla sicurezza dei porti di Mogadiscio, Kismayo, Berbera e Bosaso.
Il sottoscritto quale Comandante del Contingente Nazionale ha alle dipendenze un Comando per il supporto, una Compagnia di Fanteria per la Force Protection ed una componente prettamente Italiana costituita dal Cappellano, il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione e la Polizia Militare. Ho avuto modo di coordinare attività di cooperazione civile militare a favore delle fasce deboli della popolazione locale: nel 2024 sono stati sviluppati 26 Quick Impact Projects a favore dei distretti della città di Mogadiscio e della Regione del Banadir; alcuni progetti hanno alleviato le sofferenze di 500 famiglie prive anche dei generi alimentari basilari, alcune strutture sanitarie sono state dotate di attrezzature diagnostiche per cure gratuite a favore dei bisognosi, molti giovani hanno svolto corsi di formazione in diverse materie per l’expertise necessaria all’avvio nel mondo del lavoro.
Quale rapporto con la popolazione del luogo?
I rapporti bilaterali tra Italia e Somalia hanno radici storiche profonde, che si traducono non solo in una fitta rete di legami e relazioni istituzionali, ma anche in numerosi scambi che avvengono tra le rispettive società civili, università, enti nel settore privato. Tale contesto, in continua evoluzione, vede l’Italia (con l’Ambasciata, riaperta nel 2014, unica dell’Unione Europea operativa a Mogadiscio) impegnata a facilitare e rafforzare le relazioni in tutti gli ambiti, sviluppatesi nel corso di una lunga storia comune e che ancora oggi, nonostante la chiusura creata dai lunghi anni di guerra civile, traggono forza ed intensità da un sincero spirito di fraterno riconoscimento.
Le radici storiche risalgono al 1950 quando le Nazioni Unite affidarono al Governo Italiano l’Amministrazione fiduciaria della Somalia (AFIS), con l’obiettivo di guidare gradualmente l’ex colonia all’indipendenza creando la sua classe dirigente ed un sistema democratico: unico caso di amministrazione fiduciaria assegnata ad una nazione sconfitta nella seconda guerra mondiale. Al termine di questo periodo, la politica somala, inizialmente diffidente, ha mutato negli anni radicalmente il proprio giudizio sull’Italia e lo stesso Presidente somalo, Mr. Hassan Sheikh Mohamud, a Gennaio 2024 nel vertice Italia – Africa ha potuto dichiarare che “non esiste un solo Paese al mondo che non conosca la Somalia quanto la conosce l’Italia, per questo auspichiamo che si torni ad avere un rapporto “uno ad uno” tra il popolo somalo e quello italiano”.
Con la popolazione locale, le Autorità ed i Dirigenti dello Stato, i rapporti sono di eccellente collaborazione: io stesso ho incontri quotidiani ed un dialogo costruttivo con i rispettivi omologhi della società somala e, per citare solo un esempio, durante la celebrazione di festività italiane o ricorrenze somale, la partecipazione sentita da entrambe le parti si svolge in un clima sereno e di reciproco rispetto.
Cosa porta l’Italia, e in particolare il soldato italiano nelle missioni di Pace? Quale forza li contraddistingue?
Il nostro impegno nelle missioni di pace è naturalmente coerente con la scelta multilateralista della nostra politica estera nella convinzione che le Nazioni Unite, grazie alla loro vocazione universale, svolgano un insostituibile ruolo a sostegno della stabilizzazione di numerose aree di crisi. L’Italia è il primo fornitore, in termini di personale militare e di polizia altamente qualificato, tra i Paesi occidentali e dell’Unione europea alle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite.
L’Italia è, inoltre, il settimo contributore al bilancio del peacekeeping ONU. La nostra partecipazione alle missioni è particolarmente apprezzata e rappresenta un vero e proprio modello, soprattutto grazie alla capacità di dialogo dei nostri contingenti con le popolazioni locali e alla complementarietà dimostrata tra dimensione civile e militare nelle operazioni di stabilizzazione e mantenimento della pace.
Il soldato italiano è cordiale, comunicativo, collaborativo e non ha problemi ad interagire con persone di culture ed usanze diverse dalle proprie: una disponibilità all’incontro ed un’apertura che non inficiano minimamente l’orgoglio per la propria identità nazionale, ben presente nel Contingente Italiano e nel simbolo che più di ogni altro ne connota il senso d’appartenenza: la bandiera, inossidabile indicatore di uno stile tutto italiano di vivere ed interpretare la militarietà.
Nonostante gli accordi, le risoluzioni o altre forme giuridiche dalle quali scaturiscono le missioni internazionali, le quali prevedono per i contingenti militari compiti ben precisi, definiti da formule quali “assicurare che gli accordi di pace vengano rispettati”, oppure “consentire la libera circolazione nei territori”, i soldati italiani cercano di interpretare in maniera del tutto peculiare gli obiettivi formalmente sanciti dalla comunità politica internazionale.
Nella visione del militare italiano, “ritorno alla pace” significa innanzitutto un reale miglioramento delle condizioni di vita di coloro che sono le vittime più deboli dei conflitti, soprattutto donne, bambini, anziani e malati. Se gli obiettivi della missione sono key factors, ciò che distingue il militare italiano è, poi, l’impegno fattivo nell’opera di ricostruzione e di protezione civile, l’assistenza sanitaria prestata alla popolazione a titolo gratuito: i soldati italiani sanno riconoscere dove si nasconde l’autore della minaccia e sanno agire con forza per neutralizzarla, ma sempre nel pieno rispetto e nella salvaguardia della popolazione locale.
Ci faccia qualche esempio…
Il rapporto che i militari italiani instaurano, ad esempio, con i bambini, va ben oltre il dovere istituzionale dei compiti previsti dalla missione: cercano di dare ai bambini un conforto che non è solo materiale, ma anche e soprattutto affettivo e psicologico. Numerose sono state le occasioni nelle quali si sono visti soldati italiani con bambini in braccio: si tratta il più delle volte di bambini soli, oppure in compagnia delle madri o di uomini troppo anziani che non possono essere i loro padri naturali.
I soldati italiani a volte sopperiscono questa mancanza; svolgono per pochi minuti questo ruolo paterno, donando ai bambini un momento di serenità, permettendo loro di sorridere. Il rapporto con i bambini è un compito istituzionalmente non richiesto, che i nostri ragazzi svolgono con trasporto e volentieri. I bambini non hanno colpa, sono solo le vittime della guerra: le missioni di pace servono anche ad alleviare le sofferenze di queste vittime innocenti.
Come vivrà con il Suo contingente le prossime feste? Il suo augurio per il futuro… (l’intervista essendo stata curata prima del periodo natalizio ha previso questa domanda; l’autorizzazione alla pubblicazione è arrivata successivamente, ndr)
I militari italiani del contingente nazionale per le prossime feste a Mogadiscio avranno per il Santo Natale ed il Capodanno una giornata libera da impegni di carattere operativo, alcuni saranno di servizio per le attività imprescindibili in prontezza. Nel locale refettorio sarà servito un pranzo natalizio internazionale e nelle serate precedenti le feste stiamo organizzando alcune attività ludiche per vivere in comunione il momento. Lo spirito sarà partecipe nelle celebrazioni che il Cappellano Militare sta organizzando con il fattivo contributo dei contingenti internazionali presenti nel compound.
L’augurio che formulo ai cittadini Somali è quello di un futuro prospero senza più guerre, la possibilità di una vita semplice ma senza paura. Estendo agli Italiani da questa terra ricca di emozioni l’augurio di un Buon Natale e Sereno Anno Nuovo da tutti i concittadini in armi in Somalia.