L’Angelo della morte e il Cavaliere bianco è la mostra allestita nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Occasione per “raccontare” la morte e il dolore attraverso l’arte, la liturgia, la medicina moderna
La Redazione – In occasione della festa di San Marcellino prete e martire, patrono della città di Piedimonte, la parrocchia di Santa Maria Maggiore nella cui chiesa omonima sono custodite le reliquie del Santo, ha proposto nuovamente ai fedeli il percorso Arte e Liturgia. Lo scorso anno, attraverso una mostra dei paramenti liturgici antichi custoditi dalla Parrocchia, fu facile entrare nel mistero della fede attraverso l’arte come strada verso il sublime, verso il trascendente. Quest’anno la riflessione ha tratto spunto dal tema del martirio, della morte, del sacrificio di sè.
La mostra espositiva allestita presso la Basilica, L’Angelo della morte e il Cavaliere bianco, si ispira al Libro dell’Apocalisse e quest’anno riflette sui temi del dolore, della morte, del sacrificio e delle emozioni che essi recano all’uomo. Nelle cappelle laterali sono esposti in questi giorni gli arredi funebri delle confraternite della città, risalenti alla fine dell’800 e ai primi del ‘900. Trame, tessuti, colori, decori: tutto riconduce all’unico tema del passaggio dalla vita alla morte cercando di conferire dignità e rispetto a questo momento della vita.
Ad accendere i riflettori sulla mostra è stato il convegno di sabato sera, organizzato in collaborazione con il Meic della diocesi di Alife-Caiazzo, dove hanno trovato spazio più voci, quelle della storia, del racconto, della scienza, della fede. Don Cesare Tescione, parroco di Santa Maria Maggiore, ha introdotto i lavori: “La morte è parte del percorso della vita. Essa va accolta con fede, ma anche con ragione, con consapevolezza di ciò che essa è veramente”. Voci del convegno sono state quelle di Bernardo Di Matteo, medico anestesista, specializzato in terapia del dolore e di Luigi Arrigo direttore della Biblioteca Diocesana San Tommaso D’Aquino. Il primo ha condotto i presenti in un ideale percorso attraverso le fasi di quei mali che nel loro decorso “impongono” – secondo gli aggiornamenti che la moderna medicina pone in campo – terapie del dolore e ove necessario, cure palliative. Due dinamiche che necessitano una precisa conoscenza del male di cui un paziente può soffrire e con esso i risvolti che l’esperienza del dolore riflette sulla sua vita e quella dei familiari. “La società moderna fugge il concetto di morte – ha spiegato Di Matteo – seppur essa sia parte della vita umana e sia quanto mai necessaria a preservare la specie. La percezione del dolore difatti permette all’uomo di sottrarsi e riguardarsi da particolari forme di pericolo anche mortale”. Di qui una ampia digressione sul concetto di dolore quale esperienza globale dell’individuo che soffre: aspetto somatico, psicologico, reale, cronico. Tutto è parte di un processo da conoscere e curare diversamente a seconda dei casi e della tolleranza di chi vive tale esperienza. In merito le cure palliative, quelle che accompagnano il dolore fino alla morte, rappresentano il “mantello”, la premurosa vicinanza ai bisogni e ai sogni, e alla progettualità – legittima – dell’ammalato e della sua famiglia da parte dei medici, ma in modo particolare della rete sociale da attivare sul territorio e che nella nostra zona risente di forti carenze.
E’ la rete sociale, quella del mutuo soccorso che – seppur sotto forme diverse – viveva la città di Piedimonte attraverso il servizio delle Confraternite alla fine dell’800. L’intervento di Luigi Arrigo ha sintetizzato la storia di una città che gravitava intorno all’esperienza di queste grandi famiglie, dove “il bisogno, le necessità dei poveri – ha spiegato Arrigo – erano curate in tutti i loro aspetti dalla Confraternita così come le malattie, la sepoltura e il decoro delle tombe perchè il passaggio all’aldilà avvenisse in maniera degna dell’incontro con il Signore”. Forme di carità assolute e dedicate. L’arredo sacro esposto nella Basilica di Santa Maria Maggiore è la perfetta sintesi di uno degli aspetti della vita delle Confraternite. Proprio in merito al ruolo assistenziale e sociale svolto dalle Confraternite nei secoli passati, Arrigo ha ricordato ai presenti che l’antico ospedale di Ave Gratia Plena, sito in quella che oggi è via Angelo Scorciarini Coppola, fu opera di una confraternita legata al quartiere dell’Annunziata, o ancora, le banche quali casse di prestito per chi era nel bisogno, nascevano in seno a queste organizzazioni laicali per evitare che i poveri divenissero facilmente vittime dell’usura.
Ancora una volta da un’iniziativa della Basilica di Santa Maria Maggiore, lo spettatore, il fedele, il semplice curioso o l’appassionato di arte o storia, ricevono un momento di approfondimento che è sintesi di arte e fede, ma in particolare approfondimento antropologico e teologico dai contenuti realistici e moderni pur attingendo al passato quanto alla fede, in una prospettiva tutta incentrata sull’uomo moderno. Il Comitato Festeggiamenti in Onore di San Marcellino e il parroco don Cesare Tescione danno appuntamento all’evento in programma mercoledì 29 maggio alle ore 20.30 presso Piazza S.Maria La Vecchia dove sarà inaugurato un monumento in ricordo dei più importanti avvenimenti che nella storia si legarono alla Basilica come l’ordinazione sacerdotale di San Giovan Giuseppe della Croce.